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L’OMINO COI BAFFI

Una pagina di Storia
Savona, Cronache dal 1917
L’OMINO COI BAFFI
Dal nostro Inviato Filippo Magnoni
Il cielo tonante e quasi nero, sormontava Piazza Sisto IV. Era pur vero che agosto stava chiudendosi ponendo fine alla caldissima estate appena trascorsa.
Il vento di scirocco, nel pomeriggio, tagliando la piazza sollevava le cartacce e faceva rotolare bottiglie di bevande abbandonate da ignavi avventori.
Ciò che colpiva ogni passante nel percorso obbligato della piazza, era un omino, celato da una sciarpa di lana in netto contrasto con la comunque alta temperatura percepita.

L’ometto, stava in mezzo alla piazza coperto da una sciarpa di lana, proprio come chi soffre di un ascesso od un mal di denti.
Tutti i passanti, chi per dovere professionale, chi per turismo, chi per necessità, non potevano fare a meno di domandarsi il perché di quella muta e tragica presenza.

Una bambina, sfuggita alla guardia materna, fu quasi, addirittura, sul punto di canzonare questa triste e solitaria figura.

L’uomo, incurante del tuoneggiare del cielo nero sopra di lui, stava immobile come una statua, quasi come un mimo da mercato, in attesa di qualcosa che pareva indescrivibilmente importante.

I suoi baffetti da caporale dei film di De Curtis, si muovevano impercettibilmente ad ogni respiro. Persino dai bar e dai dehors fronte Piazza, gli avventori iniziavano a farsi delle domande.

Alcune sottovoce, avendo capito che comunque il personaggio aveva un certo ruolo pubblico, altri vuoi per qualche bicchiere di troppo, vuoi per un certo sguaiato senso dell’irrisione, ad alta voce, cominciavano a provocare e a dire ad alta voce: “ma che c’è la giornata dei caporali?” e giù una risata ed in risposta: “No, si tratta di un “politico fuori dal Comune” e via ad una altra risata sguaiata e seguita dai commenti meno riportabili in questa sede.

In realtà nessuno dei cittadini e degli spiritosi convenuti a questa singolare dimostrazione, poteva sapere che l’omino, pregno di volontà futuristica, attendeva, attendeva, attendeva.

Solo dopo ore, intorno alle 22,00, esattamente quando il Caffè Chantal in Via Paleocapa apriva, si riuscì a capire il motivo di tanta resistenza e di tanta animosa immobilità.

Il nostro omino, attendeva, con fare a dire il vero “caporalizio”, i risultati dell’imponente azione di ripristino delle Regie scuole e degli Regi Istituti Tecnici commissionate ad arte a nuove e prospettive azioni che la decisa e volitiva  Amministrazione aveva inteso realizzare proprio per il bene comune.

Solo l’arrivo di solerti e imperturbabili tecnici e Geometri Comunali, poté quello che nemmeno l’arcano approssimarsi del solstizio autunnale suggeriva. Solo allora, di fronte a cotante relazioni del ben fatto, l’omino si scosse dalla propria immobile presenza. E finalmente fece una domanda rivolta agli astanti: “ma l’avete avuto l’ardore e il sentimento di inviare a qualsivoglia genitore e genitrice prova del nostro imperterrito lavoro?” Chi guardava, si fissò in mente i visi smarriti dei tecnici e dei serventi. Visi e facce che domandavano al grigio cielo: perché?

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