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Il Vicesindaco Arecco prosegue nella spiegazione della proposta di una nuova mobilità per la città di Savona:Capitolo XII : collegamento autostrada – porto

Il Vicesindaco Arecco prosegue nella spiegazione della proposta di una nuova mobilità per la città di Savona

Capitolo XII : collegamento autostrada – porto

Giunti alla conclusione della presentazione della bozza di Piano della Mobilità, ritengo doveroso affrontare anche quello che, sicuramente, costituisce il tema più complesso e costoso da risolvere, per i considerevoli risvolti che esso comporta, sia come aspetti favorevoli per il territorio (occupazionali, produzione di ricchezza, investimenti pubblici e privati, gettito fiscale), sia negativi (inquinamento, traffico, rumore, rischio incidenti): mi riferisco ai mezzi pesanti in entrata ed uscita dal porto.

Premessa: La disposizione urbanistica della città, unita all’orografia del territorio, costituiscono due elementi di forte criticità. Detti fattori contribuiscono entrambi a rendere complesse le modalità di ingresso ed uscita al terminal portuale delle merci.

Non ritenendo utile alla discussione avanzare proposte che siano tecnicamente complesse o economicamente insostenibili, preferisco formulare una o più soluzioni di compromesso, che possano contribuire a decongestionare il traffico afferente alla nostra città.

I punti cardine che devono essere posti come premessa fondamentale per sviluppare ipotesi di lavoro sono:

(a) favorire lo “switch modale” da gomma a ferro;

(b) separare quanto più possibile la circolazione dei mezzi pesanti da quella di ordinaria viabilità.

Nel seguito sono state evidenziate e proposte tre diverse soluzioni, ciascuna delle quali presenta inevitabilmente vantaggi e svantaggi. Nessuna di queste ipotesi rappresenta la soluzione ideale ma, probabilmente, il contemporaneo sviluppo di alcune di dette idee potrebbe portare ad ottenere risultati misurabili, determinando un impatto favorevole per la cittadinanza.

 

Collegamento Autostrada – Porto

Il porto di Savona è ubicato in pieno centro cittadino ed è posizionato all’incirca a metà strada tra i due caselli autostradali di Albisola Superiore e Savona/Vado, per cui qualunque mezzo proveniente dall’autostrada, per accedere alle banchine, deve attraversare obbligatoriamente le vie centrali della città, con pesanti ripercussioni per il traffico locale e rischi per la sicurezza stradale.

Nel corso degli anni sono state avanzate varie proposte, ma, ad oggi, nessuna di esse ha avuto seguito. Anche la costruenda Aurelia Bis, peraltro presentata originariamente come collegamento porto/autostrada, con alta probabilità potrà risolvere solamente in maniera parziale il problema del traffico pesante.

Proprio per le attuali e oggettive difficoltà, l’obiettivo deve consistere nel proporre soluzioni tecniche, che consentano di attenuare il più possibile le criticità presenti, senza l’ambizione di risolvere in toto i problemi.

In ogni caso alcune alternative sostenibili potrebbero essere prese in considerazione.

Il tracciato ferroviario che, da Parco Doria, conduce direttamente al porto, potrebbe rappresentare una risorsa da sfruttare adeguatamente. A tale riguardo i due soggetti direttamente coinvolti, RFI ed Autorità di Sistema Portuale, insieme al Comune di Savona, rappresentano coloro che, attraverso un tavolo di lavoro condiviso potrebbero affrontare il tema.

Le ipotesi su cui approfondire lo studio potrebbero essere le seguenti:

1) far transitare direttamente i mezzi pesanti lungo i binari esistenti, opportunamente “annegati” nell’asfalto.

2) In alternativa caricare i veicoli su appositi carri ferroviari di nuova generazione, consentendo il trasferimento in porto tramite navetta.

3) Oppure ripristinare il trasporto delle merci in entrata e uscita dal porto utilizzando i treni, come peraltro avveniva regolarmente in un passato relativamente recente.

La prima ipotesi, a livello teorico, sarebbe senz’altro la più celere ed economica da attuarsi, anche se presenta delle considerevoli problematiche create dalla “convivenza” tra mezzi di diversa natura (camion e treni) su un tracciato ferroviario comune. Nel caso di un’eventuale emergenza/incidente/guasto che dovesse verificarsi nella parte del tracciato su viadotto compreso tra Via Cilea ed il porto, si creerebbero problemi per l’intervento degli eventuali mezzi di soccorso. Dovrebbero pertanto essere studiati adeguati sistemi di sicurezza.

Anche gli orari di utilizzo del percorso dovrebbero essere attentamente valutati.

*****

La seconda ipotesi sarebbe sicuramente più costosa rispetto alla prima proposta di cui sopra, ma sarebbe più semplice da organizzare/gestire.

Ovviamente richiederebbe la creazione di un punto d’imbarco.

Tra i vari modelli di carri ferroviari adatti al trasporto di mezzi pesanti esiste una tipologia di modernissima concezione, che non richiede nessun terminal, o banchina specifica, per il carico/scarico dei veicoli. La peculiarità di tali carri risiede nelle molteplici posizioni che il pianale di carico può assumere e che permette al veicolo, affiancatosi al treno su un qualunque piano stradale, di salire sul carro stesso in maniera molto agevole.

Dalla rotonda ubicata in prossimità dell’uscita dall’autostrada, proseguendo verso la sottostante Via Frumento si arriva in prossimità della linea ferroviaria. Contigui e sottostanti alla predetta strada comunale si trovano due “binari morti”, rettilinei, lunghi circa 500m e di una larghezza totale di circa 9,5m.

Previa effettuazione di tutte le verifiche di fattibilità occorrenti, si potrebbe collegare la predetta Via Frumento con i sottostanti binari morti, creando una breve rampa in discesa, sfruttando una ridotta scarpata incolta, superando un dislivello di circa 3m/4 m. Tale tratto di scarpata sarebbe lungo circa 80 m, per cui il nuovo, ipotetico collegamento avrebbe una pendenza di circa il 5%.

Uno dei due binari morti potrebbe essere annegato nell’asfalto, permettendo ai mezzi pesanti di transitare, raggiungere e affiancare il primo carro libero disponibile, salendovi agevolmente sopra.

Analogamente, raggiunto il porto, si farebbero scendere gli automezzi impiegando lo stesso metodo. Considerato che sarebbe necessario un tratto, sia di binari che di strada, lungo circa 400m, si potrebbe creare un’area di imbarco/sbarco di due corsie, peraltro già in parte esistenti, in adiacenza al primo binario lato mare del parco ferroviario, vicino al terminal auto.

Poiché all’interno del porto non sembrerebbe esservi la disponibilità di uno spazio dotato di tale lunghezza, per realizzare detta soluzione bisognerebbe valutare attentamente la possibilità di demolire parte di un vecchio capannone esistente, che interferirebbe con tale percorso e che, se eliminato in parte, consentirebbe di sopperire al problema.

Ipotizzando l’acquisto di una quindicina di carri di nuova concezione, si potrebbe creare un servizio navetta che, spostandosi in andata dall’autostrada al porto, eviterebbe l’attraversamento della città.

Il percorso a ritroso (dal porto all’autostrada) potrebbe prevedere la sosta e lo sbarco dei mezzi presso il ramblè presente in Parco Doria, che ha una lunghezza sufficiente per tale operazione e dal quale, percorrendo un breve tragitto, potrebbe raggiungere un varco di uscita, ormai in disuso, su Via Stalingrado, attraverso il quale, molto comodamente, ci si potrebbe immettere nella rotonda di Via Cadorna, per poi proseguire in direzione dell’autostrada.

Ipotizzando una velocità media di circa 25 km/h, il tempo necessario per compiere il tragitto di circa 4km, richiederebbe complessivamente circa 10 minuti, oltre ai tempi di sbarco, per cui l’intera operazione si potrebbe svolgere con una tempistica analoga a quella attualmente occorrente per compiere il percorso lungo le arterie stradali che dall’autostrada conducono al porto.

Detta proposta contiene un elevato tasso di innovazione, in quanto propone l’impiego di una tipologia di carri speciali in fase finale di sviluppo ed omologazione, la cui fattibilità tecnica e sostenibilità economica richiederà ulteriori analisi. Per tale ragione dovranno essere valutati attentamente molti aspetti, tra i quali, principalmente, l’onere dell’investimento complessivo necessario, oltre a quelli tecnici logistici. Il considerevole vantaggio di tale soluzione sarebbe rappresentato dalla mancata necessità di realizzare complesse opere infrastrutturali.

L’eventuale realizzazione di questa seconda ipotesi avrebbe notevolissime ripercussioni positive anche per il traffico pesante proveniente dal casello di Albisola Superiore: potrebbe essere infatti resa obbligatoria l’uscita a Savona di tutti i camion diretti in porto.

Tale condizione contribuirebbe in maniera sostanziale a limitare ulteriormente gli attuali flussi che, la presente proposta di nuova mobilità per il capoluogo, si prefigge di ridurre in maniera considerevole, liberando, contestualmente dall’assedio dei “Tir” le due Albisole.

In aggiunta a quanto sopra descritto, considerato che i due predetti “binari morti” lambiscono Via Martini e proseguono fino all’ex civico macello, mantenendosi alla stessa quota della strada, si potrebbe ipotizzare di utilizzare tale tratto, durante il fine settimana, quando comunque il traffico portuale è ridotto e l’ipotetico treno navetta resterebbe inattivo, come appendice dell’autoparco autostradale (attualmente capace di circa 80 posti camion). Poiché tale area, durante i fine settimana è solitamente satura di mezzi, si potrebbe ipotizzare di recuperare circa 30 posti per il parcheggio dei mezzi pesanti. L’ingresso avverrebbe da Via Frumento; percorrendo Via Martini si potrebbero immettere in Piazzale Amburgo per poi ritornare in autostrada.

In alternativa, la stessa area potrebbe essere usata, sempre nel fine settimana, soprattutto d’estate, come parcheggio per le auto. In tale evenienza si potrebbero recuperare circa 100 posti.

In merito a questa seconda ipotesi, esistono però delle criticità sulle quali occorrerà riflettere con grande attenzione.

La lunghezza di binari disponibile nell’area portuale limita il numero di carri ferroviari che si potrebbero impiegare, ne consegue che, nell’arco della giornata, non si riuscirebbe a smaltire la totalità dei mezzi diretti al porto.

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La terza ipotesi proposta rappresenta probabilmente la soluzione ottimale per movimentare le merci, da e per il porto: l’impiego della ferrovia.

Come già accadeva in un passato neanche tanto remoto, erano frequentissimi i treni che, giornalmente, entravano e uscivano dal porto, trasportando decine di miglia di tonnellate di merci varie. Dal punto di vista operativo non si comprende appieno il particolare motivo tecnico/economico per il quale sia cambiata in modo radicale la modalità di spostamento delle merci, oggigiorno totalmente sbilanciato a favore del trasporto su gomma.

Probabilmente, se si affrontasse il problema in maniera sistemica, coinvolgendo nell’analisi le società pubbliche e private di materiale rotabile, RFI, gli operatori del porto, gli autotrasportatori, l’Autorità di sistema portuale, i Comuni di Savona e delle Albisole, potrebbe essere raggiunto un equilibrio migliore nel metodo con cui vengono movimentate le merci. I benefici finali, anche in termini di riduzione dei costi e di velocizzazione delle operazioni, potrebbero essere considerevoli per tutti.

Poiché, a breve, con l’entrata in funzione della piattaforma Maersk, il traffico di mezzi pesanti che graviterà sul casello autostradale di Savona/Vado subirà un incremento esponenziale, le conseguenze sul traffico del comprensorio saranno ancora più rilevanti.

L’obiettivo principale, pertanto, dovrà essere quello di ridurre il più possibile il numero dei mezzi pesanti circolanti, per cui l’unica soluzione ragionevole consisterà nel trasportare le merci in arrivo e in partenza dal porto di Savona/Vado con i treni.

Si potrebbe pertanto prendere in considerazione l’ipotesi di valutare anche una soluzione intermedia tra la seconda e la terza ipotesi formulata, riducendo il numero dei camion circolanti, potenziando l’impiego del trasporto su ferro, unitamente alla contemporanea introduzione di un moderno servizio navetta dall’Autostrada al Porto.

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” … Ovviamente, fornire una risposta a tutti i problemi è impresa ardua e ci sarà qualcuno che non sarà soddisfatto, ma credo che quanto predisposto costituisca una buona base di partenza sulla quale sviluppare ulteriori e definitivi ragionamenti.

 A questo punto, il compito di trasformare l’attuale bozza in un progetto definitivo, studiato nei minimi dettagli ed ulteriormente arricchito e mediato dalle osservazioni che perverranno dalla società civile, potrà essere affidato ad un pool di esperti …

Massimo Arecco

Valutazione riassuntiva, qualitativa, delle tre ipotesi progettuali in relazione ad alcuni   parametri di misurazione

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