In particolare, la mafia è riuscita a inserirsi nel settore eolico sfruttando i finanziamenti pubblici e le opportunità di corruzione legate ai permessi e alle licenze per la costruzione e la gestione degli impianti.
Alcuni dei principali meccanismi di infiltrazione includono:
Corruzione nella concessione delle licenze: In molte regioni, ottenere i permessi per costruire un parco eolico richiede passaggi burocratici complessi, spesso gestiti a livello locale. Le mafie sono state accusate di corrompere funzionari pubblici per accelerare i processi o ottenere licenze in modo illecito.
Riciclaggio di denaro: Le energie rinnovabili, compreso l’eolico, rappresentano un settore in forte crescita, con enormi investimenti. Le mafie hanno utilizzato il settore per riciclare proventi illeciti attraverso aziende di facciata o falsi investimenti.
Minacce e intimidazioni: In alcune aree, imprenditori e aziende che lavorano nel settore eolico sono stati vittime di minacce e intimidazioni da parte della criminalità organizzata. L’obiettivo era spesso quello di costringere le aziende a pagare il pizzo o a cedere parte del controllo.
Sfruttamento dei fondi pubblici: Le mafie hanno spesso cercato di accaparrarsi fondi destinati allo sviluppo delle energie rinnovabili, sia a livello nazionale che europeo. Attraverso la creazione di società fittizie o la manipolazione di gare d’appalto, le organizzazioni criminali hanno sottratto risorse che dovevano essere destinate allo sviluppo sostenibile.
In Sicilia, ad esempio, sono emerse inchieste che hanno coinvolto la mafia nel controllo di parchi eolici e nella gestione di progetti legati all’energia verde. Anche in altre regioni del sud Italia, come Calabria e Puglia, sono state denunciate simili infiltrazioni mafiose. In generale, il coinvolgimento della mafia nei parchi eolici ha sollevato preoccupazioni riguardo all’integrità del settore e alla necessità di un maggiore controllo e trasparenza.
Per fortuna in Liguria, non ci sono stati casi clamorosi di infiltrazioni mafiose nel settore dei parchi eolici paragonabili a quelli registrati in regioni come la Sicilia, la Calabria o la Puglia, dove la mafia ha una presenza più radicata.