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La democrazia

L’ANPI, il cui richiamo è condivisibile in ogni suo punto,
lancia il suo appello fuori tempo massimo.
La democrazia non è in crisi, semplicemente non esiste più…

Si è tramutata in una melassa affaristica dove ti viene consentito un minimo di libertà per restare consumatore di cose inutili e trascinarti la sera, armato di telecomando, davanti ad un mefistofelico contenitore di spettacoli mangia cervello. Non esiste più come non esistono più discussione politica, fantasia, progettualità a lungo termine che non sia affossare aree produttive per costruirci palazzi, ideologie, solidarietà. I giornalisti vivono uno dei periodi più bui nella storia dell’informazione e ne sono sempre più succubi e spesso complici per paura, i magistrati combattono tenacemente battaglie di legalità fra difficoltà tipiche di un regime ma sempre più si avverte scoramento e sfiducia nella giustizia.

Ho avuto un padre partigiano e un nonno massacrato dai fascisti, ho conosciuto da ragazzino tanti uomini che sulle montagne avevano combattuto davvero e ricordo Rinaldo, un omone oggi scomparso, raccontare con gli occhi velati storie di ragazzi e ragazze di vent’anni o poco più uccisi per il loro ideale di libertà. Ragazzi e ragazze che non facevano parte della massa di italiani pronta, dopo il

25 aprile, a smettere la camicia nera per ululare nelle piazze contro il regime abbattuto. I migliori sono caduti o tornati alle loro case, i più furbi hanno costruito la società di oggi. Gli errori tremendi della post-Resistenza sono stati delegare il futuro ad altri, permettere che l’ideologia popolare si tramutasse lentamente nel dominio di una casta fatta di squali, società segrete, lobby, imprenditori costruiti dalla criminalità organizzata. Appoggiare un partito e sindacati che dalla metà degli anni settanta si sono rapidamente “evoluti” al servizio del potere economico minando alla base la coesione sociale e tramutando la società in un organismo parassitario dove l’individuo viene isolato e prosciugato di ogni identità. Il Potere, che non è di destra o sinistra ma cavalca con maestria i tempi che si trova a percorrere, da sempre semplicemente mette in atto le teorie di Sun Tzu descritte nell’ “Arte della

guerra”: perché combattere quando si possono conquistare i generali dell’esercito nemico? Ma forse il guerriero e filosofo cinese ha scritto il suo trattato proprio osservando la strategia di chi da sempre domina il mondo. Savona è un esempio talmente limpido di cos’è accaduto nel tempo… La sinistra ha costruito il suo impero, dobbiamo avere il coraggio di dire spesso con discutibile arroganza dominante, si diceva un tempo che senza tessera non si poteva lavorare in questa città. Pensando a sistemare se’ stessa, figli e parenti più che a continuare a tessere la tela di una società equa e solidale.

Diventando oggi una forza che guarda quasi con odio chi le ricorda le radici popolari. Questo ha creato un senso di onnipotenza lontano dalle teorie marxiste e costruito una sottocultura dove si sono inseriti personaggi pronti a garantire appoggio nella logica millenaria “ut do des”. Personaggi che, una volta entrati nella stanza dei bottoni, hanno cominciato a riempirla di signorsi pronti a qualsiasi cosa pur di ottenere un riscontro sociale. A generali nemici conquistati, bastava organizzare l’esercito con i propri soldati… Quanti scritti profetici da Pasolini a Gaber, dal gruppo del Manifesto a tanti altri progressivamente emarginati. Ha ragione l’ANPI su tutto quello che rimarca, ma a mio modesto parere non comprende che il regime di oggi è molto più infido e globale, penetra nelle coscienze grazie all’informazione e le rende refrattarie a qualsiasi cosa. Quasi impossibile da combattere. Al popolo non frega niente di P2, P3, veline nel letto del premier, prepotenze e scandali. Il popolo non esiste più. La società e costruita su microcosmi che consumano e gettano via ogni notizia come una cicca di sigaretta, come personaggi del Grande Fratello. Su personali ricerche di appoggi per avere il classico calcio in culo fregandosene degli altri ed emarginando nei ghetti chi non ha risorse o possiede ideali e orgoglio. Sulla smodata corsa a scimmiottare i propri dominatori. Sulla riscrittura della storia che tra qualche anni magari dipingerà i Partigiani come pericolosi terroristi. Non serve un richiamo all’unione del popolo, non serve più. Occorre chi ancora comprende dove stiamo andando si unisca e cominci a lottare democraticamente ma ferocemente, conscio della difficoltà e della probabile, quasi certa, sconfitta. Ma almeno, passando davanti alle foto di quei ragazzi nel cimitero di Zinola, si potrà sussurrare loro che la loro vita non è stata cancellata per nulla. Che oltre alle corone, il loro sacrificio ha portato anche qualcosa di molto più importante: il desiderio di non arrendersi mai.

 Falco Savonese

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