Ultimamente e non, le classi dirigenti, imprenditoriali e politiche savonesi più che cercare di dare qualche risposta ai problemi del declino industriale dell’area di crisi industriale complessa sembrano più che altro dedicarsi ai battibecchi ed ai rimpalli delle responsabilità, altresì per interposta persona, a piazzare originali steli autocelebrative sulle aiuole della città o a promuovere mostre altrettanto singolari.
Ugualmente le classi sindacali, dove in diversi casi non è ben chiaro quali interessi rappresentino, salvo qualche eccezione, paiono dello stesso livello di mediocrità di quelle accennate sopra e non può sfuggire il fatto che le posizioni di vertice nella migliore tradizione meritocratica italica, siano occupate più per i posti di lavoro persi o fatti perdere che per quelli difesi o mantenuti.
La crisi colpisce duramente anche il partito che nelle sue diverse declinazioni ha segnato le sorti della città per circa mezzo secolo passando dalla crescita felice dei 30 gloriosi fino al dissesto finanziario ed alla decrescita che qualcuno vorrebbe essere felice. Con soli 200 iscritti ed in pesante difficoltà ad esprimere una segreteria, sono lontani i tempi degli anni 50 quando su una città di 70mila abitanti gli iscritti al partito pare fossero 19mila. Con strade piene di buche e che sprofondano, gli ultimi arrivati non sembrano migliori di chi li ha preceduti.
Guardando a Genova, sicuramente la città ha altre dimensioni rispetto a Savona, ma comunque sembrerebbe esservi la volontà di cercare delle soluzioni alle varie problematiche che interessano il capoluogo ed il suo tessuto produttivo, l’ultimo esempio sono le prese di posizione a tutti i livelli a difesa degli impianti produttivi dell’ex ILVA – Arcelor Mittal, in provincia Savona, invece, l’encefalogramma pare rimanere piatto.
Da notare il tuonare del mondo imprenditoriale e sindacale genovese sulle mancanze infrastrutturali della città e dell’intera Liguria (Il Secolo XIX – 9 novembre 2019).
Se il problema della tutela dell’ambiente è uno dei temi che attualmente ricorrono frequentemente nelle varie agende politiche, il fatto che la Ferrania Solis di Cairo Montenotte, azienda di produzione di pannelli solari fotovoltaici abbia chiuso con i relativi 34 licenziamenti è certamente una sconfitta per tutti i vari soggetti interessati alla vertenza.
Riguardo alla tutela ambientale, è altrettanto grave il rischio che il non trovare una soluzione alla questione del comparto del carbone, possa determinare il transito di centinaia di camion al giorno per le strade urbane ed extraurbane della città, per trasportare la materia prima dalle banchine del porto al sito di lavorazione di Italiana Coke a Cairo Montenotte, dopo aver impegnato notevoli investimenti per il trasferimento verso gli alti fondali del terminal carbonifero, oltre alla tenuta occupazionale di tutto il comparto.
Tra i capolavori dell’impresa savonese l’argomento della “green economy” riscontra numerosi consensi tra le aziende che hanno preso parte alla mostra, tanto che Tirreno Power è ormai uno dei principali produttori di energia idroelettrica. Probabilmente dopo la chiusura dei gruppi a carbone della centrale di Vado Ligure a seguito dell’inchiesta giudiziaria per disastro ambientale e sanitario colposo e dei relativi procedimenti penali ancora in corso, deve aver riconvertito all’idroelettrico tutti gli impianti a carbone ed a gas di cui disponeva.
La Piaggio Aerospace, azienda in amministrazione straordinaria dal dicembre 2018, è presente con il collaudato velivolo P180 definito il velivolo civile più cool al mondo, aeromobile con costi d’esercizio fino al 30% inferiori rispetto a quelli di un jet di pari dimensioni. Auguriamoci che questa vetrina possa finalmente costituire per Piaggio il trampolino di lancio per trovare un compratore che ripiani gli oltre 600milioni di euro di passivo, al momento gli annunci dei politici di turno devono trovare ancora conferma.
Le norme sempre più stringenti riguardo alle emissioni inquinanti dei mezzi di trasporto nei prossimi anni favoriranno una maggiore domanda di mezzi a basse emissioni per il trasposto privato, per quello pubblico e per le merci. Per rispondere a questa esigenza l’industria si sta orientando verso la propulsione elettrica, che nelle previsioni di analisti e produttori, sarebbe quindi destinata ad equipaggiare un sempre maggiore numero di mezzi di trasporto.
Per quanto riguarda i mezzi di trasporto pubblico e delle merci, in questi anni gli investimenti per l’acquisto di nuovi rotabili ferroviari, per la maggior parte a propulsione elettrica, per rendere le flotte degli operatori italiani a livello dei concorrenti europei, sono stati ingenti.
La Bombardier Transportation Italy con lo storico stabilimento produttivo di Vado Ligure, nella vetrina dei capolavori dell’impresa savonese si propone con la nuova locomotiva elettrica Traxx DC3, omologata nel Febbraio del 2019 nel pieno rispetto delle normative europee, unisce forme moderne ed accattivanti grazie ad un frontale composito in vetroresina, prestazioni ineguagliate e soluzioni innovative per il risparmio energetico. Peccato che la Bombardier pochi mesi dopo l’omologazione dell’innovativo rotabile DC3, abbia proceduto alla cessione dell’ingegneria ad una società di servizi, Segula Technologies Italia. Sarà ancora in grado lo storico costruttore di materiale rotabile di poter sviluppare nuovi capolavori per dare continuità al sito produttivo? Al momento questa risposta non sembrerebbe essere ancora arrivata, mentre i sindacati metalmeccanici savonesi pare continuino a dormire sonni tranquilli malgrado un’annosa vertenza aperta dal luglio 2016.
Dal punto di vista propagandistico le classi dirigenti savonesi sembrano in grado di produrre dei veri capolavori.
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