Dopo oltre due decenni di progetti e promesse non mantenute, la Corte dei Conti ha finalmente emesso una sentenza riguardante il “carcere fantasma” di Savona. Due alti funzionari del Ministero delle Infrastrutture sono stati condannati a risarcire lo Stato per un totale di oltre 2 milioni di euro, a causa della mancata realizzazione dell’istituto penitenziario previsto sin dal 2002.
Il progetto originario prevedeva la costruzione del carcere in località Passeggi, sulle alture savonesi, su un’area in parte di proprietà della Società Autostrada Torino-Savona del Gruppo Gavio. Nonostante le alternative proposte, come Rio Termine e Madonna del Monte, la scelta ricadde su Passeggi, un’area a rischio idrogeologico e situata a ridosso dell’autostrada A6.
Secondo la sentenza, la decisione di optare per Passeggi sarebbe stata influenzata dagli interessi del Gruppo Gavio. In una conversazione telefonica del 2004, intercettata dalla Guardia di Finanza, Massimo Ponzellini, all’epoca amministratore delegato di Patrimonio dello Stato Spa, comunicava a Marcellino Gavio di aver ottenuto la scelta dell’area desiderata, suggerendo la necessità di “accontentare” qualcuno in cambio.
Nonostante l’appalto da 75 milioni di euro fosse stato affidato a un’Associazione Temporanea di Imprese, il carcere non è mai stato costruito. L’impresa appaltatrice ha intentato una causa, vinta in appello, che ha portato i ministeri delle Infrastrutture e della Giustizia a pagare oltre 4 milioni di euro di penale. Ora, la Corte dei Conti cerca di recuperare parte di questi fondi attraverso le condanne dei funzionari coinvolti.
Nonostante la prescrizione abbia salvato molti degli imputati iniziali, la sentenza rappresenta un passo significativo nel riconoscimento delle responsabilità per una vicenda che ha causato un notevole danno erariale e ha lasciato la città di Savona senza una struttura penitenziaria adeguata.