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I Pinocchi tra gli amministratori e politici savonesi nella faccenda “rigassificatore”

La vicenda del rigassificatore di Vado Ligure sembra volgere al meglio, anche se il lieto fine dipende ancora dalla decisione del governo. In attesa dell’ufficialità sul non trasferimento della Golar Tundra (ora Italis LNG), non possiamo esimerci dal fare un bilancio delle mirabolanti giravolte politiche a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi. Tra promesse, smentite e posizioni camaleontiche, il numero di Pinocchi tra amministratori e politici locali è davvero da record!

Partiamo da un’eccezione alla regola: l’unico amministratore che si è dimostrato coerente e deciso è stato Nicola Isetta, un vero trascinatore. È riuscito a portare nella battaglia persino chi, fino al giorno prima, si nascondeva dietro le quinte con l’aria di chi “non sa, non vede e non sente”. Insomma, Isetta sembra un leone in una savana di cerbiatti smarriti.

Gli amministratori e i politici  di centrodestra, salvo rarissime eccezioni,  meritano una menzione d’onore per la loro impressionante agilità: prima compatti a sostenere il progetto del rigassificatore, poi, come per magia, al crollo del consenso di Toti, eccoli trasformarsi in ferventi oppositori. Da Toti a… “No-ti”, un’acrobazia politica degna di un Cirque du Soleil, ma con più applausi sarcastici che sinceri.

Neanche il centrosinistra brilla per coerenza. Marco Russo, ad esempio, ha preso posizione solo dopo il clamore popolare e – si dice – sotto la spinta dell’assessore Branca. Ma le voci sussurrano che Russo fosse a conoscenza del progetto ben prima che venisse reso pubblico. Insomma, un atteggiamento che ricorda più un gioco di carte coperte che una leadership trasparente.

E che dire del PD? Una vera commedia degli equivoci. A cominciare dal sindaco di Vado, Fabio Gilardi, ex vice di Monica Giuliano, la promotrice del trasferimento della Golar Tundra insieme a Toti. Eppure, Gilardi ha sostenuto che non sapeva nulla e si è reinventato nella parte del No-rigassificatore. Un cambio di costume degno del teatro d’avanguardia.

Anche Roberto Arboscello non passa inosservato. Prima in silenzio, poi, cavalcando la protesta sul rigassificatore, ha trasformato il tema in un trampolino per la sua campagna elettorale regionale. Da ambientalista dell’ultimo minuto a politico stratega: la linea tra convinzione e opportunismo è sottile, quasi invisibile.
Da non dimenticare Andrea Orlando,  l’ex candidato presidente e attuale capogruppo del PD, si è inspiegabilmente assentato proprio al momento del voto in regione. Eppure era stato presente in aula durante il dibattito.

Scandaloso l’atteggiamento del PD di Quiliano, che dal primo giorno ha accettato il progetto del rigassificatore, puntando solo a deviare il percorso delle tubazioni verso la Val Bormida. Ma, anche ora, nonostante l’evidenza, continuano a recitare la parte di chi è  sempre stato contrario. Una strategia da manuale del negazionismo politico.

Il Movimento 5 Stelle ufficialmente, da subito, si è schierato contro il rigassificatore. A dar battaglia in prima linea è stato un loro militante, Sergio Siriani, ideatore della catena umana contro il progetto. Peccato che la coordinatrice del Movimento, oltre a non sostenerlo nella sua candidatura nella lista civica di Vado per le elezioni comunali, non lo abbia voluto nemmeno in corsa per le regionali. Si dice che dietro ci sia stato il veto del PD. Insomma, una strategia politica di dilettanti allo sbaraglio.

Tra acrobazie, voltafaccia e opportunismi, questa vicenda ha regalato uno spettacolo politico che avrebbe fatto arrossire persino il più fantasioso burattinaio. Ai savonesi non resta che aspettare l’epilogo – speriamo positivo – e augurarsi che i Pinocchi della politica locale facciano presto la fine che meritano: quella politica, naturalmente.

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