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La Corazzata UDC e il tentativo disperato di Salvini: la grande invasione del 12 agosto in Puglia

**Introduzione: Il Titanic della Politica**

Nel vasto mare della politica italiana, c’è una nave che, con la dignità di un relitto, galleggia ostinatamente, sfidando le correnti e le maree. Non stiamo parlando di un vascello qualsiasi, ma dell’UDC, un antico colosso del centrodestra che pare più simile alla corazzata Roma, affondata nel 1943, che a una moderna e agile imbarcazione politica. E, come la Roma, l’UDC sembra essere destinata a un’affondamento lento, ma inevitabile. O, perlomeno, a uno scontro mortale con il tempo e con l’incoerenza. La storia del partito, tra alti e bassi, tentativi disperati e alleanze improbabili, è un racconto di parassitismo politico che vale la pena esplorare con il giusto spirito di sarcasmo.

**1. La Corazzata UDC: Misure e Deficit di Senso**

Immaginiamo l’UDC come una moderna corazzata, con tanto di armamenti e corazzatura imponente: una lunga tradizione di compromessi, una struttura ingombrante e una strategia che, come la Roma, sembra più adatta a un’altra era. Nonostante le sue gloriose battaglie passate (o forse proprio per quelle), l’UDC oggi galleggia con l’eleganza di un relitto d’epoca, mantenuta a galla solo dalla volontà di pochi, e dalla disperazione di molti.

Le sue dimensioni politiche – non più imponenti e inaffondabili come in passato – sono adesso ridotte, e il dislocamento di peso è talmente scarso che potrebbe facilmente essere scambiata per una barca a vela piuttosto che per un’ammiraglia. Eppure, anche se le dimensioni sono ridotte, l’UDC è ancora in grado di produrre una buona dose di fumo e rumore, esattamente come la corazzata Roma prima della sua affondata. Ma attenzione: i cannoni sono ormai arrugginiti e i compartimenti stagni cominciano a mostrare segni di debolezza.

**2. Il Tentativo di Salvini: Un’Ammiraglia Senza Vento**

Ah, Matteo Salvini! Il capitano dell’armata della Lega, che nel suo disperato tentativo di penetrare nel Mezzogiorno, ha pensato bene di allearsi con l’UDC, nella speranza che il vecchio bastimento potesse portargli quei voti che la Lega non riusciva a ottenere da sola. Salvini, nella sua brillante strategia, ha deciso di prestare alcuni dei suoi deputati all’UDC. Un po’ come se un moderno capitano di una portaerei decidesse di prestare i suoi aerei a una barca a remi, sperando di ottenere lo stesso impatto sui nemici.

Questa mossa, che avrebbe dovuto rinvigorire l’UDC, si è rivelata più una manovra disperata di salvamento che una vera alleanza strategica. L’UDC, con la sua struttura fatiscente e la leadership più simile a una dinastia in declino che a un partito vivace, ha accettato l’offerta con la stessa urgenza con cui un naufrago abbraccia un salvagente. Ma, come ogni naufragio, anche questo ha il suo epilogo inevitabile: l’UDC non è riuscito a ottenere nulla di concreto, se non una parvenza di legittimità temporanea.

**3. Le Meschinità dell’Ultimo Tentativo: Puglia, 12 Agosto**

E ora, il culmine della nostra storia: il tentativo disperatissimo del 12 agosto in Puglia. Come una corazzata Roma che tenta di sopravvivere all’assalto finale delle forze nemiche, l’UDC si avventura in un nuovo tentativo di rivitalizzazione con la nomina di Gianfranco Chiarelli a commissario regionale e Francesco La Notte come vice. L’iniziativa, da sola, potrebbe essere considerata una buffonata se non fosse per il contesto drammatico in cui è stata tentata.

La nomina, a prima vista, appare come un disperato colpo di coda per cercare di rivitalizzare il partito in una regione dove il suo influsso è ormai pari a quello di una barca a vela in tempesta. Chiarelli e La Notte, per quanto preparati, sembrano essere lì non tanto per guidare un partito, quanto per mantenere in vita una leggenda che è morta da tempo. Le dichiarazioni ottimistiche sul futuro e sul rafforzamento del partito sono degne di una rappresentazione teatrale, un’ultima recita di fronte al pubblico che ha smesso di applaudire.

**4. La Grande Illusione del Parassitismo Politico**

Nel grande spettacolo della politica italiana, l’UDC è diventato il simbolo di quel parassitismo politico che si nutre delle macerie del passato, sperando di ricostruire qualcosa che non ha più il potere di esistere. Ogni tentativo di rinascita, ogni alleanza forzata e ogni incarico nominato sono come le ultime manovre della corazzata Roma mentre affonda: una bellezza tragica che non può più essere salvata.

E così, mentre il partito galleggia verso il suo inevitabile destino, la scena è tutta per Matteo Salvini e la sua Lega, che, per quanto speri nel colpo di grazia dell’UDC, sembra destinata a rimanere bloccata in una tempesta di scelte politiche sbagliate e calcoli errati. Il tentativo del 12 agosto è solo l’ultimo disperato appello a una visione che, come la corazzata Roma, è destinata a essere dimenticata nella storia come un monumento all’impossibile.

**Conclusione: Il Disperato Addio della Corazzata UDC**

Alla fine, la grande corazzata UDC, con i suoi tentativi di alleanze improbabili e le manovre disperate, affonda lentamente nel mare della politica italiana. Ogni mossa, ogni tentativo di rianimare il partito, sembra più un addio malinconico che una vera e propria rinascita. La Roma, come simbolo, vive come un monito di quanto sia difficile mantenere la propria posizione quando le forze circostanti sono troppo potenti.

Così, mentre l’UDC continua il suo viaggio verso il fondo, noi osserviamo, divertiti e malinconici, il lento naufragio di un colosso che, nonostante i tentativi disperati di salvarlo, è ormai destinato a diventare un relitto della storia politica. L’ultimo disperatissimo tentativo in Puglia è semplicemente l’ennesimo capitolo di una saga che si avvia verso la conclusione. Che il Titanic della politica italiana, con tutto il suo parassitismo e la sua grandiosità morente, trovi pace in fondo al mare, lasciando spazio a nuove e più agili imbarcazioni.

 Antonio Rossello

 

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