I PENSIERI DI ANNA GIACOBBE
“Povera” Onorevole è in difficoltà non sa più come metterla e cosa rispondere.
Su FB Anna Giacobbe scrive alcuni pensieri…
|
Pensieri della vigilia. Vedremo domani quale esito avrà l’incontro per Tirreno Power; una cosa è certa, confermata dagli avvenimenti di queste settimane: non esiste una via d’uscita che passi per scelte “ordinarie”. L’azienda ha presentato una ipotesi di sistemazione dei gruppi esistenti; il Ministero dell’Ambiente ha dato seguito alla procedura della diffida, sospendendo l’Autorizzazione per i gruppi a carbone; la Procura si è espressa negativamente sull’istanza di dissequestro. Risposta dell’azienda: l’annuncio di centinaia di licenziamenti. La qualità dell’aria rilevata dalle centraline non sembra essere migliorata; se le nostre popolazioni si sono davvero ammalate più di altre, nessun intervento di politica sanitaria, se non la chiusura degli impianti. Intanto in Italia si continua a produrre energia con il carbone, in impianti che spesso osservano limiti meno stringenti di quelli che Tp ora si impegna a realizzare e una Strategia Energetica Nazionale che si è posta solo l’obiettivo di ridurre l’impatto di queste attività in un certo arco di anni. La crisi della domanda di energia copre le difficoltà a darsi una politica energetica fondata su diversificazione delle fonti, autonomia strategica della nazione, sostenibilità ambientale ed economica di lungo periodo. In queste condizioni, che dalla ripartenza degli impianti ipotizzata dall’azienda (i gruppi vecchi, senza una prospettiva certa, con investimenti limitati), e comunque, a quanto pare al momento, contrastata dalla Magistratura, arrivi una soluzione per le centinaia di famiglie e per un pezzo di economia locale appese a un filo, appare come una eventualità remota. Per questo c’è un ruolo dello Stato che va esercitato sino in fondo: quando si dice che il sito di Vado Quiliano deve essere considerato strategico non si allude, come qualcuno ha intesto, ad una sorta di “extra territorialità”, quasi fosse un sito “militarizzato”, fuori dal controllo delle popolazioni e della giustizia ordinaria. Lo Stato deve decidere per quanto e come utilizzare ancora il carbone, nelle migliori condizioni possibili, e pretendere dai privati e da se stesso che siano impiegate davvero le migliori tecnologie, investendo in impianti nuovi, non disperdendo il patrimonio professionale che si è costruito negli anni, difendendo così anche il lavoro di tanti. Se questo non è in grado di farlo Tirreno Power da sola, lo facciano altri. Se questo non è possibile farlo a Vado, quel sito non può trasformarsi in un deserto, deserto lavorativo e ambientale. Comunque vada, lo Stato deve assumersi la responsabilità di verificare lo stato di salute delle popolazioni e il livello reale di inquinamento; mica solo quello prodotto dalla centrale. Se l’industrializzazione del passato (che ha distribuito ricchezza ben oltre il nostro territorio), compresa la presenza di un impianto di produzione di energia così rilevante, ha lasciato conseguenze sulla nostra salute, lì vanno concentrate azioni di prevenzione secondaria, oltre che di bonifica. Riproporre le discussioni passate sul contrasto tra salute e lavoro non ha alcun senso. Pensare di uscire da questa situazione con percorsi ordinari sacrificherebbe l’una o l’altra, probabilmente entrambe. ANNA GIACOBBE da Facebook |