LA MIA CELLE di Michele Manzi (I primi cento metri da ponente)

https://www.turismocelleligure.it/

Ho appena posteggiato nella “Vignetta” in fondo a Via Trento e già mi giungono all’orecchio le urla provenienti dalle finestre di via Trento: Le “Menegolle” lanciano grida sembrerebbe dai toni, rivolte al gentil sesso; la “Bunaseia” scende a difesa delle mal capitate, mentre la “Lorga” diplomaticamente chiude i battenti.
La “Bendedio” sembra gioire e fornisce spiegazioni in merito ai bagnanti spaventati.
Mi riparo dalle “Balusse” ne approfitto per prendere un gomitolo di lana.
Finita la buriana esco dal negozio quando il “Talandié” mi chiama per un bicchiere, c’è suo cugino il “Zinoa”, “Fino” e “Culin”.
Attraverso la strada e “Passeri” sulla porta mi fa segno che la bicicletta non è pronta mentre la moglie alle spalle mormora: “Ugo vieni!”.
Altre voci provengono dai “Treugi” incuriosito vado a vedere cosa succede: la “Barella” canta per minimizzare gli insulti delle “Badann’e” mentre la loro vecchia madre tremula, si alza dallo sgabello e allarga le gambe… è fatta!
Dalla finestra “Grasia la calabrese” chiama il figlio “Tunino, u Lanoo” e non si accorge del cestino di frutta che la “Cappunn’a” le cala dal terrazzo di sopra.
Ritorno sulla strada evitando con uno sbalzo le ruote della macchina a pedali del “Cellerino”.
Ecco che dal magazzino-cucina-dormitorio esce il motocarro delle “Frate”, il “Lun’a” suo fratello ferma il traffico sull’Aurelia e non viene risparmiato dagli insulti del “Sussun” che sta transitando in quel momento alla guida del suo camion; il motocarro si accosta sul ciglio della strada, “Tugnelin” mette uno sgabello affinché le zie “Rusinin e Maria” prendano posto all’aperto su due poltrone barocche collocate sul carro dove rigorosamente vengono legate. Oggi si vendemmia a Cassisi!
Finalmente la strada è sgombra poco più avanti sulla porta del negozio appare la “Peietta” entro e prendo due lampadine e mi indi- ca la vetrina dove in mostra c’è il frullino elettrico, subito si accinge a darne spiegazione alla “Careghèa” ferma in ammirazione e alla “Lamulitta” sempre accompagnata dal marito, il veterano “Taiajriol”.

Già che mi trovo da quelle parti entro dalla “Caraca” e compro le uova, il “Patatin” uscito dal portone viene fermato dalla “Bigetti fosci” chissà cosa dovrà dirgli di così importante da far mugugnare il marito, il quale la sollecita ad affrettarsi perché le galline devono essere liberate nel “riàn da cascinn’a”.
Sono arrivato sulla piazzetta, saluto “Poldo” e mi infruccio in quel portone che si sale si scende e si sale per andare a ritirare una camicia dalla “Beghi”. Scendo le scale di tutta fretta e mi impatto nel “Limoncelli” con i secchi pieni di bibite per la spiaggia, ancora a settembre!
>Sono finalmente in via Aicardi, mi libero dell’orologio e lo lascio a “Silli” l’orologiaio e marito della “Pulinn’a”.
Di fronte c’è Pierin Canale e prendo una guarnizione per il rubinetto, evito le sue sorelle che stanno allestendo la vetrina della Boutique con i timidi saldi di fine stagione.
Mi faccio largo tra Mario il “coga bachi”, Palmira, e i fratelli “Catteinin”, mentre Lena, invita il padre “Baciccia u Castellou” ad alzarsi dal passetto e rientrare in casa; dal primo piano la voce del “Gigiotto” richiama la sorella che sta confabulando con “Teresa de Landrin”.
Compro il latte nella latteria di Lazzoni, saluto il “Re della spasuia” sempre sulla porta e entro dal Dario (panetteria centenaria dei Gambetta) a prendere il pane e le galette (che buone!), uscito, penso: perché non tornare a casa con un giocattolino per mio figlio? E che c’è di meglio del “Litto”?
Dalla finestra si affaccia la “Caghinn’a” e mi porge il saluto doverosamente sempre seguito da uno “yes” (forse in omaggio ad un fratello emigrato negli Stati Uniti e ad una sua breve permanenza in America).
>Giunti lì, da una finestra aperta “Mascinn’a a Scirvann’a” sprigiona la sua splendida voce per tutto il carruggio. Lascio le scarpe da suolare dal Ricco il “Bunaseia” e passo sul “Molo”, porto la camicia dalla “Pastetta” affinchè ne esca lavata e stirata e torno alla macchina fermandomi ancora un poco a parlare con il “Vigna”, sua moglie “Ernestinn’a”, “Isdraele u schitta”, Mario il “finotto” e “Bianca dei frati”. Dal volto che conduce alla spiaggia esce “Maria a Suéla” riprende il carretto e …“Laxerti, bughe, anciùe!
Dal vespasiano d’angolo alla ferrovia si ode uno strano lamento, ma che lamento! è un vero ruggito! È Luigi “u bale neigre”: annuncia al popolo che si è appena… liberato!
Mi vorrei ancora fermare ma si fa tardi adesso devo andare. Che bella!!!, la mia Celle.

Michele Manzi da A Civetta

Condividi

Lascia un commento