CELLE LIGURE. HA SCRITTO IL CONSIGLIERE LUIGI BERTOLDI Tutti i democristiani di Celle Ligure partecipano al lutto per la scomparsa di Giulio Andreotti eccetto Luigi Bertoldi
Come già precisato dal SECOLO XIX, non ho mai offerto alcuna partecipazione alla commemorazione del sen. Andreotti, né alcuno me l’ha mai chiesta. Tanto basta per considerarmi estraneo all’iniziativa ed ai commenti che ha suscitato, dai quali ultimi, pertanto, va cancellato ogni riferimento alla mia persona. Tuttavia, non sono un soggetto uso a sottrarsi al pubblico giudizio, ché, anzi, palesando inguaribile sindrome da balcone, approfitto di ogni occasione favorevole per partecipare ai confronti propostimi ed esternare il mio limitato pensiero. Sono stato democristiano….
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…non per merito di Andreotti, ma in adesione alle idee, all’opera ed all’esempio di politici quali De Gasperi, Dossetti, La Pira, poi Moro, finanche Fanfani, infine Zaccagnini e Martinazzoli (ma molti altri dovrei citare), uomini che hanno fatto grande la DC; Andreotti non l’ha fatta grande, l’ha fatta potente, in insanabile conflitto con le mie aspirazioni. Andreotti è colui che fa dire agli ignoranti di oggi “non voglio morire democristiano” senza esserlo mai stati. La “mia” democrazia cristiana è quel partito che, potendo contare su una nazione moralmente forte, ha guidato la politica italiana alla applicazione dei principi già affermati con la Costituzione. La mia DC è quel partito che, con l’irrinunciabile apporto delle altre formazioni politiche, ha il merito di aver realizzato la riforma agraria, attuata con l’esproprio ai latifondisti di terre dalla superficie pari a quella di un’intera regione; di aver attuato un piano casa per lavoratori (Piano Fanfani) con l’edificazione di 355.000 alloggi popolari; di aver nazionalizzato l’energia, sottraendola al controllo della grande imprenditoria privata; di aver dato vita al sistema sanitario nazionale; di aver approvato lo Statuto dei Lavoratori, dichiarando, una volta per sempre, il dovere di tutelare questi ultimi con il riconoscimento di diritti legati alla loro condizione; di aver introdotto nell’ordinamento italiano il nuovo diritto di famiglia, che a fronte di particolari doveri assegna appropriati diritti che consentono di assolvere i primi; di aver portato l’Italia dalle macerie belliche ad essere la quinta potenza industriale. Se si volessero trovare degli aspetti negativi in quel partito, in quegli uomini, in quelle opere, non si incontrerebbero certo grandi difficoltà, così come accadrebbe nei confronti di qualsiasi equivalente di ogni altra nazione. Ma solo l’ignoranza può fare apparire lecito disprezzare, denigrare, deridere chi ne ha fatto parte nonostante gli Andreotti, e porsi al di sopra, stupidamente giudicando. Quale partito, fra quelli attuali, può sembrare così forte e motivato da riuscire ad attuare anche una sola di tali realizzazioni? Non sono nostalgico: con gli amici di Celle ho condiviso, alcuni mesi prima che emergesse Tangentopoli, la decisione di chiudere la locale sezione DC, per totale divergenza con la linea politica nazionale e la “constatazione della cessazione di ogni ragion d’essere del partito, che ha (aveva) esaurito la propria funzione”, come dichiarato dall’assemblea di scioglimento. Non sono un fautore della restaurazione della prima repubblica, ma mi auguro ardentemente che la terza non sia un’evoluzione della seconda. Non posso, tuttavia, manifestare altro che indignazione osservando che, generalmente e senza riferimento alcuno a Uomini Liberi, al quale riconosco meriti quasi unici, moralisti senza morale indicano alla riprovazione universale coloro che hanno contribuito a costruire ciò che, riconosciuto come vanto della nazione, loro, oggi, hanno quasi completamente distrutto (soprattutto i diritti dei più deboli), ingrandendo a dismisura, nel contempo, le negatività delle quali ci vergognavamo. Far apparire Andreotti come il peggio della politica, inoltre, è un tentativo di far credere che i governanti di oggi siano in buona compagnia dei governanti di sempre. No, il peggio di oggi non trova eguale da porre a confronto! Infine, mi si conceda la più amara delle considerazioni. La ipotetica ricomparsa sulla scena politica di un Andreotti, forte di giovanile efficienza, indurrebbe la maggioranza degli italiani a consegnargli il Paese, con la convinzione che la sua astuzia porrebbe la nazione al riparo dalle “vessazioni” europee e tedesche e la sua caratteristica, giudicata allora “genialità”, ci consentirebbe di farci beffe di vincoli finanziari, di debiti, sobrietà e noiosità simili. Di che stupirsi, più, se questa Italia, maggiore produttrice al mondo di criminali ed esportatrice prima di criminalità, primatista di corruzione, di evasione fiscale, di evasione contributiva, di vincoli burocratici, di lentezza ed inefficienza giudiziaria, di inadeguatezza scolastica, di disinteresse alla ricerca, di sperequazioni sociali, di scellerato corporativismo, ritiene di poter risolvere i suoi problemi con una miracolosa legge finanziaria o con l’abolizione, peraltro doverosa, di qualche tassa o imposta? Siamo alla ricerca dei confini della nostra stupidità, ma temo che dovremo faticare per trovarli. Vostro Luigi Bertoldi di “Futuro Oggi”.
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