(Colonia di nome e Bergamasca di cognome)
Sabato e domenica una folla di cittadini commossi e rassegnati ha salutato per l’ultima volta la sventurata, prima della sua imminente esecuzione. Tutto si è svolto secondo il cerimoniale d’obbligo, con gli amorevoli uffici del F.A.I. che si è accollato il compito, invero ingrato, di elencarne le virtù, pur nell’accettazione della severa condanna.
Virtù davvero uniche, in quest’epoca materialista: francescane alcune, nell’amore verso le creature – frate tordo, sorella salamandra, fratelli pesci (peraltro condannati anch’essi, a vivere in una pozza grande quanto una piscina), sorelle orchidee, frate leccio – di accoglienza e di servizio, altre, verso i più umili e bisognosi – scrofolosi, deportati.
Esemplare, lei, nella sua dedizione ai “padroni”, dando ad essi tutta se stessa…
Perfino l’Autorità che ha emesso la sentenza si è sentita in dovere di sottolineare tutto quanto, alimentando lo sgomento generale. Che perdita, che strazio!
Anche i suoi padroni, i quali, loro malgrado, hanno dovuto portarla al cospetto del giudice, hanno fatto giungere le loro voci affrante.
Davvero grande deve essere stata la colpa per cancellare tanti meriti!
A questo proposito, però, c’è stata un po’ di confusione.
Qualcuno fra i presenti, giunto da Bergamo, ha chiesto sottovoce “ma perché, la condanna?”. Fra coloro che gli stavano attorno non si è palesato un parere condiviso; anzi, le risposte sono apparse, oltreché diverse, anche contraddittorie.
Uno ha addirittura insinuato “sì, era virtuosa, però cominciavano a girare delle voci …!”; altri che sembrava ne sapessero un po’ di più hanno fatto presente una sua certa forma di egoismo nel voler conservare per sé tutte quelle creature amate e protette; un altro, ingrugnito e un po’ bifolco, ha buttato lì che si fosse rifiutata di aiutare certi sacerdoti della Diocesi, ma è stato immediatamente zittito e tacciato di essere un infiltrato anticlericale. Un tizio, con i pantaloni alla zuava e l’alpenstock, ha addirittura parlato di famiglie senza casa, a suo dire numerose a Celle, accampate nelle aiuole del lungomare, con bambini seminudi ed infreddoliti, ma non si è trovato il nesso; gli ha dato sulla voce un altro che ha tirato in ballo una famiglia, anche lui, ma non cellese, forse genovese (di un quartiere del porto?) dal nome strano e un po’ borderline, ma l’ha detto a denti stretti e non si è capito un granchè.
Uno dall’aspetto intrigante, di quelli che sanno sempre tutto, ha detto di avere letto la sentenza e di non avervi trovato alcuna motivazione, ma non è stato creduto (dove siamo, in una monarchia assoluta?).
Ma allora perché? È stata la domanda ripetuta a più voci. Mah, the answer is blowin’ in the wind! (how many times can a man turn his head?)
Insomma, commiato alquanto strano, come non se ne è mai visto, con parenti, amici, conoscenti accomunati a padroni accusatori, giudici, boia, tutti abbracciati e piangenti.
Funere mersit acerbo, perché era ancora giovane e bellissima. Ma che ci volete fare, qui tutto è strano, con alberghi che credi solidi ed ospitali ed invece sono pericolanti (è andata davvero bene, ma mi dicono che il terremoto di alcuni anni fa ha colpito e reso pericolanti tutti, o quasi, gli alberghi della zona e solo loro!).
Mi interrompo perché mi è giunta una notizia, vera e sconvolgente: sapete come avverrà l’esecuzione? Lo scrivo tremando. La poverina sarà calpestata, insieme con le sue creature, da duemila piedi profanatori, duemila mani le strapperanno i fiori uno ad uno finché morte non verrà; poi sarà cosparsa di rifiuti, cartacce, escrementi ed infine verrà ricoperta da colate fumanti di asfalto e tombata con migliaia di metri cubi di cemento, affinché se ne perda anche il ricordo.
Orribile!!!
Luigi Bertoldi