Grazie signora Ilaria, lei mi ha fatto ridere e non accadeva dal 1973… In questa straziata città, incredibilmente, ancora pulsa sotto le ceneri e il fango un lampo di creativa intelligenza, a quanto pare. La ringrazio per l’avvertimento, ma le mie macilente ali già trascinano grappoli di vecchi pallettoni da cinghiale che segretari di partito, sacrestie non solo cattoliche, strani incappucciati e personaggi da luna park hanno esploso a profusione sulle mie misere rotte aeree. Beccandomi quasi sempre, perchè ci vedono benissimo. Attendo serenamente l’impiombatura che fatalmente mi finirà, godendomi il vento forte controbecco e guardando le stelle riflesse laggiù, sul mare. La libertà è il più duro dei doni divini, ma è libertà e come tale va vissuta. Le chiedo una cortesia: nell’inevitabile mia prossima impagliatura, quando mi scorgerà in una delle sedi di cui sopra, tenda la sua mano in una tenera carezza. Basterà per darmi, nell’inferno dei falchi perduti, un lungo attimo di sollievo. E se riuscisse abilmente a sottrarre la mia carcassa piumata sarei lieto di fare bella, diciamo discreta, vabbè sufficiente figura nel salottino di casa sua. Con simpatia