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Lavoratori alle prese con la globalizzazione

Lavoratori alle prese con la globalizzazione
Si combatte a suon di fax e raccomandate
Una sensibile ripresa dell’economia sembrerebbe registrarsi un po’ a tutti i livelli. In ambito regionale ciò è confermato dal rapporto sull’economia della Liguria della Banca d’Italia pubblicato lo scorso giugno. “Nel 2016 l’economia ligure ha proseguito a crescere leggermente, grazie ai consumi e al positivo risultato delle esportazioni; gli investimenti sono rimasti su livelli contenuti. Nell’anno in corso la ripresa dell’attività produttiva dovrebbe consolidarsi.” Non altrettanto positivi,…

per la nostra regione, sembrerebbero essere i dati per quanto riguarda il mercato del lavoro, in questo caso in contro tendenza rispetto al dato nazionale. “L’occupazione, che nel 2015 aveva mostrato segnali di recupero, si è ridotta; il tasso di disoccupazione ha ripreso ad aumentare.”

Rispetto al 2008, anno in cui ha iniziato a manifestarsi la crisi, il saldo occupazionale ligure è negativo per 24.000unità (-4%). Il rapporto fa notare che “nonostante la leggera diminuzione dell’occupazione, le ore lavorate sono aumentate dell’1,2 per cento.”

Una bella contraddizione questa, i lavoratori diminuiscono, ma quelli che rimangono li si fa lavorare anche per quelli che se ne sono andati ed anche di più. Ciò è l’evidenza che la crisi economica determina un aumento della produttività e quindi dei profitti per quelle aziende che la riescono a superare.

Non è da escludere che molte aziende e gruppi industriali con bilanci più che dorati e portafoglio ordini di alcuni anni, con la scusa della crisi, ricorrano ad ammortizzatori sociali o mobilità (licenziamenti) per aumentare ulteriormente i profitti e di conseguenza lo sfruttamento dei lavoratori che restano.

La crisi economica agisce pertanto da selezione più o meno naturale.

La relazione illustra anche l’andamento degli ammortizzatori sociali “il numero di ore autorizzate di CIG straordinaria si è riportato sul livello massimo raggiunto nel 2013 (8,5 milioni) e ha proseguito a crescere nel primo trimestre del 2017. Nel periodo più recente vi ha influito il riconoscimento, con Decreto ministeriale 21 settembre 2016, dello status di “Area di crisi industriale complessa” al Sistema locale del lavoro di Cairo Montenotte e ai comuni di Vado Ligure, Quiliano e Villanova d’Albenga, tutti ubicati in provincia di Savona; secondo il monitoraggio condotto dalla locale Unione degli Industriali, i lavoratori interessati tra il 2016 e il primo scorcio del 2017 da CIG straordinaria, contratti di solidarietà o procedure di mobilità sono stati oltre 1.200.”

Molto spesso per chi perde un lavoro, le possibilità di ricollocarsi in una condizione analoga alla precedente sono meno favorevoli rispetto al passato (ad esempio il cosiddetto Job act sicuramente non aiuta).

La congiuntura economica del periodo di crisi ha sicuramente determinato un incremento delle disparità sociali “circa un quinto della popolazione con i redditi più bassi detiene, secondo gli ultimi dati disponibili (2013-14), poco meno del 7 per cento del reddito, a fronte del 2 per cento della popolazione più ricca che ne detiene oltre l’8 per cento”.

Alla situazione di crisi si fa fronte attingendo ai patrimoni accumulati in precedenza dalle famiglie “alla fine del 2014 (ultimo anno di disponibilità del dato) la ricchezza netta pro capite delle famiglie liguri ammontava a circa 300.000 euro, il 63 per cento in più del corrispondente valore delle regioni nordoccidentali e quasi il doppio della media italiana.”

In questa situazione economica di luci ed ombre, ci è giunta notizia che in una delle principali realtà produttive savonesi nel settore metalmeccanico che versa in stato di crisi, la lotta per cercare di opporre gli interessi dei lavoratori ai fenomeni di cui si è brevemente accennato sopra, si conduce a colpi di fax, inoltro di email e raccomandate. In un periodo di calura, si evita altresì la fatica di dover montare un gazebo davanti al cancello dell’azienda in crisi.

Ad inizio giugno le rappresentanze sindacali savonesi richiedono urgentemente, al Ministero dello Sviluppo Economico nella persona del Viceministro Teresa Bellanova (ex dirigente sindacale CGIL), un riaggiornamento del tavolo di crisi della vertenza riguardante lo stabilimento Bombardier di Vado Ligure.

Giuliano – Rixi – Berrino – Bellanova

Trascorsi oltre 15 giorni probabilmente infruttuosi, il 22 giugno, veniva rinnovata dal Comune di Vado Ligure e dalla Provincia di Savona, entrambe guidati dalla dott.ssa Monica Giuliano, analoga richiesta di incontro presso il MISE.

Lo stesso 22 giugno anche la Regione Liguria, nelle persone degli assessori Rixi e Berrino, richiedevano un incontro presso il MISE, qui i toni sembrano essere più allarmistici “lo stato della vertenza che sta entrando nella fase finale” ed ancora “il tema sul quale siamo stati sollecitati con forza è quello delle prospettive industriali dell’Azienda e dei rischi occupazionali a cui si potrebbe andare incontro che, per il territorio di Vado e della Liguria, non possiamo assolutamente permetterci.”

Ad oggi, queste richieste, sembrerebbero essere ancora rimaste inascoltate.

Evidentemente le rassicurazioni, gli annunci, le promesse di interessamento pronunciati da parte della politica nel corso degli scorsi mesi non hanno dato, al momento, i risultati auspicati dalle rappresentanze dei lavoratori. Intanto il tempo passa, e già per Tirreno Power si è avuto il primo “showdown”, delle tre principali realtà produttive della provincia rimangono ancora Bombardier e Piaggio Aerospace.

Siamo poi così certi che questi interessamenti da parte della politica siano così sinceri e non si perseguano altri interessi?

E’ necessario ricordare che la politica è ormai del tutto autoreferenziale, il consenso è ai minimi storici, si governa sulla base dei dati rilevati dai sondaggi settimanali o sulle opinioni espresse sui social media, gli interessi che vengono perseguiti sono forse più quelli dei finanziatori delle fondazioni facenti capo al politico al momento più di moda….LEGGI

Tra i finanziatori delle fondazioni politiche si trovano grandi aziende Intesa, Unicredit, Eni, Fs, Enel, Finemecacnica, Poste, British American Tobacco ecc.

Ad esempio la British American Tobacco nel corso degli anni ha finanziato la fondazione Open (facente capo all’ex presidente del consiglio Renzi) a rilanci di 100.000€ e 50.000€….LEGGI

Non essendo enti di beneficienza, le aziende finanziatrici delle fondazioni politiche battono cassa, richiedendo ad esempio il Job Act, per meglio poter controllare i propri dipendenti al fine di diminuire il costo del lavoro e quindi i profitti. Per gli ex sindacalisti scesi in politica, che ben dovrebbero conoscere queste pratiche, per ordine del partito di appartenenza, votano sicuramente la fiducia alla proposta di legge del Governo, venendo quindi a prevalere altri interessi e logiche.

Le parole recentemente pronunciate dall’ex Presidente del Consiglio Renzi sono eloquenti ”sono pronto a ragionare con tutti, ascoltiamo chiunque, ma sui temi del futuro dell’Italia non ci fermiamo davanti a nessuno.” Chiaramente il NOI “non ci fermiamo davanti a nessuno” sono quei soggetti che versano centinaia di migliaia di euro alla sua fondazione e pertanto vogliono capitalizzare il prima possibile quanto investito, non è certo riferito ai i poveri militanti del suo partito che versano 2 miseri euro alle primarie, o vanno a cucinare o servire ai tavoli delle feste dell’Unità, venendo poi magari licenziati dall’azienda per cui lavorano in caso di crisi o ristrutturazione.

Tornando in ambito provinciale, possiamo trovare la GF Group, facente capo alla famiglia Orsero, che ha finanziato la fondazione Open con 50.000€.

Il Reefer Terminal di Vado Ligure, controllato dagli Orsero, dopo una pesantissima ristrutturazione con decine di lavoratori licenziati, nel 2015 è stato ceduto gruppo Ap Moller Maersk.

Siamo sicuri che la ristrutturazione del Reefer Terminal sia avvenuta nel pieno interesse dei lavoratori, visti anche i legami tra aziende e fondazioni di finanziamento della politica e tra politici e sindacato?

Forse per cercare di ottenere qualche risultato in più sarebbe necessario manifestare in modo chiaro il disagio sociale che interessa le varie categorie di lavoratori, disagio sociale che sicuramente non traspare con l’invio di fax e raccomandate, non essendo messo in discussione alcun profitto o interesse, ma probabilmente questa è appunto la strategia perseguita storicamente dalle rappresentanze sindacali savonesi.

Disagio sociale recentemente manifestato dai lavoratori delle acciaierie di Piombino,…LEGGIo dai lavoratori dell’Ilva di Genova di cui si è discusso nell’articolo dello scorso 19 giugno.

Ai lavoratori savonesi che seguendo le strategie delle proprie rappresentanze sindacali saldamente legate agli interessi dei partiti politici di riferimento, che vanno alla guerra armati di tutto punto con fax, raccomandate, email, striscioni su cavalcavia e gazebi vari si augurano le migliori fortune.

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