Il Consiglio Comunale di Vado ha deliberato la cessione del 25% di Ecosavona alla SAT, società in cui il Comune di Vado ha la maggioranza. SAT fornisce a molti comuni della provincia (17 comuni tra cui Spotorno, Varazze, Albenga ecc.) il servizio di raccolta dei rifiuti urbani. SAT sta andando bene, ha una dimensione pari a quella di ATA, distribuisce utili ed ha l’ambizione di diventare un protagonista assoluto per il settore dei rifiuti della provincia. In questo quadro il comune di Vado afferma di voler di arricchire l’immagine di SAT con il possesso di una quota di minoranza in una discarica di eccellente qualità. Se però si esaminano i piani di SAT si scopre che l’azienda conta, giustamente, di rafforzarsi a valle del proprio ciclo con investimenti nella valorizzazione del raccolto differenziato e mai ha espresso la valutazione di espandersi a monte del proprio ciclo con quote di discariche, quindi l’operazione non è mai stata di interesse di SAT.
Quando il tema coinvolge una quantità ingente di soldi, veri e potenziali, bisogna stare molto attenti.
Secondo la delibera del Comune di Vado quel 25% vale 5,7 milioni di € (perizia Dr. Maricone); passando le quote a SAT il Comune di Vado aumenta di altrettanto la propria quota, arrivando all’ 81% della Società.
La perizia è fatta bene ma se la si esamina si scoprono aspetti molto inquietanti.
Ecosavona ha elaborato un progetto di ampliamento molto importante che porta l’attività fino al 2035: si tratta di un incremento di volume di 2,2 milioni di tonnellate, quasi doppio di quello già ottenuto nel 2005 (1,2 milioni di t). Il permesso regionale non è ancora stato ottenuto da Ecosavona. L’azienda però sembra già molto sicura di averlo, tanto sicura che ha già comprato i terreni necessari. Invece il perito, come si usa normalmente per le prospettive future, ha valutato molto prudenzialmente il valore di stima relativo all’ampliamento e ne ha abbattuto la redditività prevista: ha così individuato la cifra di 5,7 M€ per la quota del 25% di Vado. Sarebbe stato utile una valutazione fatta nei due casi e cioè con l’approvazione dell’ampliamento o senza. Nella perizia si valuta in 20€/t il sovrareddito dell’attività esistente: se applichiamo questo sovrareddito all’intero progetto di espansione avremmo quindi un valore di 44 milioni di € per l’intera società e quindi il 25% varrebbe circa 11 M€, circa il doppio di quanto esposto.
La cosa più ovvia sarebbe quella di attendere ad effettuare l’operazione fino a quando la Regione non approverà (o boccerà) il piano di ampliamento: in tale modo potrà essere stimato il valore delle azioni senza rischi di sopravalutazione o di sottovalutazione; perché accelerare la cessione con un’alea così grande?
Ma uno può dire che SAT resta all’81% del Comune di Vado e quindi il rischio reale si ridurrebbe di molto perché in gran parte l’azionista fa sempre capo al Comune di Vado (gli altri soci di SAT avrebbero un inaspettato, e immeritato, utile). Però c’è un altro rischio immenso, e cioè che il socio di maggioranza faccia valere il proprio diritto di prelazione e quindi acquisisca la quota di Vado a un prezzo molto basso. Nella delibera approvata dal Consiglio è detto che in questa operazione il diritto di prelazione non esiste, però nella legislazione italiana questo aspetto è opinabile e con un’azione legale e dei buoni avvocati il socio di maggioranza di Ecosavona potrebbe ottenere un verdetto favorevole e quindi avere diritto alla prelazione; sarebbe stato importante avere una dichiarazione, come si usa, del socio di maggioranza, con la rinunzia al diritto di prelazione. Questa dichiarazione manca. Si deve ricordare che, in passato, il socio di maggioranza, nel 2016, con un Concordato Preventivo, ha già evitato di rimborsare a Ecosavona circa 17 M€ (crediti non pagati), quindi il socio di minoranza Vado ha avuto una perdita di patrimonio di oltre 4 milioni di €. Sembra impossibile che il Comune di Vado, che ha un rappresentante nel Consiglio di Amministrazione, non si sia accorto di questo immenso credito che Ecosavona stava maturando nei confronti del suo azionista maggioritario, soldi poi svaniti, ed è ancora più strano che non abbia voluto fare un’azione legale contro gli amministratori per recuperare i suoi soldi, almeno in parte.
Se anche non venisse esercitato il diritto di prelazione, l’operazione avrebbe comunque un aspetto negativo dal punto di vista fiscale: infatti mentre il Comune di Vado non paga imposte sul reddito derivante dai dividendi, la SAT invece pagherebbe le imposte e quindi 240.000 € finirebbero ogni anno in tasse invece che nelle casse del comune come avvenuto fino ad oggi.
Ci si può domandare perché il Comune di Vado voglia fare un’operazione così insensata. Dobbiamo però ricordare che operazioni sballate del Comune di Vado si sono già viste: come quando nei primi anni 2000, con la Giuliano assessore al bilancio, Vado ha scambiato con Savona il 5% di Ecosavona per il 15% di ATA, cioè un tesoretto che rendeva 250.000€/anno (Ecosavona) in cambio di niente (ATA).
Resta il fatto che il Comune di Vado non riceverà più il milione di € di dividendi annui ma molto meno a causa delle tasse, delle spettanze agli altri soci di SAT ed alle eventuali scelte diverse di SAT.
Roberto Cuneo