Gentilissima Commissaria dell’Agenzia Regionale Ligure per i Rifiuti (ARLIR)
Le scriviamo da Savona. Siamo quei cittadini indignati per un piano rifiuti improvvisato e gestito con leggerezza dal Comune e SEAS. Dovremmo fare la raccolta differenziata ma senza nemmeno un impianto pubblico di gestione rifiuti a norma nel raggio di 100 chilometri.
Siamo quelli che pagano tariffe salate per un sistema di gestione che funziona… malissimo.
Nel frattempo, i comuni si arrangiano come possono, le aziende pubbliche vengono bloccate, gli impianti non si fanno, e i rifiuti ormai viaggiano più di noi.
E Lei, dov’è?
Quando era sindaca parlava, interveniva, presenziava continuamente. Ora il suo nome compare solo nei documenti, nei verbali, nei decreti dai titoli lunghi e dal contenuto minimo.
Di Lei, in carne, ossa e dichiarazioni, nemmeno l’ombra. Pensi: perfino il suo carissimo amico Arboscello ha chiesto notizie. E se lo chiede lui…
Si degni, la preghiamo, di posare almeno lo sguardo su Savona, vista anche la congrua retribuzione che il ruolo Le garantisce.
È possibile che, in tutta la Liguria, la voce più silenziosa in tema di rifiuti sia proprio quella della massima autorità sul tema?
Sappiamo bene che la responsabilità politica è cosa seria, e che non si esercita a colpi di post. Ma nemmeno il silenzio eterno può essere considerato una strategia.
O forse sì: in fondo, il modo migliore per non sbagliare è non fare nulla, giusto?
Eppure, da Lei attendiamo ancora un gesto. Uno sguardo. Una dichiarazione. Un piano. Un’idea.
Qualcosa che non sia l’ennesima conferenza stampa con il solito, stanco: “Stiamo valutando.”
Perché qui non c’è più niente da valutare: c’è solo da decidere. Da costruire. Da assumersi la responsabilità di un sistema che, sotto la sua supervisione, è paralizzato.
Commissaria,
ci consideri pure cittadini umili, magari anche fastidiosi. Ma almeno ci ascolti.
E se proprio non può fare miracoli, ci faccia almeno un favore: non ci prenda in giro.
Con compostabile (ma determinata) indignazione,
I Savonesi con il sacchetto in mano
(e la pazienza finita da un pezzo)