LA CRISI DELLA FAC DI ALBISSOLA
IL FALLIMENTO PERFETTO 2?
I protagonisti sono gli stessi: un noto imprenditore e una parte del Sindacato
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Ricostruendo le ultime vicende della FAC, tralasciando la storia antecedente, anch’essa, comunque, ricca di particolari, si possono trarre delle conclusioni che sembrano portare ad altre aziende in crisi, con finali, purtroppo, noti.
Dopo 5 anni di gestione fallimentare, Silvia Canepa decide di cercare un imprenditore, vendergli i terreni (di proprietà di Alfa, società sempre della famiglia Canepa), delocalizzare l’azienda in un’ altra zona di Albissola e mantenere i livelli occupazionali attuali.
L’idea era la stessa del Sindaco Orsi, visto che nel programma elettorale aveva inserito la riqualificazione della zona intorno alla FAC.
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Silvia Canepa
G. Gabriel |
Trovato l’imprenditore (notissimo in provincia), la Canepa ottiene in cambio della vendita dei terreni attuali di Alfa (il business, dopo aver edificato, è di centinaia di milioni di euro), la costruzione dei capannoni nella zona dove si sarebbe dovuta insediare l’azienda e un anticipo sui soldi per permettere all’azienda di continuare a produrre, giusto il tempo per effettuare il cambiamento di destinazione d’uso delle aree. A dicembre, La Canepa ottiene da Alfa la delibera per vendere ma l’imprenditore, visti i conti disastrosi della FAC e capendo che l’azienda non avrebbe retto neanche per il tempo pattuito, fa un passo indietro e non anticipa il dovuto.
Quindi a gennaio la proprietaria, senza più liquidità, decide mettere in liquidazione l’azienda. Viene incaricato un liquidatore di Genova, Gianfranco Gabriel della 3G & Partners Srl. I lavoratori, preoccupati dal fatto che il liquidatore potesse vendere i macchinari dell’azienda, per impedirlo decidono di occupare la fabbrica in assemblea permanente. |
Il liquidatore, invece, comunica ai sindacati che, nonostante i crediti non taciteranno i debiti, sta lavorando ad una ristrutturazione dell’azienda da presentare a possibili investitori, la nuova società che il liquidatore sta creando (questo è molto importante) sarà totalmente staccata dalla vecchia, libera da ogni debito e subentrerà alla vecchia FAC solo il tempo necessario, poi la vecchia FAC seguirà il suo corso verso il fallimento e la nuova società andrà avanti per conto proprio.
Questa proposta verrà presentata nei minimi dettagli il 16 maggio all’Unione industriali e ai Sindacati, ma, da indiscrezioni, sembra che su 148 dipendenti verrebbero mantenute 95 -110 unità.
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Il Sindaco Orsi
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I sindacati su questa proposta si sono divisi. La UIL, visto che non ci sono alternative, prima di decidere il da farsi, vorrebbe ascoltare il piano industriale del liquidatore, CISL e CGIL, invece, non intendono farlo, considerandolo un’ emanazione dell’Azienda e proponendo come unica soluzione il FALLIMENTO. Ma un fallimento, senza sapere quello che verrà dopo, significa togliere ai lavoratori qualunque speranza di rioccupazione.
I savonesi sanno per esperienza che nella nostra Provincia, dietro ad ogni fallimento su aree di pregio dal punto di vista speculativo, ci sono sempre i soliti noti che non hanno certo a cuore chi perderà il lavoro.
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In questo caso non vogliamo pensare alla malafede di chi permetterebbe all’imprenditore di non accollarsi le spese per la delocalizzazione dell’azienda, di non dover mantenere l’occupazione per i prossimi 3-4 anni (il tempo per effettuare il cambiamento di destinazione d’uso delle aree) ma di comprare l’azienda per quattro soldi da un fallimento più o meno perfetto e aspettare solamente che cambi il piano regolatore.
Quello che insospettisce di più è il fatto che nella zona da riqualificare non ci sono solo i terreni della FAC: la zona su cui poter edificare va fino al ponte sul Sansobbia, con in ballo una “paccata” di milioni da far girare la testa. Ricordiamo che nel programma della Giunta Orsi c’è la riqualificazione di tutta la zona che fiancheggia il Sansobbia e probabilmente il Sindaco, avendo ipotizzato un caso come quello della Gavarry, spostatasi a Quiliano, saputo della situazione finanziaria della FAC, si è trovato spiazzato e sta cercando una soluzione tra mille difficoltà.
Questi i fatti, che ci ricordano un altro al fallimento, quello dell’ITALSIDER, i protagonisti sono gli stessi, speriamo solo che, tra qualche anno, un giornalista non debba scrivere …
“IL FALLIMENTO PERFETTO 2”.
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