Tra fallimenti ambientali e impasse politica, la Francia si trova a un bivio cruciale
Il sogno di Emmanuel Macron di trasformare la Senna in un fiume balneabile, un progetto ambizioso finanziato con 1,4 miliardi di euro, si sta rivelando un clamoroso fiasco. Nonostante l’enorme investimento, il fiume è pulito solo il 20% del tempo, e le gare di triathlon, previste come fiore all’occhiello dei Giochi Olimpici di Parigi, sono già state inficiate da problemi di inquinamento. L’immagine di atleti costretti a rinunciare agli allenamenti e di triatleti colpiti da malesseri dopo le prove, aggiunge ironia amara al sogno di una Senna balneabile che rischia di diventare solo una brutta figura.
Ma mentre Parigi annaspa nei suoi problemi ambientali, la crisi politica che incombe sul governo francese si fa sempre più grave. A quasi due mesi dalle elezioni legislative e dopo giorni di consultazioni, Macron non è ancora riuscito a nominare un nuovo primo ministro, lasciando il paese nelle mani di un governo dimissionario incaricato solo degli “affari correnti”. La Francia si trova in una paralisi politica senza precedenti: un’Assemblea Nazionale divisa in tre blocchi politici contrapposti rende impossibile la formazione di una maggioranza stabile, e ogni tentativo di Macron di far quadrare il cerchio si scontra con una realtà politica frammentata e sempre più polarizzata.
L’incapacità di Macron di trovare un accordo e il suo rifiuto di considerare un governo di sinistra lo ha portato a scontrarsi con ampie parti della società francese, ma anche con i suoi stessi alleati europei. La Francia di oggi è infatti un teatro di contraddizioni: da un lato, l’urgenza di affrontare problemi economici e sociali, dall’altro, un leader che sembra incapace di navigare tra le correnti avverse della politica nazionale. Le sue azioni e dichiarazioni, come quelle sulla fornitura di armi all’Ucraina e il coinvolgimento in questioni belliche, hanno suscitato critiche non solo in Francia ma anche all’estero. Matteo Salvini, leader della Lega, ha definito “follia” le posizioni di Macron e Scholz sull’invio di armi europee contro la Russia, affermando che “spalancano le porte alla tragedia di una guerra planetaria”.
La pressione si intensifica mentre le scadenze si avvicinano: la legge di bilancio deve essere approvata entro il primo ottobre, e la Francia è sotto la lente della Commissione europea per deficit eccessivo. Nel frattempo, il nome di Thierry Beaudet, considerato un outsider senza la necessaria esperienza politica, è uno dei pochi che circola come potenziale primo ministro, suscitando ulteriore scetticismo.
Macron, con le sue scelte, rischia non solo di alienarsi l’elettorato francese, ma anche di provocare reazioni internazionali, come quella di Salvini, che accusa Parigi e Berlino di giocare con il fuoco sulla scena mondiale. Questo scenario apre interrogativi sul futuro della leadership francese e sulla tenuta stessa dell’Unione Europea, minacciata da divisioni interne e dalla percezione che le sue decisioni siano monopolizzate da pochi stati membri.
La situazione di stallo non è solo una questione di politica interna, ma un pericolo che incombe sull’intero villaggio globale. Se Macron dovesse fallire nel risolvere questa crisi, le conseguenze potrebbero essere sentite ben oltre i confini francesi, scuotendo le fondamenta della coesione europea e ridisegnando gli equilibri geopolitici del continente. La Francia non è solo in crisi, ma è un simbolo di un’Europa che fatica a trovare la sua strada in un mondo sempre più complesso e interconnesso.