“La Liguria – ha dichiarato Gratteri – è stata la prima regione del Nord Italia dove è stato documentato un insediamento della ‘ndrangheta, ma anche l’ultima dove c’è stata una sentenza definitiva per associazione mafiosa.” Un ritardo che fa riflettere e che evidenzia come per anni si sia sottovalutata la portata del fenomeno.
Per chi si ostinava a negare l’esistenza della criminalità organizzata in Liguria, il risveglio è arrivato con l’operazione “La Svolta”, che nel 2015 ha portato alla prima sentenza di condanna per associazione mafiosa nella regione. Un processo che ha dimostrato come la ‘ndrangheta avesse messo radici profonde, soprattutto nel Ponente ligure, con il clan Marcianò operante tra Ventimiglia e Bordighera. La sentenza è diventata definitiva nel 2017, chiudendo un capitolo di negazionismo che per anni aveva impedito una vera lotta alla criminalità organizzata sul territorio.
Ma, come sottolinea Gratteri, la ‘ndrangheta non è solo una minaccia del passato: è una realtà ancora attiva che opera nell’edilizia, nei trasporti, nei giochi e scommesse, nella raccolta e smaltimento rifiuti. Un sistema perfettamente integrato nell’economia legale, con infiltrazioni in aziende, appalti pubblici e perfino nella politica locale.
Un altro aspetto inquietante è il ruolo strategico di Ventimiglia, che Gratteri definisce una “camera di compensazione”per la ‘ndrangheta. Il confine con la Francia non è solo una via di fuga per i latitanti, ma un punto nevralgico per i traffici illeciti e il riciclaggio. “Tutti i ‘ndranghetisti che attraversano il confine – ha spiegato il procuratore – rendicontano il proprio operato criminale nella struttura presente nella città ligure, prima di spostarsi verso il sud della Francia.”
La vicinanza con il confine francese rende Ventimiglia un crocevia perfetto per la gestione dei traffici illeciti, un ponte strategico tra l’Italia e il resto d’Europa. Una situazione che dovrebbe allarmare le istituzioni locali e spingere verso un maggiore coordinamento tra Italia e Francia per il contrasto alla criminalità organizzata.
Oggi la Liguria non può più permettersi di chiudere gli occhi. Le sentenze, le operazioni e le relazioni della Direzione Investigativa Antimafia hanno ormai tracciato un quadro chiaro: la regione è terra di conquista per le mafie, che prosperano soprattutto dove lo Stato è più assente.
Se in passato si è cercato di minimizzare il problema, oggi il fenomeno è sotto gli occhi di tutti. Ma la consapevolezza, da sola, non basta. Serve un impegno concreto da parte delle istituzioni, delle forze dell’ordine e della società civile per evitare che, ancora una volta, la criminalità organizzata possa agire indisturbata.
La “Svolta” c’è stata, ma la vera sfida è far sì che sia irreversibile.