Fare il Pinocchio a ferragosto rende. Renzi tra cappucci di fata e calci ben assestati

Il Pinocchio della politica
Matteo Renzi è ormai il Pinocchio della scena pubblica italiana. Mente? No, lui interpreta. Cambia versione? Semplicemente evolve. Così, come il famoso burattino di Collodi, anche Renzi si reinventa di continuo, riuscendo nell’ardua impresa di apparire sempre al centro della scena, pur non avendo nulla di nuovo da dire. Il suo è un teatro permanente, dove la verità è solo un’opzione tra tante.

Gite di Ferragosto col Geppetto Giacchetti
Quest’anno, mentre tutti si godono il mare, Renzi si aggira tra le mura delle carceri, accompagnato dal suo fidato Geppetto, Roberto Giachetti. Ma non illudiamoci: la redenzione non è in programma. Quello che conta è la foto-opportunity, l’ennesima occasione per mostrarsi diverso, unico, ma in realtà, sempre lo stesso.

La Fata Turchina in versione Giorgia

In questa fiaba moderna, la Fata Turchina ha i tratti severi di Giorgia Meloni. E non è un caso che la sua bacchetta magica si abbassi con forza sulla testa della sorella Arianna. Renzi, che fiuta ogni possibile spiraglio di conflitto, non perde l’occasione di buttarsi nella mischia, sperando di incassare qualche dividendo dalla zuffa famigliare.

L’arte del mendicante
Renzi si attacca disperatamente a Elly Schlein, come un mendicante che elemosina un boccone. Ma, purtroppo per lui, più che briciole riceve calci nel didietro. Non è facile farsi compatire da chi ha già troppo a cui pensare. E così, il tentativo di tornare nel giro grosso finisce come sempre: con Renzi che si ritira, borbottando ma pronto a riprovarci.

L’indifferenza del pagliaccio
Matteo sa benissimo di contare poco, forse addirittura nulla. E allora perché preoccuparsi? Meglio fare il pagliaccio, buttarsi in mezzo a tutte le risse, e godersi lo spettacolo. Chi ha detto che la dignità è un valore imprescindibile?

Le bordate a casaccio
Quando tutto sembra perduto, Renzi si diverte a lanciare bordate in ogni direzione, sperando che almeno una colpisca il bersaglio. Destra, sinistra, centro: non fa differenza. L’importante è rimanere sulla bocca di tutti, anche a costo di sembrare un giocoliere impazzito.

Il potere della faccia di bronzo
Se c’è una cosa che rende Renzi imbattibile, è la sua faccia di bronzo. Sa tutto di tutti e non esita a usare le informazioni a suo favore. È un giocatore cinico, sempre pronto a rilanciare anche con carte scoperte, sicuro che gli altri non avranno il coraggio di chiamarlo bleffatore.

Pedine e pedinette
Renzi è ancora circondato da fedelissimi, piccoli soldatini pronti a seguirlo ovunque. Certo, sono pochi, pochissimi. Ma per lui basta: meglio essere il re di un microbo che un suddito in un impero. Il suo piccolo esercito è tutto ciò che gli rimane, e lo difende con ferocia.

La fortuna dei disperati
Nonostante tutto, la fortuna continua a sorridergli. Nei sondaggi elettorali Renzi resiste, come un insetto che non vuole saperne di essere schiacciato. Forse è un segno dei tempi, forse è solo un caso. Ma intanto, lui c’è, e questo è tutto ciò che conta.

Sogni d’oro sotto il solleone
Renzi sogna ancora affari con gli sceicchi, come ai vecchi tempi. Chissà, forse il caldo di Ferragosto gli fa bene, gli risveglia l’animo da negoziatore di alto bordo. L’ombra delle palme e il fruscio dei petrodollari sembrano chiamarlo. Ma sarà solo un miraggio?

Calenda, amore e odio
Tra Renzi e Calenda, il rapporto è un vero e proprio tango: un passo avanti, uno indietro, un abbraccio e un calcio. Un’amicizia che sembra più una battaglia, dove nessuno vuole cedere terreno. E così, i due continuano a ballare, senza mai trovare il ritmo giusto.

Vuoto cosmico
A ben guardare, l’ideologia di Renzi è un buco nero. Tutto viene risucchiato nel vortice del suo ego, niente sopravvive. È personalismo allo stato puro, esuberante e sfacciato. La politica è solo un riflesso del suo desiderio di essere il primo della classe, anche quando la classe è vuota.

Avanti le donne
Renzi ama mandare avanti le donne, ma non pensate a un gesto cavalleresco. È pura strategia: meglio far rischiare gli altri, soprattutto se possono far guadagnare qualche punto a lui. E se le cose si mettono male, c’è sempre tempo per ritirarsi in buon ordine, lasciando le compagne a raccogliere i cocci.

Alla Festa dell’Unità non c’è festa per lui
E poi c’è l’ultimo affronto: l’invito alla Festa dell’Unità, subito stracciato. Come un fantasma che nessuno vuole vedere, Renzi è invitato e poi disinvitato, accolto e poi respinto. Non è più di casa neppure dove, un tempo, regnava sovrano. Ma lui non si scompone: fa spallucce e guarda avanti.

Nomine e rancori
Renzi attacca Giorgia Meloni sulle nomine e riceve la replica velenosa della sorella Arianna. È uno scambio di colpi che sa di antico, di rancori mai sopiti. Ma anche qui, Renzi non si fa intimidire: è un professionista della polemica, e ogni risposta è solo un motivo in più per rilanciare.

La risata del grillino
Nel campo dei Cinque Stelle, l’idea di Renzi come alleato suscita solo risate. Non è solo irricevibile, è impensabile. Eppure, Matteo continua a tentare, come un venditore porta a porta che non si arrende mai. Prima o poi, qualcuno aprirà quella maledetta porta.

Sondaggi amari
I sondaggi gli sorridono, ma solo a metà. Meloni e il Pd perdono terreno, mentre M5S e Renzi guadagnano punti. È una magra consolazione, ma in tempi di carestia, ogni briciola è benvenuta. Lui si accontenta, per ora.

Ferragosto di calci e sorrisi
Mentre tutti si godono il Ferragosto, Renzi incassa calci e sorrisi, promesse e minacce. È il solito gioco delle parti, dove lui recita il ruolo del sopravvissuto, sempre pronto a tornare in scena. Perché, in fondo, il teatro è la sua vita, e rinunciarci sarebbe come smettere di respirare.

Un burattino senza fili
Alla fine, Renzi resta un burattino senza fili. Si muove libero, ma è sempre in balia degli eventi, delle umiliazioni, delle mezze vittorie. Non ha più un Geppetto che lo guidi, e forse neppure lo vuole. Gli basta il palco, e poco importa se gli spettatori sono ormai pochi.

L’ultima risata
E così, Renzi chiude il suo Ferragosto con una risata amara. Non ha vinto, non ha perso. È rimasto a galla, in attesa del prossimo atto. Perché, in questa fiaba moderna, non ci sono finali, solo nuovi inizi. E Matteo, si sa, è sempre pronto a ripartire.

Antonio Rossello

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