Manuel Meles (M5s): il naufragio annunciato

Auto-candidatosi 10 mesi fa, sciacalla quasi giornalmente sull’arresto di Toti da 5 mesi, assiste impotente all’esclusione di Italia Viva durante il deposito delle liste, dilapida un vantaggio di appena 3 punti contro un candidato scelto circa 40 giorni prima del voto: anche se Bucci la spunta di poco, Orlando riesce a essere tra i pochi candidati Presidente, se non l’unico, che da una posizione di vantaggio (se mai lo è stato) dilapida una vittoria elettorale con condizioni strafavorevoli e di incredibile vantaggio (sulla carta).
Questo lo avevo detto, non ho la palla di cristallo, ma lo scenario, i temi cavalcati, il profilo del candidato, l’assicurazione-Meloni (cioè il Campo Santo), erano le ricette perfette per perdere voti anziché guadagnarli.
Sorvolando sul candidato, occorre però mettere un focus sul disastro di ciò che resta del M5S: ho già letto alcune dichiarazioni completamente scollate dalla realtà, su cui non torno per rispetto dell’intelligenza delle persone, ma se si scende sotto al 5% – come prevedibile, come (anche qui) ho detto, come facilmente intuibile se non ci si acceca con la fosca luce del proprio ego – il Campo Santo è la miglior assicurazione del centrodestra e, in particolare, della Meloni. Questa alleanza non ha praticamente mai funzionato, non funziona e mai funzionerà, sicuramente non a queste condizioni. Continuare con un verticismo spinto, con l’allontanare persone, con la caccia alle streghe, scaricando addirittura la colpa agli elettori o a Morra, significa semplicemente farsi risucchiare dal PD da una parte e sfollare ogni restante consenso dall’altra.
La catena di dirigenti inadeguati che ha avallato certe decisioni dovrebbe prendersi quelle responsabilità mai assunte: allontanare, fare la guerra, sostenere un candidato Presidente inadeguato, decidere di auto-candidarsi escludendo persone per simpatia o vendette personali, collocarsi nel “campo progressista” per “battere le destre” (ma perché al plurale poi), insistere su temi poco concreti, parlare solo di Bucci-Toti-Spinelli, avere come proposta di punta gli stessi temi nazionali “regionalizzati”, beh, tutte queste cose (e molte altre) sono solo alcuni dei problemi di una forza politica che più si abbraccia al PD, più tenderà a scomparire. E poco importano le pseudo-assemblee costituenti con le risposte già servite: il problema è di linea politica e di incapacità e inadeguatezza di parlare agli elettori tutti. Se si tira una coperta sempre più corta, prima o poi qualcuno resta col fondo schiena scoperto.
E inoltre, se l’astensione aumenta sempre più, è evidente che l’offerta politica è scadente e non risponde alle esigenze delle persone: vogliamo continuare ad appiattirci sul PD e sull’estrema sinistra e poi piangere se gli italiani (i liguri in questo caso) preferiscono starsene a casa o preferiscono il centrodestra? Facciamola finita e ripartiamo cercando la nostra identità, il nostro radicamento e consolidamento territoriale, riavvicinando le persone e lavorando con serietà per progetti e proposte fattibili, sensate e concrete per cercare di riavvicinare attivisti ed elettori. Sempre che l’intento sia quello e non garantire, invece, posticini e poltrone: alla brutta copia sbiadita e stropicciata del PD, gli elettori preferiranno sempre l’originale, che quantomeno garantisce presenza, organizzazione e radicamento territoriale.
Manuel Meles da FB

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