C’è stato un momento in cui il cielo sopra Savona ha tremato. Non per un evento atmosferico, ma per il confronto titanico tra il sindaco Marco Russo e il presidente della Regione, Giovanni Toti… ah no, pardon, Giovanni Bucci (lapsus freudiano). L’incontro è stato descritto da Russo come “soddisfacente”, un termine che evoca il livello di entusiasmo che si riserva al decimo caffè della giornata: “È caldo, ha un sapore, va bene così.”
Russo ha affermato di aver percepito “una condivisione delle linee di azione”. Tradotto dal politichese: hanno discusso, annuito, forse persino condiviso uno sguardo complice, ma alla fine il mistero delle reali intenzioni è rimasto avvolto in un’elegante nebbia istituzionale.
Uno dei temi caldi – anzi, freddi, considerando il rigassificatore – sembra ormai relegato al passato, almeno secondo Bucci. “Non ha senso da un punto di vista economico,” ha sentenziato, mentre una folla immaginaria applaudiva questa dimostrazione di razionalità. Eppure, il dubbio rimane: il capitolo è davvero chiuso, o qualcuno ha solo smesso di leggere per stanchezza?
La vera perla dell’incontro è stata la “visione” di Russo. Parliamoci chiaro: “visioni” è una parola che richiama grandi leader e profeti, da Martin Luther King a…Marco Russo?
Secondo il sindaco, la visione abbraccia infrastrutture strategiche, portualità, sanità, la candidatura di Savona a Capitale della Cultura, l’Aurelia Bis e Villa Zanelli. Una lista che suona più come una puntata di un quiz televisivo che un programma politico. Mancava solo un accenno al teletrasporto e al turismo spaziale per completare il quadro.
L’incontro si è concluso con la solita formula magica: “C’è volontà da entrambe le parti di lavorare concretamente per dare risposte ai bisogni del territorio.”
È la promessa eterna, quella che si ripete dai tempi delle città-stato greche. “Collaboreremo,” è un’assicurazione che non costa nulla, ma suona bene. Come una serenata politica che si conclude sempre con: “Vediamoci presto per un aggiornamento.”
Alla fine, cosa ci resta di questo incontro? Una stretta di mano, una promessa e una visione che, come tutte le visioni, resta un po’ sfocata. Ma non disperiamo: il teatro epico-politico savonese è solo all’inizio della stagione, e il prossimo atto potrebbe riservare colpi di scena inaspettati. O almeno, un’altra lista di buone intenzioni da aggiungere al repertorio.
L’incontro si è concluso con i soliti impegni reciproci: “lavorare concretamente”, “collaborazione stretta” e altre formule che, lette tra le righe, significano: “Ci vediamo al prossimo tavolo per dirci le stesse cose”.
Nel frattempo, i savonesi aspettano con ansia il prossimo annuncio di “visione condivisa” e sperano che, tra una stretta di mano e l’altra, qualcuno riesca davvero a fare qualcosa di utile per la città. Ma, si sa, a Natale siamo tutti più buoni… o almeno ci proviamo.