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LA VERGINITÀ DI ARBOSCELLO

A proposito dell’articolo apparso su Repubblica, a firma Matteo Macor.

Non abbiamo titolo per entrare nel merito dell’attualità politico-giudiziaria di Genova.
Ne abbiamo, in quanto vadesi, per parlare di discariche, ambiente e azioni conseguenti.

Ci tocca perciò dire la nostra sulle dichiarazioni di Arboscello.

1. Arboscello afferma che “il problema non è se le imprese finanziano“: a nostro parere il problema è proprio questo, per l’evidente motivo che ogni finanziamento è figlio di un interesse: lecito o no. E chi lo riceve è in qualche modo tenuto a dar conto ai finanziatori del proprio operato, non fosse altro per mantenere un rapporto corretto.
Ciò vale, anche e soprattutto, nel caso di soggetti che finanziano tutti.
La difesa, non richiesta, che Arboscello fa delle attività sociali di Green Up è l’evidente dimostrazione di ciò che scriviamo.

2. Arboscello afferma di non avere alcun potere decisionale sul tema dei rifiuti: certamente è vero. D’altra parte non ha mai esercitato neppure il potere, che pure da sindaco aveva, di provare a difendere Bergeggi dall’impatto negativo del Boscaccio.
È assurdo pensare che non abbia mai fatto un giro al confine della discarica; è assurdo pensare che non sappia dell’allarme lanciato dal presidente dell’area Marina protetta sul danno che i gabbiani fanno all’isola in conseguenza del loro rifornirsi al “Supermercato Boscaccio“.
La prima voce di Arboscello a difesa dell’ambiente si è levata quando è balzato sul treno del no rigassificatore, che già correva spinto dalla forza della protesta popolare; salirci poi sostenendo contemporaneamente la candidatura a sindaco di Gilardi, è stato tutto tranne che una dimostrazione di sensibilità ai temi dell’ambiente e della trasparenza.

Sia chiaro: c’è spazio e plauso per tutte le new entry senza pretese di primogenitura, ma al passaporto di Arboscello manca qualche timbro di credibilità.

VIVEREVADO

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