In un’operazione di vasta portata, le autorità fiscali italiane hanno smascherato una maxi frode da oltre mezzo miliardo di euro, orchestrata attraverso un complesso sistema di società fittizie e prestanome operanti in tutta Europa e perfino a Dubai. Il colossale raggiro, che ha coinvolto ben 400 società, svela un nuovo inquietante capitolo della criminalità organizzata in cui spiccano figure legate sia alla mafia sia alla camorra. Tra le città coinvolte nell’inchiesta emerge anche Noli, piccolo centro della Liguria, insieme ad altre località della regione.
L’indagine ha messo in luce un sistema sofisticato in cui venivano create società fantasma utilizzate per generare flussi di denaro verso l’estero senza pagare le imposte dovute in Italia. Tramite una rete intricata di società di comodo, sparse tra diversi paesi europei e non solo, la mafia e la camorra erano in grado di ripulire denaro sporco, evadendo le normative fiscali italiane. Questo schema, noto come “frode carosello”, si basava sulla compravendita fittizia di beni e servizi tra aziende apparentemente distinte, che però facevano capo alle stesse reti criminali.
La frode era costruita su strutture piramidali di aziende “scatole vuote”, il cui scopo principale era quello di sottrarre denaro al fisco italiano, reimmettendolo poi nel mercato attraverso operazioni apparentemente legali. A rendere il tutto ancora più insidioso è stata la capacità delle organizzazioni criminali di sfruttare normative fiscali poco chiare o addirittura agevolazioni internazionali per eludere i controlli.
Uno degli aspetti più sconvolgenti di questa vicenda è la presenza di una rete capillare anche nei piccoli centri, come Noli e altre città liguri, che erano insospettabili punti nevralgici del sistema di frode. Nonostante le dimensioni ridotte e l’apparente tranquillità di questi paesi, le organizzazioni criminali sono riuscite a infiltrarsi nel tessuto economico locale, utilizzando la loro posizione strategica e la facilità di nascondersi in territori a basso tasso di sorveglianza.
Le autorità italiane ritengono che la Liguria, con la sua posizione geografica favorevole e la presenza di porti importanti, sia divenuta una base operativa per attività di riciclaggio e per collegamenti con altri paesi europei, facilitando così la fuga di capitali.
Questa operazione ha rivelato un’interessante quanto pericolosa collaborazione tra le due maggiori organizzazioni criminali italiane, la mafia e la camorra. Le indagini hanno dimostrato come, pur operando in territori differenti, i clan mafiosi e camorristi abbiano saputo coordinarsi efficacemente per sfruttare al massimo le falle nel sistema fiscale europeo. Gli inquirenti sottolineano che tale alleanza è una novità nella strategia della criminalità organizzata, che ora sembra puntare alla globalizzazione delle proprie attività.
Un elemento chiave della frode riguarda il ruolo di Dubai e di alcuni paesi europei come Lussemburgo e Paesi Bassi, in cui si trovano normative fiscali favorevoli per le società offshore. Dubai, in particolare, si è dimostrata un luogo prediletto per il trasferimento di denaro, in quanto offre ampia riservatezza sui capitali depositati, rendendo difficili le indagini finanziarie.
Le forze dell’ordine hanno lanciato una serie di operazioni di sequestro preventivo in Italia e all’estero, nel tentativo di recuperare parte della somma sottratta e interrompere il flusso di denaro verso i conti offshore. Gli investigatori continuano a monitorare le reti finanziarie e i contatti sospetti delle società coinvolte, con l’obiettivo di smantellare la rete della frode.
L’inchiesta prosegue e sta allargando il suo raggio d’azione, puntando a scoprire se anche altre piccole città, come Noli, possano essere state inconsapevolmente parte del sistema o abbiano fornito supporto logistico a queste operazioni illegali.