Ringrazio Acquilino per la sua risposta e gli confermo, per quello che potrà importargli, la mia personale simpatia. Però non posso fare a meno di replicare. Acquilino sottolinea il fatto di non aver goduto della minima agevolazione e di aver politicamente combattuto per il bene di Celle. Ne ero e ne sono convinto. Il punto era un altro e la sua mail me lo conferma. Quello che volevo evidenziare era che tanti, forse tutti gli acquirenti di quei celebri box del rilevato ferroviario hanno accettato,pur di averne uno, una procedura di pagamento (quell”anticipo convenzionale” di cui parla Acquiilino) che guarda caso è la base, il fondamento, la pistola fumante che ha portato alla condanna in primo grado del costruttore Pietro Pesce per evasione fiscale come si può leggere dalla sentenza in questo link: http://preve.blogautore.repubblica.it/tag/pesce-pietro/ Insomma, quell’anticipo convenzionale, dicono i giudici e la finanza, era un trucco per evadere le tasse e farsi pagare il 30% del valore del box in nero. Ora, posso capire che in Zambia o Lapponia esista ancora qualche sprovveduto che non capisca che certe procedure sono irregolari, ma che ciò accada tra benestanti professionisti liguri e milanesi, e perdipiù avvocati che le scorciatoie irregolari dovrebbero vederle per primi, beh tutto questo diciamo che un po’ mi sorprende e un po’ mi deprime. Saranno piccole cose (chi di noi, per risparmiare, non ha pagato in nero l’idraulico o il muratore) ma si è visto come la piccola storia di Celle Ligure abbia notevolmente contribuito ad alimentare cronache giudiziarie assai più grandi e pesanti (Fiorani,e poi l’inchiesta per corruzione della procura di Genova). Insomma, non è che si possa sempre pensare di essere spettatori, che le cose sbagliate accadano solo lontano da noi. Non voglio fare del moralismo perché non so come mi sarei comportato io, ma se tutti gli onesti acquirenti di box di Celle avessero detto di no alla richiesta di quell’anticipo convenzionale oggi non saremmo qui a scrivere. Saluti Marco Preve