IVO PASTORINO

RICORDO DI IVO PASTORINO
GIORNALISTA E GENTILUOMO

E’ doloroso quando un amico ci lascia. Tanto più se questo amico se ne va a settantacinque anni e tu lo conoscevi da più di mezzo secolo. Ne senti subito, triste e pungente, l’assenza. Ti manca. Allora, vuoi dirgli addio, ma ricordandotelo da giovane, ai suoi esordi nella vita. E, trattandosi di un giornalista, te lo vuoi ricordare non giovane ma giovanissimo, dietro il tavolo di una redazione. Come tu l’hai conosciuto. Schegge di memoria, flashes di vita vissuta. Questo amico per te è ancora vivo perché lo vedi in piena azione in ciò che, forse, più amava dopo i suoi familiari: il giornalismo.

Parlo di Ivo Pastorino, il giornalista galantuomo, un grande signore d’altri tempi ma ancora a passo con le cose quotidiane, perché quasi fino all’ultimo, senza soste, ha voluto essere testimone di attualità, sulla notizia, in mezzo ai colleghi. Finché il suo stato fisico glielo ha consentito.

Lo rivedo poco più (o meno) che ventenne nella redazione della “Gazzetta del Popolo”. Siamo a Savona e gli uffici del quotidiano torinese si affacciano su Piazza Mameli.

Lui è il “vice” della giornalista Nalda Mura. Poi, dopo pochi anni, le subentrerà come corrispondente titolare. Era contento il giovanissimo Ivo Pastorino.

“Mi danno delle botte di dottore ai ricevimenti che non ti dico…” diceva compiaciuto il  “vice” ad un altro “vice” che aveva tre anni meno di lui ed era anch’egli un esordiente tra i bigs del giornalismo savonese, a cavallo tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei ruggenti anni Sessanta.

“E’ vero a noi giornalisti ci chiamano dottori” diceva l’amico più giovane (diciassette anni appena compiuti). Ma c’era l’Albo. Alcuni anni dopo diventerà Ordine.

Il più giovane dei due era salito a bordo di un giornale che era poi “Il Lavoro Nuovo” di Genova. Ma nella sede savonese di via Niella che era  l’abitazione del giornalista e scrittore, Edoardo Travi. Da lì partivano le corrispondenze spedite col fuorisacco ai treni. Li’, col fuorisacco in mano, alla vecchia stazione di Piazza del  Popolo si ritrovavano i giornalisti di Savona: Fausto Buffarello dell’ “Unità”, il professor Carlo De Benedetti e Giorgio Mistretta de “Il Secolo XIX”, il ragionier Fiorito della “Stampa”, Niccolò Siri de “Il Nuovo Cittadino”  .  

Ivo Pastorino vedeva i colleghi nel solito “giro” della cronaca nera. Quando si recavano, a turno, a consultare i mattinali dell’Ospedale San Paolo (con due poliziotti insonnoliti che sulle ventiquattr’ore si scambiavano il turno di guardia. E poi il “mattinale” della Questura.

Ma non c’era solo la “nera” da scrivere (su un noto motivetto di Gaber cantavamo “per tutta la sera si scrive la nera”). C’era la “bianca” e la “rosa”, la “giudiziaria”, la politica a livello comunale e provinciale. Eppoi, la cronaca mondana essendo tutti felicemente in Riviera.

Festeggiamenti per la nomina ufficiale di Ivo Pastorino a corrispondente titolare della “Gazzetta del Popolo”. Discorso del decano dei giornalisti savonesi “U Prufessu” Carlo De Benedetti. Commozione del giovane Ivo, affiancato dall’esordiente de “Il Lavoro Nuovo”, che nel frattempo era passato con armi e bagagli all’Unità per la cronaca sportiva minore. Era successo questo: Edoardo Travi aveva dovuto lasciare il posto a “Il Lavoro Nuovo” ad un vecchio partigiano, amico del direttore, Sandro Pertini che lo aveva voluto lì a tutti i costi. Così – per solidarietà – il vice se n’era andato assieme al suo capo. Gesto evidentemente apprezzato da tutti, tanto è vero che Fausto Buffarello ed Ennio Elena avevano deciso di prenderlo a bordo nella redazione dell’Unità ini corso Italia, come cronista sportivo. Frequenti le visite all’Unità di Alessandro Natta da Imperia.

Ci si vedeva con Pastorino alle partite del “Savona”, qualche volta perché la squadra di serie C di Del Buono era riservata ai giornalisti più bravi. Ivo Pastorino allo stadio Bacigalupo di corso Ricci, sotto la Madonna degli Angeli c’era di casa. Poi al nuovo Stadio di Legino, dove è adesso, idem… I cronisti sportivi “minori” – chiamiamoli così – seguivano le squadre meno blasonate (la Veloce, presidente Gianni Adriani ), l’Albissolese, il Quiliano, il Vado, etc.

Ivo, in assoluto, era il migliore e dava consigli apprezzati ai colleghi più giovani. Seguiva davvero con amore la sua squadra: il Savona FBC manco a dirlo.

Intanto, il giornalismo savonese aveva visto una “new entry”: Enrico Fabbri, il mitico presentatore di serate mondane ad Alassio, al Nautilus di Varazze, ad Albissola Mare. Insomma, fatevi conto uno show-man  con grande “verve” e senso dell’umorismo, che condivideva – da inseparabile che era – con il super amico, Ivo Pastorino. Un’acuta ironia, uno stile sobrio ed elegante. Mai volgare.

Enrico Fabbri ed Ivo Pastorino, nel giornalismo savonese non è esagerato ormai definirli personaggi di spicco.

Fabbri era diventato la “star” savonese del “Corriere Mercantile”, il cui impegno alternava alle serate mondane estive.

Un gran burlone, Enrico! Ci si ritrovava alle serate o alle cene offerte ai giornalisti. Si mangiavano pasti luculliani ed Enrico Fabbri, prendendo congedo, stringeva la mano agli anfitrioni, lasciandoli di stucco. Diceva:”Beh, grazie per questa cenetta frugale…”

Grandi risate con Ivo Pastorino e con chi scrive che era quello più mal pagato di tutti ed aveva solo diritto alla tessera gratis per andare al cinema, offerta dalla famiglia Reposi ai giornalisti.

Si usciva dall’Olimpia, per andare all’Ars e dall’Ars all’Eldorado per andare al Moderno (il famoso U piguggettu). Poi, l’Astor ed il Diana. Schermi più grandi, films più belli. In breve, se ne va da Savona il mitico, Giorgio Mistretta, va allo “Specchio” diretto da Giorgio Nelson Page a Milano.

Torna carico di gloria e, nel frattempo, ha lasciato il suo posto a “Il Secolo XIX” al cronista savonese più giovane che diventa il “vice” du prufessu ,Carlo de Benedetti. Redazione in via dei Vegerio. Cominciano ad arrivare i soldi: ventimila lire al mese (più la famosa tessera gratis per andare al cinema).

In confronto, Ivo Pastorino ed Enrico Fabbri sono dei possidenti, con regolare stipendio. Sono già, meritatamente, dei giornalisti bravi ed arrivati.

Enrico sempre attorniato da miss e Ivo Pastorino a fare dei garbati sfottò al collega ed amico per la pelle, quando il presentatore si lamentava di una larvata gelosia , manifestata dalla sua signora nei confronti delle miss di bellezza.

“Ghavesse detu un mutivu…” diceva, un po’ sornione, Enrico.

Ed Ivo Pastorino: “Un mutivu, un sulu mutivu eh ?!”

Eppoi, oltre all’elezione delle miss, i festival della canzonetta con una esordiente Vilma Goich, che porta la sua foto al “Secolo” che gliela pubblica. Un Dario Fo e Franca Rame che se me vanno ad Alassio ed a Varigotti. Lui non ha ancora vinto il Nobel per la letteratura. Ma Ivo Pastorino, affiancato da un giovane collega, fa lo “scoop” e intervista Dario Fo e Franca Rame a Varigotti, all’uscita di un albergo.

A quei tempi il premio Nobel per la letteratura girava films con la moglie, Franca Rame, anche un po’ umoristici come “Lo svitato” nel quale raffigurava un giornalista dilettante che scriveva i pezzi e gli altri colleghi li facevano uscire con la loro firma. Una metafora del giornalismo di provincia.

E’ per cercare altre vie che chi scrive ha dovuto lasciare il giornalismo “made in Saanna” per andare prima a Roma e poi a Bruxelles. Il giorno in cui partì per Bruxelles, alla stazione c’era Ivo Pastorino che spediva l’abituale fuorisacco.

“Dove te ne vai ?  Torni a Roma?”

“No, stavolta vado a Bruxelles…”

“Per diporto o per lavoro?”

“Per lavoro. Alessandro Perrone de Il Messaggero” avrebbe bisogno di qualcuno all’Unione Europea…”

Poi ci fu la crisi dei quotidiani. Seppi, come tutti, della chiusura della “Gazzetta del Popolo”. Ivo Pastorino, bravissimo, andò a “La Stampa” che lo assunse volentieri. Lì rimase, nella nuova sede che ha tuttora, davanti al Palazzo dell’Inps.Per lunghi anni, con apprezzato impegno professionale da vero maestro.

Era anche, Ivo Pastorino, un vero storico della Città di Savona. Conosceva ogni leggenda popolare, ogni Chiesa, la storia dei Papi e della Cappella Sistina, della Madonna del Santuario e delle festività cittadine. Una vera enciclopedia della storia di Savona e Provincia.  E si giunge all’inizio del Duemila. 

I due amici da una vita si sono rivisti al ristorante “Nazionale”. Hanno stentato parecchio a riconoscersi. Ma si erano stretti con gioia la mano. Poi si erano rivisti diverse volte, incontrandosi per le vie di Savona. Intanto, uno per uno, i protagonisti del giornalismo savonese anni Sessanta (andavamo tutti a vedere Lascia o Raddoppia e al Festival di Sanremo era già passato Domenico Modugno) ci hanno lasciati. Erano anche gli anni della Dolce Vita.

Adesso, restano i ricordi in chi ancora c’è e vuole ricordare e rendere l’estremo omaggio ad un grande signore, ad un galantuomo e professionista serissimo. Ad un vero amico, insomma. Ciao Ivo !

Ciao a tutti i colleghi che vivono ancora e per sempre nel  ricordo di tutti noi.

Franco Ivaldo per “Uomini Liberi” e “Trucioli Savonesi” 

 

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