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LA SOLITA MINESTRA RISCALDATA, IN QUESTO CASO ANCHE AMMUFFITA

Venerdì scorso ho assistito alla presentazione del masterplan del waterfront di levante, perché chiamarlo “ipotesi di sviluppo del fronte mare di levante” ormai fa brutto, dove lo studio di architetti incaricato ha presentato possibili idee di recupero e rigenerazione delle aree comprese tra la Torretta e Albissola Marina, alla presenza del sindaco, del commissario di Autorità Portuale, del sottosegretario Rixi e del Presidente della Regione Toti.
Circa sei anni fa mi trovavo nella stessa sala a seguire la presentazione dello stesso masterplan, da parte dello studio 5+1 (Peluffo e Femia) e dell’allora sindaco Caprioglio: stesse “suggestioni”, stessi deliri psichedelici di architetti lontani dalla realtà territoriale e scollegati dall’effettiva funzionalità di certi spazi.
Demeriti particolari spettano a chi ha pensato che si possa abbattere il distributore di carburanti di fronte alla Torretta per sostituirlo con una piazza stile anfiteatro per eventi, solo immaginare che nell’incrocio più trafficato della città si possa realizzare una cosa simile significa vivere nella bambagia o pretendere di modellare la città sulla base di capricci voluttuari e privi di una reale funzionalità: questa povera città, ormai disegnata, governata e maltrattata da personaggi che spesso abitano a Genova o a Ponente, se non addirittura dentro studi di architettura milanesi, che a Savona vengono forse qualche volta d’estate per andare a spiaggia.
A questo aggiungiamo che solo chi non è mai salito sulle banchine sotto la Torretta può immaginarsi, dopo avere assunto sostanze particolari, che vi sia spazio tra il rilevato dell’Aurelia e il filo d’acqua per realizzare eventi, locali e spazi espositivi.
Non poteva mancare l’ex terminal funivie: grazie all’ennesima dimostrazione di borbonica burocrazia autoritaria con la scusa di presunte tutele fini a se stesse, la Soprintendenza ha di recente apposto un vincolo architettonico su quell’ammasso di ruggine, che è poi il biglietto da visita per chi entra in città da Levante. Non preoccupatevi, qua i creativi ideatori si sono scatenati, proponendo ben due soluzioni: nella prima si crea uno spazio interno destinato a non si sa cosa, nella seconda una specie di copia del bosco verticale. L’unica utilità di quel terminal in disuso e arrugginito, che cade a pezzi, è rappresentata dal raderlo al suolo e mi sorprende che nessuna istituzione abbia alzato mezzo dito quando il Soprintendente Canziani ha imposto questo vincolo.
Sorvolo poi sui confronti dei vari interventi con quelli realizzati in altre città: tutte realtà con milioni e milioni di abitanti, spazi enormi, risorse economiche più che abbondanti. Il solito delirio di onnipotenza per vendere alla politica e alla città l’idea che viva erroneamente un complesso di inferiorità, quando in realtà non avrebbe nulla di meno di città come Shangai, New York, Venezia e Chicago. Purtroppo se non si prende atto che la nostra città è una piccola realtà con spazi compressi, schiacciata tra colline e mare, nessun progetto sarà mai funzionale al quotidiano di chi vive e lavora a Savona.
Tra una suggestione e l’altra ritorna, come la peperonata, il porticciolo alla Margonara per yacht da 30 metri, con ristorante e spazi per sport del mare, che i rendering restituiscono enormemente più grandi di quelli reale. Mi stupisce il silenzio delle associazioni che nel 2017 alzarono la voce contro la Caprioglio per lo stesso motivo.
Chi finanzia tutto questo? Se avanzeranno risorse dall’accordo da 175 milioni tra Autostrade per l’Italia e il Ministero dei Trasporti per gli interventi su Genova a seguito del crollo del Morandi, destinate all’area genovese, arriveranno 20 milioni. Tra i presenti infatti c’erano sia l’Amministratore delegato di Autostrade Tomasi, sia una funzionaria di ANAS: entrambi i soggetti hanno elogiato e difeso il lavoro delle loro società, peccato che l’unico intervento che questi signori dovrebbero fare in rappresentanza delle loro aziende è chiedere scusa di tutti i disagi che ogni giorno causano ai liguri, tra code autostradali indecenti e il cantiere dell’Aurelia Bis che è ormai diventato una barzelletta.
Insomma, per dirla semplice, il solito esercizio di fuffologia: se dopo sei anni assistiamo alla presentazione della stessa minestra, cambiando solo lo studio che ha disegnato il masterplan, significa solo assenza di idee e incapacità (o scarsa voglia) realizzativa.
Salta anche all’occhio un’altra cosa: nessun accenno alla viabilità, all’uscita e all’entrata dal porto dei mezzi pesanti che insistono sulla mobilità cittadina creando disagi concreti e reali. Prima di lanciarsi in voli pindarici su boschi verticali nelle ex funivie, anfiteatri negli incroci, ristoranti tra pantegane e siringhe, sarebbe forse più utile ragionare, studiare e progettare soluzioni per ridurre l’impatto del traffico sulla città, o il sindaco pensa di averlo risolto chiudendo due strade che andrebbero riaperte domani?

 

 

Consigliere Manuel Meles (M5S) da FB

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