I giudizi della gestione di Canavese in questi ultimi 15 anni

il giudizio di un nostro lettore 
NELLA STORIA

Che dire del nostro presidente in scadenza e del suo operato?
Ottimo e abbondante, come il rancio.
Indubbiamente ha lasciato il segno, a suo modo. Come Attila, come uno tsunami. Niente sarà più come prima.
Ha gestito un ente pubblico come un califfato, assumendo personaggi noti con concorsi dubbi. Attualmente si dice che, su una sessantina di dipendenti, dirigenti compresi, questi ultimi siano ben 7, di cui 2 di fresca nomina. Alla faccia della crisi.
Ha gestito tutto il litorale come cosa sua, rifiutando qualsiasi dialogo con operatori, cittadini, comitati, amministratori non allineati al suo pensiero. Ha eluso qualsiasi richiesta di trasparenza.
Inanelliamo, puro elenco di cronaca, le sue grandi conquiste.
Entusiastica collaborazione nella cementificazione sterile del retroporto. Ampi spazi inutilizzati al posto di una fabbrica, di potenziali lavorazioni a filo di banchina, di attività produttive insomma.  Una galleria artificiale del tutto inutile, con illuminazione a carico del Comune di Savona.
Tunnel alti fondali con problematiche tuttora pendenti di sicurezza e progettazione.
Adesione totale alla politica del carbone su tutto e a tutti i costi.
Questione crociere: poteva essere davvero una grande occasione per la città, è diventata una servitù onerosa fatta soprattutto di traffico e inquinamento da ciminiere. Ci sarà insipienza del Comune e del commercio, ma c’è anche scarsa collaborazione e ostruzionismo, nessuna agevolazione, nessuna concessione, nessuna contropartita.
Del resto questo rientra nella politica dei grandi investimenti pubblici a vantaggio privato, come il terminal crociere e la piattaforma.
Questione piattaforma: terrificante spada di Damocle su tutto il lungomare, un orrido pasticcio che incombe su qualsiasi ipotesi ragionevole e alternativa di investimenti e sviluppo.
Mi fermo, ma l’elenco potrebbe continuare. C’è solo da augurarsi che il successore, chiunque sia, riscopra il concetto di dialogo, collaborazione, ascolto.
Ma soprattutto, l’idea che un ente pubblico e chi lo dirige dovrebbero tutelare prima di ogni altra cosa il bene comune, non gli interessi dei privati.

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