Non c’è giorno – soprattutto ora che si avvicina la legge di Stabilità – che i giornali non elenchino, a volte in tono preoccupato altre voluttuosamente, le divaricazioni tra
Lega e M5S. Nonché i calci negli stinchi: diretti a livello di sottosegretari; più rarefatti tra i due vicepremier, riguardo priorità e misure indifferibili.
Macché rottura tra Lega- M5S: sono “condannati” a governare
Talché lo scontro non concerne solo i due pilastri della campagna elettorale, reddito di cittadinanza e flat tax, ma si è via via arricchito di capitoli nuovi e altisonanti. Dalla lotta all’immigrazione all’obbligatorietà dei vaccini; dalla legittima difesa alla Tap; dalla Tav all’Ilva e così via solo per citare i più ripetuti, è tutto un pullulare di avvertimenti e distinguo, moniti e differenziazioni che solamente (ma non sempre e non in ogni occasione) nell’attacco verso l’Ue e i suoi vincoli trova finalmente unitarietà di intenti, di toni e di bersagli.
Il risultato di tanto clangore è che sempre più spesso fanno capolino, grazie a frasi al curaro “ai suoi”, refoli che annunciano burrasca. Nel senso che prevedono sconquassi nella maggioranza al punto da provocare crisi e poi elezioni anticipate, anzi anticipatissime: se non subito tra pochi mesi. Epicentro di tanti spasmi sarebbe Matteo Salvini il quale, in virtù del crescente consenso certificato dai sondaggi, punterebbe a urne a breve scadenza per “andare all’incasso”.
GLI ELETTORI HANNO PREMIATO I DUE PARTITI CON L’OBBIETTIVO CHE RISOLVANO I PROBLEMI DEL PAESE E ATTUINO CIÒ CHE HANNO PROMESSO. E NON PER ESERCITARSI IN UNA CAMPAGNA ELETTORALE INFINITA
Verità o fake news? Una risposta realistica potrebbe essere questa: i motivi di divisione sono tutti veri e magari ce ne sono altri ancor più spinosi che restano sottotraccia; ma per le stesse ragioni le possibilità di collasso della maggioranza restano vicine allo zero. Questo perché gli elettori hanno riversato messe di voti sui due partiti che hanno siglato il Contratto di governo con l’intenzione che risolvano i problemi del Paese e attuino ciò che hanno promesso, e niente affatto per esercitarsi in una campagna elettorale infinita che sfoci nel ciclico ritorno ai seggi.
Vediamo. Secondo le ultime stime, Carroccio e M5S raccolgono tra il 55 e il 60 per cento di gradimento. La Lega appare in fortissima crescita, i grillini in calo. Votare adesso certificherebbe ( ma il condizionale è d’obbligo: chi porta alle elezioni spesso le perde) il pareggio o addirittura il sorpasso del partito di Salvini – qualunque nome scelga – su quello di Di Maio: perché mai il leader grillino dovrebbe acconsentire a un atto così autolesionistico? La replica è che Salvini potrebbe comunque decidere di staccare la spina e
rendere impossibile ogni maggioranza. Bene. A parte che i numeri del 4 marzo non sono così ferrei e consentono in Parlamento anche altre maggioranze seppur più risicate, affinché questo disegno di realizzi bisognerebbe superare alcuni ostacoli. I più importanti sono scritti nella Costituzione. Infatti finché esiste una maggioranza anche aleatoria, il capo dello Stato non è obbligato a sciogliere le Camere: al contrario. Inoltre varrebbe adesso per Salvini ciò che a suo tempo valse per Renzi quando anche lui voleva il voto anticipato: bisognerebbe che il leader leghista autoaffondasse il governo in carica, lasciando poi che fosse Mattarella a decidere come proseguire. Sicuro che il Quirinale deciderebbe il tutti a casa? A Renzi la manovrà non riuscì e al voto ci andò Gentiloni. Salvini avrebbe più fortuna?
E ancora. Mettiamo che comunque il capo leghista la spunti. Quali sarebbero gli schieramenti da presentare ai cittadini? Con l’attuale legge elettorale è escluso che la Lega superi il 50 per cento dei voti: ergo, dovrebbe trovare alleati. Quali? Se di nuovo i Cinquestelle, sarebbe dura da spiegare perchè si è rotto un equilibrio politico per riproporne un altro identico. Sempre poi che i grillini ci stessero. Altrimenti Salvini dovrebbe riproporre l’intesa con Berlusconi: lo stesso al quale, peraltro, avrebbe nel frattempo prosciugato il bacino elettorale. Che senso avrebbe aver rotto la coalizione di centrodestra per flirtare con Di Maio e poi tornare all’antico nell’abbraccio con il Cav? Come spiegarlo agli elettori? Anche qui la risposta è: Salvini a palazzo Chigi vale tutte le pirotecnie possibili. Forse. Ma chi assicura che i numeri ci sarebbero se FI risultasse, con travasi verso la Lega, dimezzata o giù di lì? Basterebbero i voti eventualmente sottratti ai Cinquestelle per compensare?
Domande che lasciano intendere come la manovra salviniana più che una scommessa abbia i contorni dell’azzardo.
Per cui non ci sono alternative, o non sono facilmente individuabili: Lega e Cinquestelle, o se si preferisce Salvini e Di Maio legati da una intesa di tipo personale, sono “condannati” a governare. La vera scommessa è se ci riusciranno oppure se alla fine saranno costretti ad alzare bandiera bianca. E in quel caso, quali mace
Carlo Fusi da IL DUBBIO