Pubblichiamo la parte del libro “La Colata” di Andrea Garibaldi, Antonio Massari, Marco Preve, Giuseppe Salvaggiulo e Ferruccio Sansa che spiega come è nato il progetto alle ex Colonie bergamasche
Siamo negli anni 2007- 2008
… lI nuovo corso immobiliarista varato da Tarcisio Bertone e dai suoi fedelissimi viene applicato con devozione. Anche nelle Riviere la Curia sembra consolarsi della crisi delle vocazioni con box e seconde case. Tra le diocesi più attive su questo fronte c’è quella di Savona Noli. E anche in questo caso il business immobiliare viene sdoganato nel periodo «bertoniano». Vescovo di Savona è in quegli anni monsignor Domenico Calcagno, che nel 2007 viene chiamato a Roma come segretario dell’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, ovvero la banca centrale della Santa Sede. Il braccio operativo di Calcagno a Savona è don Pietro Tartarotti, laureato in economia e presidente dell’Idsc, l’Istituto diocesano per li sostenta-mento del clero. Si tratta di un ente li cui scopo unico è quello id provvedere ai bisogni dei preti anziani ni pensione, spesso malati e ospitati in comunità, case di cura o appartamenti della Curia.
Ma in qualità di rappresentante dell’Idsc, Tartarotti siede, da presidente o da consigliere, nei cda di alcune società create con grossi imprenditori per una serie di iniziative immobiliari che hanno un valore complessivo di circa cento milioni di euro. Nella sua lettera ai sacerdoti della diocesi del 2008, Tartarotti ricorda che «uno dei fini dell’istituto è di mantenere li patrimonio già in possesso e di produrre li maggior reddito possibile per poter concorrere al sostentamento dell’intero presbiterio nazionale […]. Ecco perché l’istituto ha avviato in questi anni alcune operazioni immobiliari, sia utilizzando terreni di proprietà, sia incrementando al collaborazione già avviata con alcuni soggetti appartenenti ala Chiesa stesa, soprattutto parrocchie».
Ecco la parola d’ordine: «produrre li maggior reddito». Cosa sta accadendo? Lo spiegano alcuni sacerdoti che assistono con scetticismo e preoccupazione al nuovo corso. «Ci sono meno vocazioni, è vero e nel contempo anche meno fedeli e soprattutto meno donazioni, e nel noi preti invecchiamo, non possiamo essere rottamati, mentre le chiese i conventi e tutto il patrimonio immobiliare delle essere mantenuto in efficienza o ristrutturato. Quindi è vero che i preti devono ingegnarsi per sopravvivere, ma siamo sicuri di assecondare li mercato della speculazione, costruendo case di lusso e box, oppure vendendo proprietà e terreni, sia l’unica strada che ci ha
mostrato nostro Signore? Le vie non saranno proprio infinite però un paio di alternative…»
Una delle operazioni più sorprendenti è quella delle ex Colonie a Celle Ligure, un incantevole paesino della riviera savonese uno dei tanti che fino agli anni Novanta ospitavano enormi strutture a due passi dal mare, create da enti religiosi o pubbliche amministrazioni della Lombardia e del Piemonte per garantire sole e mare anche ai bambini delle famiglie meno agiate.
Lasciamo sullo sfondo la pur non banale questione del perché ai figli dei poveri la vacanza balneare non sia più garantita e concentriamoci su una ex colonia quella di Celle, con 13.000 metri quadrati parco di 70.000, distribuiti lungo l’Aurelia e affacciati sul mare, più una dependance addirittura con spiaggia propria.
A ottobre la proprietà è passata di mano. La Fondazione Azzanelli, ente religioso che deteneva la maggioranza delle quote (un’altra parte era dei Italcementi) ha ceduto a Punta dell’Olmo Spa, società a don Tartarotti di cui ha la maggioranza dell’Istituto per il sostentamento del clero. Gli altri proprietari sono le Industrie Rebora del terminalista portuale genovese nonché presidente del Livorno Aldo Spinelli (nella società Punta dell’Olmo siede il figlio Roberto) e poi il Gis Gruppo imprese savonesi, che appartiene ad uno dei più grossi costruttori della riviera, quel Silvio Accinelli molto vicino ala Curia, come vedremo fra poco, nonché vicepresidente della Camera di Commercio di Savona e padre di Francesca, presidente regionale della piccola industria e nel 2009 entrata nella ristretta cerchia dei 23 “rappresentanti generali”, su 162 componenti, della confindustria nazionale. Capitale di un milione di euro, di cui 250.000 versati. Tra i compiti affidati al presidente-sacerdote c’è quello di procedere all’acquisto per 23 milioni di euro del complesso
E di accedere ad un mutuo di 48 milioni (25 è il costo ipotizzato per gli interventi di ristrutturazione) presso al Carige, Cassa di Risparmio di Genova, attraverso la controllata savonese Carisa.
Undici anni fa le colonie potevano diventare altra cosa. Una prestigiosa società tedesca voleva infatti trasformare la struttura in Un centro di formazione professionale, pronto ad accogliere mille giovani. I contatti furono avviati, il progetto era pronto, le amministrazioni comunali e provinciali favorevoli. La Regione, addirittura auspicava un progetto che consentisse di evitare la solita offerta «turistico-balneare o di seconda casa purtroppo ancora così dominanti lungo la nostra costa». Ma alla fine non se ne fece nulla.
Oggi la situazione è ben diversa. Anche se l’amministrazione cellese di centrosinistra giura di non volersi prestare a nessuna speculazione, è probabile che, fatta salva una porzione destinata a funzioni sociali, la maggior parte delle ex colonie si trasformerà in una residenza di extralusso – case o alberghi, dipenderà dalla variante urbanistica per pochi fortunati. L’ esatto contrario delle ragioni per cui molti anni fa a Celle, come nel resto delle riviere, queste arr pregiate venivano concesse a enti religiosi lombardi e piemontesi.
Negli ambienti ecclesiastici la vicenda delle ex Colonie bergamasche sta facendo discutere anche per un’altra ragione. Per una sorta di congiuntura astrale, l’operazione lega la Curia a soggetti con pendenze giudiziarie vecchie ma significative, oppure recenti e ancora da definire. ll partner Aldo Spinelli è infatti tra gli indagati per turbativa d’asta (è in corso l’udienza preliminare per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio) nella clamorosa inchiesta sulla gestione del porto di Genova, il finanziatore Giovanni Berneschi di Carige è uno dei banchieri rinviati a giudizio a Milano nell’affaire Fiorani, -«furbetti del quartierino» e scalata alla Bnl, mentre li sindaco che dovrà valutare progetti e varianti urbanistiche è Renato Zunino, oggi, Pd che quasi vent’anni fa era primo cittadino per il Pci e patteggiò una condanna (tre milioni di lire più altri capi d’imputazione amnistiati per abuso d’ufficio in relazione ad autorizzazioni edilizie).
Una serie di sfortunate coincidenze, insomma, e addirittura verrebbe da pensare al Maligno, visto che solo nel 2008 l’onnipresente Istituto per il sostentamento del clero aveva avviato l’iter per al- contestatissima – realizzazione di un’autosilos a Savona e ne aveva poi vendute le quote ad alcuni privati. ….
Tratto da “La Colata” per chi vuole acquistarlo QUI