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fatemelo veramente

…il piacere comico numero uno parla dalla televisione di sua proprietà, a interloquire col cameriere di turno messo a disposizione dal Biscione. Dice che lo spread è un imbroglio, un’invenzione usata per togliergli il governo e abbattere la sua maggioranza. Parole irresponsabili e incendiarie, evidentemente tese a far leva sul solito populismo da strapazzo e a conquistare l’elettorato più sprovveduto e disinformato, che poco sa e capisce di differenziale tra i tassi d’interesse sul debito e si sente fatalmente attratto da chi sembra parlare come lui. È la solita collaudata strategia berlusconiana, con il Capo a sguazzare nella demagogia e i suoi che arrivano poi a chiarire, rettificare, parlare di interpretazioni sbagliate. Intanto, l’effetto sull’elettore gonzo è bello che ottenuto. Il comico numero due lancia i suoi comunicati politici dal quel bunker che è diventato il suo blog, chiuso a qualsiasi confronto e domanda esterna. Sempre più invecchiato, livido e incattivito, declama contro i suoi una sorta di editto bulgaro di berlusconiana memoria dai toni incredibilmente violenti: “Se c’è qualcuno che reputa che io non sia democratico, che Casaleggio si tenga i soldi, che io sia disonesto, allora prende e va fuori dalle palle. Se ne va. Se ne va dal Movimento”. E ancora: “Chi è dentro il Movimento e non condivide questi significati e fa domande su domande e si pone problemi della democrazia del Movimento va fuori! Va fuori dal Movimento. Non lo obbliga nessuno. E andranno fuori”. Insomma, scoperto il bluff delle primarie per pochissimi dove vengono eletti “sorelle di” e “fidanzate di”, cade l’ultimo pietoso velo sulla tanto declamata democrazia diretta. Nella setta di Grillo non si possono fare domande: o si è d’accordo con il capo o si viene sbattuti fuori. Che il comico numero due abbia perso la testa? Ma no, è semplice strategia politica e comunicativa. Ormai, si è capito, i fan dei cinque stelle sono soprattutto ex elettori di destra e della Lega innamorati delle maniere forti e soprattutto dell’uomo forte, del capo carismatico, del novello Duce. Uno che alza la voce, che decide tutto lui, che si fa rispettare, che dice che chi non è d’accordo va “fuori dalle palle”. Qualcuno, tempo fa, andava scrivendo che dovevamo ringraziare Grillo perché raccoglieva il voto di protesta e lo sottraeva a possibili derive di estrema destra. Siam sicuri che il discorso valga ancora?

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