LA CGIL A SAVONA

Ma che succede in CGIL?  Chi svilisce la CGIL?
Quando si parla della CGIL non bisogna dimenticare in premessa che è il più grande sindacato italiano, probabilmente tra i maggiori d’Europa e forse tra i più rappresentativi nel mondo.
Parliamo di milioni di iscritti, milioni di uomini e donne che non si arrendono alle ingiustizie, ai soprusi, giovani e anziani, insieme a lottare per il lavoro e perchè i diritti non vengano calpestati anche quando si smette di lavorare.
Decine di categorie rappresentate, di chi lavora e anche di chi non lavora, migliaia di servizi offerti a tutti coloro che hanno bisogno di aiuto. Sempre.
E senza mai guardare in faccia nessuno, ma guardando solo alla miglior soluzione possibile per chi chiede un sostegno e un aiuto nel momento del bisogno, un posto dove viene sempre aperta la porta quando si sente bussare.
Questa è la CGIL.

E di fronte a tutto questo impegno – spesso volontario- non è e non può essere pratica corrente l’utilizzo di queste energie per sbrigare qualche affare di famiglia, o peggio qualche questione personale dalla quale trarne vantaggi e benefici, nascondendosi dietro a qualche norma statutaria. La CGIL è un sindacato…

che ha fatto la sua parte da sempre a partire dalle lotte di Liberazione, lo ha fatto anche prima di quel periodo, lo fa anche anche oggi con lo stesso impegno di sempre.
Persone come si deve, gente che non aspira alle prime pagine dei giornali, gente di fabbrica e di scuola, di ospedali, di porto, di banche, di pubblico impiego, di istituzioni, tutte persone che per la loro militanza e il loro impegno hanno pagato anche prezzi altissimi, hanno pagato anche con la vita, molti caduti durante il periodo tragico della Resistenza, tanti colpiti negli anni di piombo più vicini a noi.
E ancora adesso spesso si paga questa appartenenza sindacale sui luoghi di lavoro con discriminazioni, emarginazioni, soprusi, isolamento, offese, ricatti consapevolmente scaricati sui lavoratori e coperti dalla certezza dell’assenza di reazione portata dalla necessità della parte più debole e bisognosa.
Ma chi è in CGIL e chi ci entra sa tutto questo, è preparato, e affronta le difficoltà con la dignità che è propria di questa appartenenza.
Avvengono però anche in questo grande sindacato cose che lasciano più di una perplessità, al punto che il segretario generale Susanna Camusso tempo fa non ha avuto alcuna difficoltà a dichiarare con coraggio e con la consapevolezza del momento istituzionale difficile la necessità di una rivisitazione interna, di un cambiamento, di un adeguamento.
Quindi in organizzazioni così grandi e ramificate in categorie che spesso agiscono in autonomia, per quanto sottoposte a regolamenti e statuti si possono evidenziare situazioni sulle quali riflettere sarebbe più che consigliabile, sarebbe necessario.
L’opportunità sarebbe prendere coscienza del periodo politico istituzionale che stiamo attraversando, dove la protesta ha trovato sfogo consistente palesandosi nelle urne e ha lanciato un bengala nei cieli italiani, sempre più tinti di un azzurro che non ci appartiene.
Un segnale che ha contribuito a scoperchiare una pentola in ebollizione, e che incomprensibilmente ci si ostina a non voler vedere commettendo così un madornale errore politico sulle cui conseguenze nessuno può fare previsioni.
E’ stupefacente come la politica si avviti su se stessa, preoccupata più di nomine e incarichi da distribuire che di cercare soluzioni ampiamente condivise, anziché provare a capire i tanti mali sociali.
Quando l’interesse comune viene svilito per interesse personale o di pochi interessati si apre la camera iperbarica e ci si infila dentro un Paese rantolante che sta soffocando.
Si toglie valore e valori a un’idea di cambiamento, si soffoca una speranza e tutto si rinchiude in una qasba impenetrabile di illuminati attenti al loro interesse di bottega e di famiglia, alla faccia dei discorsi spesi a piene mani sulla trasparenza e sull’interesse generale da perseguire sempre e comunque.
La CGIL è estranea a tutto questo?
Generalmente si ma i fatti recenti nel nostro particulare ci dicono purtroppo di no, sono i fatti appunto, i fatti parlano meglio di tante parole al vento.
Per restare quindi dalle nostre parti ciò che sta succedendo nella CGIL savonese è cosa nota da pochi giorni, ma come in politica anche nel sindacato nulla si realizza dall’oggi al domani, sempre esiste una preparazione preventiva, sarebbe stupido e ridicolo negarlo.
Ed è altrettanto stupido e sciocco trincerarsi dietro a norme statutarie che vanno sempre rispettate per non esondare nell’anarchia, ma che dovrebbero trovare freno proprio in chi da tali norme viene agevolato e favorito.
Indipendentemente dalle persone che sono o saranno coinvolte in questo pasticcio savonese è il metodo che non rispecchia più il modo decisionale richiesto ormai da tutto il paese e dalla società intera.
Si può essere d’accordo o meno, ma si chiedono per tutto, anche nella politica, nelle associazioni, nel sindacato, decisioni che abbiano una larga condivisione (come il comportamento di Bersani ha insegnato) che travalichino gli Statuti dietro ai quali ci si trincera, decisioni che bisogna espungere da ristretti gruppetti molte volte interessati a far si che sia il metodo di Don fabrizio di Salina a prevalere se ciò può portare benefici di sistemazione personale.
Ne va della credibilità di quella associazione, di quel partito e di quel sindacato.
Ma che sostegno potrà mai avere chi ricopre un incarico deciso tra pochi intimi, o magari davanti a un piatto di minestra la sera a tavola, o mentre si carica la lavatrice, quando sai che girando per la strada tutti si voltano dall’altra parte?
Utilizzare la CGIL come veicolo per propri interessi di bottega è come accoltellare alla schiena la storia.
E’ svilire la dignità di migliaia di iscritti, molti dei quali in cassa integrazione, in mobilità, senza lavoro, è sbattere in faccia a migliaia di giovani e anziani quella altezzosità d’èlite che si pensava albergasse solo da un’altra parte.
Se è questo che si vuole in CGIL a Savona, direi che la strada è quella giusta.
Ma ritenendo che invece il senso di responsabilità possa prevalere anche a Savona proprio per la grande dignità dimostrata da questo sindacato nella storia del nostro paese, è auspicabile che certe pratiche non comprensibili lascino il posto ad un uso più consono e a un largo confronto costruttivo e non a un piccolo conciliabolo distruttivo.
Chi ha a cuore la CGIL non segua la seconda strada.
Maglio Domenico 
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