DATI DEL MINISTERO SANITA’ SOTTOVALUTANO SITUAZIONE, CREDO
LIVORNO. Ci pensa da un po’ di tempo, il dottor Spartaco Sani, primario del reparto di Malattie Infettive all’ospedale di Livorno. È vero che il ceppo “toscano” della meningite si è manifestato per la prima volta a Livorno, quattro anni fa. O comunque un ceppo molto simile: meningococco C, sottotipo St11, aggressivo, capace di scatenare setticemie, infezioni del sangue gravissime, causare amputazione, avere una mortalità elevata. Ma non lo convince la tesi che Livorno sia la porta di ingresso dell’epidemia in Toscana. Per varie ragioni, ma una in particolare: «Il batterio di scatena a oltre due anni di distanza? E per due anni resta silente?».
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Sani non vuole imporre la propria tesi. Propone una chiave di lettura alternativa a un fenomeno che nessuno, ancora in Italia, è riuscito a spiegare «perché si manifesta con modalità che smentiscono, spesso, le conoscenze che in materia di meningite abbiamo avuto finora, perfino in termini di popolazione colpita (pazienti adulti e anziani) e di portatori sani», ammette Sani.
Dottor Sani, da dove nasce la tesi secondo la quale in Toscana l’attuale forma aggressiva di meningite batterica sarebbe partita da Livorno?
«Nasce da un fatto di cronaca, inconfutabile. Il 7 ottobre 2012 al porto di Livorno attracca una nave da crociera…, in arrivo da Napoli. Intorno alle 13 in ospedale arriva in primo paziente. Alle 17,30 i ricoveri sono quattro: 2 indonesiani, 1 brasiliano e 1 italiano, originario della Campania. Sono tutti addetti di cucina»
Gerry da pilotina blog
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