In questi giorni si sono susseguiti numerosi appelli da parte dei sindacati savonesi, riguardo al fatto che il ripristino dell’impianto delle Funivie, che collega il porto di Savona allo stabilimento della Italiana Coke di Cairo Montenotte, continua a subire dei ritardi.
L’impianto è fermo dall’autunno 2019 ed alcuni piloni, a causa degli eventi alluvionali di fine novembre 2019, sono stati danneggiati da eventi franosi, pertanto necessitano di essere ripristinati. L’ultima battuta d’arresto nell’iter della ricostruzione è che il provveditore alle opere pubbliche è andato in pensione e non è ancora stato nominato il sostituto, che deve dare avvio ai lavori visto che il progetto è già stato redatto.
Il gruppo della filiera delle rinfuse, che comprende le società Funivie, Terminal Alti Fondali Savona e Italiana Coke, risulterebbe anche in pesante crisi economica, che potrebbe addirittura portare alla nomina di un commissario straordinario.
Il potere di incidere sulla situazione da parte di sindacati savonesi sembra marginale, limitandosi ai consueti comunicati stampa dove si minacciano mobilitazioni se le risposte dovute non arrivassero, ma poi nella sostanza attendono passivamente gli eventi. Il copione della gestione delle vertenze, da parte dei sindacati savonesi, sia in tempi di pandemia sia in tempi ordinari rispecchia la mancanza di indipendenza rispetto alla politica parlamentare, che ormai non è più in grado di venire incontro a quelli che sono gli interessi generali delle classi salariate.
Il segretario provinciale della CGIL di Savona, Andrea Pasa, si limita ad evidenziare la troppa rassegnazione da parte delle istituzioni sulla possibilità di salvare la filiera delle rinfuse. Forse sarebbe il caso che i primi a non essere rinunciatari nella ricerca di una soluzione fossero i lavoratori che debbono mantenere il proprio reddito ed il sindacato che li dovrebbe organizzare e rappresentare, affinché le rivendicazioni portino a qualche risultato concreto. Negli ultimi sei anni l’organizzazione e la perseveranza hanno lasciato un po’ a desiderare con vertenze che si trascinano ormai da anni, soprattutto nel settore metalmeccanico.
Il senatore del ponente savonese, Paolo Ripamonti (Lega di Salvini), Vicepresidente Commissione permanente per Industria, commercio, ha la testa nel pallone. Ci auguriamo che dopo i festeggiamenti per la vittoria del campionato da parte dell‘Inter, Ripamonti abbia il tempo di seguire l’attuazione dell’ordine del giorno, presentato dalla Lega in commissione, che impegna il Governo a nominare un Commissario straordinario per la gestione delle funivie, una volta ripristinato l’impianto (La Stampa 9 maggio 2021). Ripristino che i lavoratori attendono da circa 18 mesi.
A livello regionale, il Sindaco in Regione Liguria, Alessandro Bozzano, plenipotenziario per il levante savonese del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, visto il periodo preferisce dedicarsi ai merendini a base di fave e salame, della politica industriale del levante savonese si occuperà qualcun altro.
L’assessore allo sviluppo economico della regione Liguria Andrea Benveduti (Lega di Salvini), delle politiche industriali della provincia di Savona, area di crisi industriale complessa, sembra interessarsi poco, meglio occuparsi delle originali esternazioni di Fedez. Lontani i tempi in cui un tale Beppe Grillo, denunciando le ruberie dei socialisti, faceva ridere gli italiani.
Per quanto riguarda l’opposizione anche il consigliere regionale Roberto Arboscello (PD) incalza genericamente la Giunta Toti a prendersi le proprie responsabilità (LEGGI). Ci auguriamo che alla presa di posizione segua un attenta attività di controllo sull’operato della maggioranza da parte di Arboscello
La vertenza della filiera delle rinfuse ed in generale le politiche di rilancio economico della provincia di Savona danno prova della scarsa autorevolezza e capacità di programmazione delle nostre classi dirigenti locali, che non sembrano in grado di proiettare le istanze del nostro territorio, soprattutto quelle del capoluogo, in ambito regionale ne tantomeno nazionale. In questo contesto, anche nella nomina di taluni consiglieri in rappresentanza delle attività economiche della Fondazione De Mari ,che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo economico della provincia, pare abbiano pesato logiche di appartenenza ad esclusivi club cittadini, con riunioni conviviali a base di trenette al pesto e scorribande estive con sindaci in regione.
La città capoluogo negli ultimi trenta anni ha perso il ruolo trainante per l’intera provincia ed al momento non sembra in grado di riguadagnarlo.