Le responsabilità della sinistra e le colpe degli altri

Le responsabilità della sinistra e le colpe degli altri
Dispiace dirlo ma i fatti sono li davanti ai nostri occhi e non possono essere occultati.
Bisogna essere onesti con noi stessi e con gli altri.
E a proposito di altri e sempre troppo facile dare colpe “agli altri.”mentre probabilmente sarebbe più corretto e opportuno chiedere scusa.
E un esercizio di onestà ammettere gli errori fatti e trarne le conseguenze, specialmente in politica.
Quando una forza politica ambisce a…
…rappresentare la società che lavora, quelle famiglie che non sanno come tirare avanti, quei giovani che oramai sono talmente sfiduciati che non hanno più voglia neanche di studiare, quei ragazzi che restano obbligatoriamente sulle spalle dei genitori spesso anche loro in gravi difficoltà, quelle donne e quegli uomini in cerca di diritti negati, ebbene quando un partito che dovrebbe rappresentare tutto questo mondo speranzoso ma sofferente non riesce a crearsi che nemici, non riesce a creare che sentimenti di repulsione, quando la parvenza granitica si sbreccia alle prime difficoltà, significa che le colpe non vanno cercate in altri, ma le responsabilità sono soltanto sue.
E suo è il frutto uscito dalle urne, il risultato degli errori commessi magari anche in buona fede.
Non è colpa, degli altri.
Ma chi sono gli altri? Quali altri? Cosa chiedono gli altri?
Gli altri sono quelli citati prima, e a ben guardare siamo noi stessi, quelli che guardano i 4 piatti messi in tavola oggi sperando che ci sia qualcosa dentro anche domani, sono quelli che non chiedono ricchezza, non vogliono barche nè seconde case, sono quelli che non chiedono posti da assessore, da presidente, seggiole nei CdA delle banche e delle fondazioni, posti per mogli e figli, sono quelli che non chiedono nè che gli venga trovata una sistemazione a fine mandato e neppure chiedono le prime pagine dei giornali.
Gli altri sono quelli che invece rivendicano solo la dignità di avere un lavoro, sono quelli a cui il potere interessa ben poco e vogliono vivere solo decentemente, sono quelli che non vorrebbero negare un gelato ai propri bambini, sono quegli anziani che non possono nemmeno pagarsi un ticket per una visita.
Gli altri sono i disoccupati disperati,sono i licenziati, sono gli esodati, sono quei lavoratori che non sanno come superare la vergogna per dire alla famiglia per aver perso il lavoro per colpe che non hanno, e come abbiamo visto anche di recente gli altri sono spesso anche le forze dell’ordine che fanno da parafulmine alla follia.
Ecco chi sono gli altri, sono tutti questi qui, gente in carne e ossa, sono la pancia del Paese, è l’Italia che rantola verso il buio, altro che luce in fondo al tunnel.
Sono questi gli altri, che sentendosi esclusi riversano il loro consenso su quelle stratificazioni politiche scivolate nel populismo degli annunci e della scurrilità attrattiva.
Ma anche questa parte va capita, far finta che non esista, ignorarle, tacciarla preventivamente di incapacità sarebbe un grave errore sociale prima che politico che potrebbe avere conseguenze non facilmente recuperabili.
E se nessuno è stato in grado di dare risposte convincenti oggi a questa gente qui, agli altri, se ci si è aggrovigliati e ritorti su noi stessi, avvitandoci sul crinale dei pesi e contrappesi politici, se ci si è persi tra i veti e le correnti di questo e quell’altro, se si è rimasti ciechi e sordi alla sofferenza dilagante, se non si è stati in grado di dare risposte concrete non domani, ma oggi, cosa dovrebbero fare queste persone se non appoggiarsi a chi fa balenare soluzioni ai loro problemi anche se spesso non percorribili e non risolutive?
Quando stai annegando ti aggrappi anche a un filo d’erba sapendo bene che non ti reggerà.
Vengono quindi spontanee molte domande.
Dov’è la grande politica ? Dov’è quell’idea di società giusta? Dov’è finita quell’idea coinvolgente del bene comune? Come mai riescono a risorgere anche i distruttori dell’Italia sociale? Come mai il distacco tra il “paese delle persone”e il mondo istituzionale che dovrebbe rappresentarne gli interessi è diventato un baratro che sembra oramai incolmabile? Come mai sono diventati 2 modi che non si parlano? Come mai non si riesce a spezzare la catena perversa dell’interesse personale che le cronache raccontano ogni giorno? Coma si fa a non accorgersi che tutto questo ci precipita in una pericolosa crisi sociale?
Chi può dare risposte a tutto questo? Il mondo conservatore del laissez-faire? I rentier per i quali Keynes auspicava l’eutanasia?
E’ da escluderlo..
In realtà ad oggi nessuno risponde in modo concreto e chi prova a farlo viene espulso dalla discussione, tacciato di ideologismo arcaico.
Questo è il dramma che porta all’allontanamento di una gran parte dei cittadini dall’ Italia bene comune.
Sono le giravolte politiche e i cambi in corsa che nessuno si aspetta a troncare il legame con gli altri.
Ed è questo che ha pugnalato alle spalle la sinistra di oggi, ma non quella comunemente definita “di apparato”,gli apparati non esistono più, perchè se esistessero veramente ci sarebbero stati almeno 101 parlamentari che non sarebbero mai approdati in parlamento.
E’ stata frustata alla schiena la sinistra che vive nelle periferie, fatta di tante persone oneste, fatta di valori veri, di solidarietà, fatta di democrazia, di valori cristiano sociali, di giovani pieni di vita, una sinistra fatta di impegno e di sudore, un popolo che oggi ha la morte nel cuore ma anche un’ottima memoria……
Ma qualcuno pensa davvero che uno scambio di opinioni laudatorie sparate sui giornali possa essere un punto di appoggio in cui le persone ritrovino la fiducia?
Non è con frasi adulatorie e convergenti spesso mirate a qualche fine personale da piccola bottega che si ritroverà un comune progetto da portare avanti nel futuro insieme “agli altri”, in Italia ma anche in Europa .
Per fortuna cambiare si può, anzi è necessario.
Allora anche gli altri capiranno e ci riconosceranno di nuovo.

 

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