Ex stabilimento Gavarry all’asta: tra passato industriale e nuove prospettive di sviluppo urbano

L’area Gavarry si trova in uno stato di abbandono, con crepe nei muri, erbacce e pozzanghere nei piazzali. Priva di impianti e macchinari l’area circostante è recintata per impedirne l’accesso
Situato tra l’Aurelia e via Papa Giovanni XXIII, il complesso è composto da tre edifici disposti a forma di U e risale al 1940, quando fu costruito come saponificio con produzione di saponi da toeletta, barba e bucato.
I segni di decadenza avrebbero dovuto essere un pretesto per riflettere su un modello di sviluppo per dare valore alla storia industriale, integrando queste strutture nel tessuto urbano con una funzione sociale e culturale. Ridare vita a questo spazio, rendendolo un luogo di innovazione, memoria e comunità. La Gavarry poteva diventare un simbolo di rinascita urbana, un punto di partenza per nuove strategie di sviluppo locale, che uniscano il passato e il futuro in una visione integrata della città ed invece….
Già nel 2016, l’accordo di programma firmato dal sindaco di allora Lionello Parodi, prevedeva la demolizione dello stabilimento per costruire 149 appartamenti, negozi e un edificio pubblico con un’ampia area parcheggio sotterranea. L’opposizione dei residenti aveva bloccato i progetti, ritenuti troppo invasivi e in contrasto con la tipologia edilizia circostante. Le proposte di costruire due torri di dieci e undici piani avevano sollevato preoccupazioni sia estetiche che funzionali.
E’ notizia di oggi che l’ex stabilimento sarà messo all’asta il 29 ottobre, con un’area complessiva di 37.897 metri quadrati e un valore stimato di 4,4 milioni di euro. L’offerta minima parte da 3,3 milioni, con un rialzo minimo di 30.000 euro.
Il progetto prevede, dopo la demolizione, una conversione dell’area in residenza convenzionata, con spazi per anziani, attività turistiche, negozi e laboratori artigianali, oltre a uffici e parcheggi.
Aspettiamo di vedere come finirà l’asta

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