Sembra che al PD finalese non bastino le battaglie esterne: la vera competizione è dentro casa. Decia ha esplicitato che le questioni delle aree Piaggio e Ghigliazza e del PUC richiedono un coinvolgimento diretto, perché, a suo dire, “è impensabile che il partito di maggioranza a Finale Ligure debba limitarsi a commentare sui social.” Una frase che, vista la situazione interna, suona quasi come una dichiarazione di resa: senza rappresentanza in consiglio, il PD rischia di partecipare ai processi decisionali solo con tweet e post su Facebook.
E mentre Decia cerca di rassicurare i simpatizzanti parlando di “rispetto reciproco” e di “concreta disponibilità” da parte del sindaco, sembra che il PD finale abbia un’altra battaglia da risolvere, quella del “chi fa davvero parte del partito”. Con Montanaro e Brichetto che sembrano aver preso strade parallele, la domanda è: chi resta davvero a difendere i colori del PD finalese?
Ma il PD ha trovato comunque un risultato positivo: l’assoluta apertura al dialogo del sindaco. Che sia una sottile strategia per evitare di restare fuori dai giochi, mentre il sindaco si mostra disponibile a risolvere i problemi posti dai Dem con una pacatezza che ricorda più un capo scout che un leader politico.
Chissà se il PD saprà sfruttare questa “apertura al dialogo” per rimettere ordine tra le sue fila o se alla fine si ritroverà a discutere le sue priorità davanti a un caffè, invece che in consiglio comunale.
Insomma, il PD finalese si trova a un bivio: dialogare o twittare, influire o commentare.
Il sindaco comunque non dovrebbe accoglierli in Commissione altrimenti possono chiedere la stessa cosa tutti i partiti non presenti nella competizione elettorale.