Mattia Zunino, segretario nazionale dei Giovani democratici ha scritto al Sindaco Cara Ilaria, la narrazione dei tuoi primi mesi di amministrazione ormai l’abbiamo imparata a conoscere piuttosto bene. Una litania costante in cui prima c’era il male assoluto: vent’anni di sprechi e sperperi di denaro pubblico. Ci è chiaro ad entrambi che questa altro non è che una semplificazione, ma sono consapevole che l’incapacità di una seria valutazione critica sul passato è stato anche un nostro errore grave, dunque ti abbiamo inconsapevolmente aiutato. Prego non c’è di che. |
Oggi però, come cavalieri senza macchia, tu e la tua giunta siete chiamati a risanare i conti imponendo alla città scelte dolorose, ma necessarie per marciare uniti verso un luminoso avvenire. Per dirla con Gaber i savonesi possono dormire sonni tranquilli perché “la rivoluzione? Oggi no, domani forse, ma dopodomani… sicuramente”. Tutto molto romantico, tutto molto affascinante, dico davvero. Quale sia questo avvenire… |
e come lo si intenda raggiungere però non ci è dato saperlo quasi fosse un segreto degno dell’area 51. Intanto la città della Torretta, se la si guarda con gli occhi di un ventenne, sembra piombata nel medioevo delle opportunità. I servizi al cittadino diminuiscono, le tasse aumentano e i settori non giudicati come essenziali vengono rimossi in tronco dalle voci di bilancio. Ma dietro a quei numeri tanto freddi da far sentire a suo agio Wolfgang Shäuble e la dottrina dell’austerità di “Santa Germania” ci sono persone, famiglie, progetti. In parole semplici c’è il nostro futuro. Sulla guerra santa al passato hai vinto le elezioni lo scorso giugno e sempre nel passato, tu e la tua giunta, trovate praticamente ogni giorno stimoli, cause e scuse per motivare la vostra azione quotidiana. Vista la frequenza con cui lo usa, l’hashtag #Citofonaremartino deve essere stata l’idea migliore venuta all’assessore allo sport in questi mesi ed è il sottotitolo di ogni velina sapientemente consegnata alla stampa per annunciare tagli di bilancio al settore dello sport o chiusura di impianti sportivi. I tuoi comunicati non mancano mai di chiedersi con quale coraggio “quelli di prima ancora possano professar parola dopo quello che hanno fatto”. Ma in tutto questo rumore di fondo una domanda mi sorge spontanea: quanto ancora potrà reggere questa scena teatrale prima che tu possa iniziare ad assumerti le responsabilità delle tue azioni senza dar la colpa a qualcun altro? Quanto ancora si potrà mascherare l’assenza di un progetto per il futuro della nostra città con le “dolorose catene del passato”? Una cosa in premessa però ci tengo a dirla con sincerità e stima, la comunicazione di diretta collaborazione funziona piuttosto bene e a palazzo Sisto hai un bravo Spin Doctor, un “nomfup della torretta” per dirla in gergo. L’idea di spezzettare i tagli in tre mesi di veline stampa tenendo coperti i conti è buona, diminuisce l’impatto e l’enormità del danno giocando sulla nostra cattiva memoria. Ma una buona comunicazione e l’ottimo rapporto con la stampa locale possono solo dilatare i tempi dell’inevitabile. Oggi però vorrei fare una cosa diversa e a tratti assurda, cara Ilaria. Ti voglio credere, voglio credere che quello che scrivi sia vero, che quello che stai facendo sia effettivamente dettato dalle catene del passato e che nulla di quello che è stato fatto poteva essere evitato. Lo faccio per criticare il fianco che hai lasciato scoperto in questi mesi e che non può che rappresentare una tua diretta responsabilità senza possibili scuse. Sto parlando di come hai scelto di fare tutto questo. Ma andiamo con ordine. In questi mesi ho avuto il privilegio di visitare moltissime città d’Italia, conoscere sindaci e amministratori, giovani e meno giovani. Nelle amministrazioni più lungimiranti vista anche la crisi di partecipazione che colpisce la politica, ci si interroga su come connettere i cittadini all’amministrazione con progetti di partecipazione civica, bilanci partecipati o servizi al cittadino più smart. Savona da questo punto di vista è ripiombata nel passato e nella tua giunta la delega alla partecipazione non ha avuto nemmeno dignità alcuna. Lo sai che prima c’era? Dunque mi chiedo, i savonesi per te che cosa sono, cosa rappresentano? Quelli che richiamavi con così grande enfasi nel tuo primo bel discorso con la fascia tricolore che ruolo hanno nella tua idea di città? Vedi cara Ilaria, ho la netta impressione che nella tua visione della politica i savonesi non siano altro che spettatori, nulla più che un pubblico passivo. Possono scrivere sulla tua pagina Facebook, ma che non si facciano illusioni, non rispondi quasi mai. Possono applaudire e sostenerti, oppure fischiare e dirtene quattro alla fine dello spettacolo. Lasciatelo dire in tutta onestà, questo modo di vedere la politica è vecchio e inefficace oltre che irrispettoso verso le ricchezze della nostra comunità. Da te, una candidata civica lontana da quelle pratiche dei vecchi partiti, non me lo sarei mai aspettato. Vedi Ilaria, penso che i savonesi non siano solo elettori da chiamare a raccolta ogni cinque anni e che la città di Savona non sia fatta solo di pietre, cemento e SecoloXIX. C’è molto di più, c’è una comunità, una rete di associazioni di cittadini, un mondo dello sport, del volontariato e della cultura, professori, studenti, giovani ricercatori o lavoratori, disoccupati e casalinghe. Nelle loro straordinarie diversità, nelle loro esperienze, i cittadini di questa città sono quell’anima che tu hai deliberatamente scelto di lasciare in soffitta. Devo dirtelo con parole dure, una città senza anima, lentamente muore. Tutti questi tagli erano necessari? Non potevano essere evitati? Ti seguo nel ragionamento, ma allora per quale motivo non hai voluto creare un percorso partecipativo con i savonesi per decidere insieme con loro, o anche solo per motivare quelle scelte? Perché non hai avuto il coraggio di convocare delle assemblee aperte o di andare e spiegare quello che stavi facendo a chi sarebbe stato direttamente colpito da quei tagli? In fondo sta proprio qui la vera differenza tra un Sindaco e un Commissario prefettizio. L’ascolto, l’inclusione, il rendere i cittadini partecipi di un processo amministrativo non costa nulla in termini economici. È una scelta politica. Una scelta che consapevolmente hai rifiutato preferendo rinchiuderti a Palazzo. Ma ecco che la metafora del palco e del pubblico che usavo prima mi torna efficace ancora una volta. Quando si recita una parte in scena il rumore che viene dal pubblico infastidisce, possono pure essere idee brillanti, ma che fastidio il brusio in sala. Meglio che resti in silenzio, che taccia! Allora hai preferito indossare la maschera di una leadership vecchio stile, chiusa, che comunica all’esterno a mezzo stampa e agisce in un rapporto esclusivamente verticale, dove il vertice, tu e la tua giunta, comanda e il resto è libero di scegliere tra la condivisione e la contestazione. In questo rapporto, fintamente mimetizzato dall’abile uso dei mezzi di comunicazione, non c’è spazio per lo scambio, la condivisione, l’umiltà. Per esempio Ilaria, se magari avessi ascoltato alcuni ragazzi che utilizzano il servizio della biblioteca comunale, forse ti saresti accorta che di tutti i giorni di chiusura che potevi scegliere hai scelto proprio il peggiore. Perché vedi cara Ilaria, la popolazione studentesca della nostra città è composta in larga parte da studenti fuori sede e la maggioranza di questi sono pendolari tra Savona e Genova. Certo, hai ragione, il tuo assessore alle politiche giovanili, ragazza capace e preparata, avrebbe potuto fartelo presente, ma sarà per la prossima volta. Comunque, stavamo dicendo, se ne avessi ascoltato qualcuno, probabilmente ti avrebbe ricordato che le lezioni universitarie, nella maggior parte dei casi, vanno dal lunedì al venerdì e, pensa un po’, il sabato e la domenica sono a Savona, ma la biblioteca è chiusa. Parafrasando un lessico caro ai tanti leghisti che hai nella tua giunta potremmo dirla così: “Che studino a casa loro!”. Eh no, non devi mica prendertela, mica ti ho detto di fare delle rilevazioni a campione per capire quale era il giorno di minore utilizzo, quello sarebbe stato troppo, lo so bene. Bastava farsi un giro in quelle sale di lettura, magari ti veniva pure voglia di provare a fare degli orari particolari in concomitanza delle sessioni d’esame, come nel resto del mondo civile. O ancora la “piscina vecchia”, quella da Garibaldi per capirci. Se proprio la si doveva chiudere perché come dici tu, e anche qui voglio crederti, non era più sostenibile economicamente, c’è modo e modo di farlo. Per quale motivo ti sei limitata a parlare con i vertici della società di gestione dell’impianto? Spiegare le tue scelte anche ad atleti, genitori e utenti non sarebbe costato davvero nulla, Federico Berruti non ti sarebbe apparso in sogno a fermarti, la corte dei conti non avrebbe avuto nulla da eccepire in ragione di una spesa nulla. Eppure nessuna assemblea è stata convocata, nessun processo di partecipazione è stato attivato. Solo un cartello e le porte chiuse a doppia mandata con l’assessore allo sport pronto, come un centometrista, a motivare tutto con il suo hashtag da battaglia #citofonaremartino. Bene, ma ora che abbiamo citofonato a Martino, ora che la piscina è chiusa perché “non era più sostenibile” parliamo di futuro, di quello che tu hai in mente di fare. E allora ti chiedo cosa ne sarà di quell’immobile di proprietà del comune? Dobbiamo rassegnarci all’abbandono? E se si, per quanto tempo? Sarà demolito? Che ne sarà del progetto di completamento del secondo lotto della piscina di corso colombo? Si farà, non si farà, come si farà? Davvero pensi che questa città possa garantire servizi al cittadini e agonismo con il solo impianto oggi attivo? Perché vedi cara Ilaria, non ci sarebbe cosa peggiore dell’aver chiuso un impianto che rappresentava anche un presidio civico nei giardini del prolungamento e non avere nessuna idea di che cosa farcene adesso. Quando e se dovessero iniziare a cadere i calcinacci e il degrado inizierà a farla da padrone credo che il citofono che suonerà sarà quello di Palazzo Sisto. Ci sarebbero tante altre cose da chiederti, domande, stimoli e, certo, anche qualche sana provocazione, ma per il momento mi fermo qui. Il 2017 è appena iniziato e più passeranno i giorni più sarà complicato e anacronistico per te usare il passato come strumento di lotta politica. È tempo di diventare grandi e prendersi la responsabilità di dire chiaramente a tutti noi se la tua amministrazione vuole continuare a vivere alla giornata in questo eterno presente o provare a mettere in campo un progetto di città vero, autonomo e di medio periodo che sia in grado di parlare soprattutto ad una generazione che da questa città, oggi, è troppo spesso costretta a scappare. Certo di una tua risposta, un saluto e buon 2017 Mattia Zunino Giovani Democratici – Segretario Nazionale |