Se i piccoli sacrifici cui verranno sottoposti in quest’ultimo anno di mandato gli eletti (voglio rendere noto che il mio CUD per quanto riguarda i gettoni di presenza dovrebbe attestarsi attorno al migliaio di euro lordi l’anno) saranno destinati a rafforzare i settori più bisognosi della nostra società quali formazione, assistenza, sociale e cultura e si avrà, da parte delle stesse circoscrizioni, la possibilità di reinvestire tali risparmi in quel verso, trovo che questa modesta rinuncia da parte dei consiglieri sia più che mai giustificata. Se altrimenti i soldi tolti alle indennità verranno rimescolati nel calderone della macchina comunale ad alimentare, ad esempio, non meglio precisate consulenze o spese individuabili come superflue, non sarei più convinto della bontà del meccanismo.
Infine, se questa decisione fosse accompagnata da tagli ben più corposi rispetto a quelli previsti dalla finanziaria a parlamentari, ministri, consiglieri ed assessori regionali, allora interpreterei la mancata corrispondenza dei gettoni con molta più soddisfazione.
Un’altra decisione che rallegrerebbe la perdita del mio modesto compenso da consigliere sarebbe quella, da parte di giudici e magistrati vari, di disdire lo sciopero indetto per la riduzione del loro stipendio: reputo immorale che in periodi di crisi dipendenti pubblici con compensi superiori ai centomila euro annui per un lavoro assimilabile per numero d’ore ad un part-time vogliano continuare a mantenere privilegi tali di fronte a precari, occupati con il minimo sindacale, giovani laureati alla ricerca di un impiego e cassaintegrati.
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