I mercati e la Confcommercio

IL MERCATO DELLA CONFCOMMERCIO
NON DEI SAVONESI
E’ prassi comune in molti di noi curiosare e con l’occasione fare acquisti nei mercatini che vendono i prodotti provenienti direttamente dagli agricoltori, quelli a chilometro zero.
Orbene, girando e curiosando sorge il dubbio che molti di questi prodotti abbiano molto poco di biologico. Se poi si fa un confronto dei vari prezzi applicati ci si accorge che costano quasi il doppio rispetto ai prezzi dei negozi, per non paragonarli ai vari supermercati. Abbiamo preso a campione alcuni prodotti e viene fuori che occorrono: 3 euro per un Kg di cime di rapa, rispetto al normale costo di 1.50, oppure 2,50 o 3 euro per una piantina di basilico, che si trova dappertutto a 2 euro al massimo, non parliamo di salumi tipici o del lardo di colonnata, o di una miriade di tipi di formaggio, per non accennare al costo del cioccolato, prezzi inavvicinabili e, oltre al dubbio che con la produzione e la coltivazione artigianale abbiano ben poco a vedere, fa molto pensare anche l’igiene e la conservazione dei prodotti, come le varie miscele e creme per i dolci nei vari giorni di mercato.
Non si vuole fare becera polemica a qualunque costo, ma è comune convinzione che dovrebbero essere veramente posti in vendita, per essere valorizzati e gustati, prodotti che non si trovano nelle normali botteghe di città, altrimenti si rischia di pagare di più normali prodotti e passare per fessacchiotti.
Ma la curiosità è femmina, ed allora abbiamo chiesto e qualcuno ci ha spiegato che il sovraprezzo è dovuto al fatto che pagano oltre 100 euro per fare i mercati, e guarda un po’ chi li incassa, non il Comune che ne avrebbe diritto e titolo, ma bensì la benemerita Confcommercio di Savona che spicciolo più spicciolo meno incassa ad ogni mercatino oltre 2 mila euro circa.
Sì proprio la Confcommercio che dovrebbe tutelare in primis, ahimè, consumatori e produttori. Una roba da non crederci.
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