Doveva essere un semplice tratto di pista ciclabile, e invece si è trasformato in un thriller burocratico degno di un romanzo di Dan Brown, con il “Codice CIG” al posto del Graal. La trama è semplice: il codice identificativo di gara, richiesto dalla nuova normativa, è stato dimenticato nei documenti.
L’assessore Parodi ha commentato la vicenda con la solita mestizia: “Dispiace per svariati motivi…”. E come dargli torto? I fondi per il progetto c’erano, i tempi sarebbero stati finalmente brevi, ma il CIG mancava. È stato dimenticato, e le leggi, si sa, sono leggi.
Parodi si lamenta della rigidità dei protocolli che rendono difficile la vita agli amministratori locali. Ma si è mai chiesto quale sia il danno della burocrazia per i cittadini? Se sbagliano gli amministratori a fare il loro lavoro, pensi al calvario dei poveri cittadini alle prese con ostacoli burocratici che, nel migliore dei casi, rallentano e, nel peggiore, bloccano completamente i loro progetti.
In questo balletto dell’assurdo, la Regione ha chiesto chiarimenti allo Stato, che ha risposto con la più classica delle soluzioni italiane: “Annulliamo tutto e ricominciamo da capo.” Un po’ come in un gioco dell’oca burocratico: ogni errore ti rimanda alla casella di partenza.
E così, il Comune dovrà presentare una nuova richiesta di fondi. Se tutto va bene (ma chi ci crede più?), i lavori potrebbero partire nel 2025. Sempre che, nel frattempo, i prezzi non lievitino e il codice CIG non si evolva in una qualche versione 2.0 che richiede ancora più cavilli.
Mentre il Comune combatte con codici, piattaforme e pareri, i cittadini possono consolarsi immaginando la pista ciclabile nei loro sogni. E magari, per allenarsi, potranno pedalare tra le buche delle strade attuali, un percorso a ostacoli che almeno è gratuito (per ora).
Lionello Parodi resterà il nostro eroe, intrappolato in una giunta pasticciona e nella difficoltà di trovare, ogni volta, una giustificazione agli errori.