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La competitività dei porti Italiani

La competitività dei porti Italiani si raggiunge non con le parolema con i fatti
Al convegno del 19 Marzo al Priamar c’erano le persone più idonee per fare il punto sulla situazione del trasporto marittimo, la sua crisi e quindi il raffronto con altre realtà portuali. Si sono alternate….

12 figure di riferimento nel settore dell’economia marittima e con tutta sincerità mi sarei aspettato che a fronte di ogni constatazione di un problema ci fosse una risposta di  risoluzione ed invece così non è stato.

Infatti riconoscere la colpevolezza nella gestione amministrativa e la burocratizzazione degli scali italiani ne siamo consapevoli tutti ma purtroppo non ci sono state proposte per ridurre al minimo le procedure e quindi trarne i dovuti vantaggi.

E’ vero che in Italia sono necessari 70 documenti di controllo da sottoporre a 5 enti per le procedure d’arrivo e quindi abbiamo toccato l’apice della burocratizzazione.

Ma a questo punto la domanda sorge spontanea “ cosa s’è fatto per sopperire a questo problema”? Abbiamo cercato di esaminare cosa succede nei vari porti extra Italia come si svolgono le procedure ? Le possiamo adottare anche noi ?

Se a Singapore lo scarico di un Tir si compie in 1 minuto perché noi dobbiamo essere soddisfatti se ci impieghiamo 40 minuti ? Qualcuno è andato a Singapore a prendere visione come si fa per impiegarci 1 minuto ed eventualmente far sì che noi in Italia ce ne impieghiamo 3 minuti?

Perché nessuno dei partecipanti ha sollevato il problema  che non esistendo una integrazione portuale s’è venuto a creare un caos che è stato calcolato un danno pari a 12 miliardi al sistema delle imprese?

Perché nessuno ha parlato che si movimentano 440 milioni di tonnellate annue di merci che partono e arrivano in Italia ma non passano per essa ma bensì per i porti del Nord Europa ? Sarà mica però perché quei porti sono più efficienti e affidabili ?

Cosa si sta facendo per cercare di ricuperare quel traffico così consistente?

Che la legge n°84 del gennaio 1994 vada rivista ed aggiornata è fuori di discussione e quindi renderla più consona ai tempi d’oggi , ma nessuno ha mai identificato i punti più salienti proponendo di fatto la modifica idonea.

Perché , spesso e volentieri , quando c’è da nominare il Presidente dell’Autorità Portuale il più delle volte, si disattende quanto disposto secondo il comma 1 dell’art.8 della legge 84/94 come modificato dell’art.6 del DL 136/2004 per cui il soggetto deve possedere specifici requisiti?

Perché nessuno ha commentato le dichiarazioni dell’amministratore del VTE intervistato recentissimamente da Primo Canale il quale dice forniamo 500.000 Teu alla piattaforma Maersk di Vado così poi saremo noi a dover mettere in cassa integrazione i nostri operatori. Altri autorevoli personaggi del settore tipo il Sig. Aponte più di una volta ha sostenuto l’inutilità della piattaforma mentre ha sostenuto la necessità  di investire sulle necessarie infrastrutture.

Perché non si parla di cosa si può fare concretamente per cercare di risollevare l’attuale crisi del terminal Reefer che ha una potenzialità di 400.000 Teu e che nel 2011 i Teu in entrata e uscita sono stati N° 170.427 e nel 2012 sono stati N° 75.282?

Purtroppo è amaro il dover constatare che molte sono le parole e quasi nullo il fare e a volte insistere sul voler fare si può incorrere in qualche iniziativa inutile con l’aggravante della irreversibilità.

CICCIONE Riccardo

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