Il Progetto del Rigassificatore di Vado rivela una superficialità tipica dei progetti fatti in fretta senza valutare l’uso del territorio previsto dalle popolazioni locali. Nei loro studi professionali (lo abbiamo già visto per l’Aurelia Bis a Savona) usano modelli e cartine disponibili, ignari delle valutazioni e delle aspettative dei cittadini. Ciò penalizza in particolare le popolazioni che invece ricercano di utilizzare la poca area disponibile per trovare un equilibrio ed un futuro collettivo.
Così è avvenuto con l’impianto di filtro e pulizia del gas (impianto PDE e IW). Hanno tracciato il percorso del gasdotto ottimale sulla carta e nel primo spazio libero fuori dall’area inondabile hanno piazzato il loro impianto nella località Gagliardi (in sponda destra del Quiliano).
Il progetto invece deve esser modificato per salvaguardare le caratteristiche paesaggistiche e produttive del territorio, già pesantemente condizionato da una serie di altri impianti funzionali all’economia italiana ma poco rispondenti alle esigenze locali (centrale termoelettrica, deposito costiero petrolio, Autostrade, Mercato ortofrutticolo ecc.).
L’impianto di rigassificazione ha grande importanza per l’economia italiana (se non si facesse dovremmo raddoppiare il consumo di carbone) e ben può sopportare una differenza di costo di investimento del percorso del gasdotto per ottenere una compatibilità complessiva.
Abbiamo due proposte alternative che proponiamo per una valutazione tecnica:
- Nel progetto il gasdotto risale il corso del Quiliano e poi va nella sponda di ponente per sistemare l’impianto di regolazione in area agricola in località Gagliardi, poi torna al fiume e imbocca la valle del Quazzola dove prosegue sulle alture: la prima nostra proposta è di collocare l’impianto nella sponda di levante, al posto di due o tre serbatoi piccoli dei 7 della Sarpom. Da lì può proseguire per il percorso già previsto; è molto probabile che la Sarpom che ha ridotto il volume trattato (e che in futuro dovrà ridurlo ancor più per motivi di mercato) possa riorganizzarsi in minori volumi (giustamente compensata); tutto ciò sarebbe realizzato senza ulteriore consumo di suolo e senza modificare molto il progetto;
- Il gas dovrebbe essere inviato alla centrale Tirreno Power e l’impianto di regolazione collocato negli spazi lasciati dalle unità a carbone; il gas trattato poi sarebbe inviato alla rete nazionale raddoppiando la linea esistente (20” 70 bar) o sostituendola con una nuova linea da 26” 75 bar. Questa soluzione ha il vantaggio di percorrere un tracciato già esistente (anche se più lungo).
Italia Nostra Savona chiede che queste due alternative vengano esaminate facendo partecipare le amministrazioni locali.
Italia Nostra Savona