Mi ha lasciato perplesso le dichiarazioni dell’assessore Parodi a La Stampa le norme relative al CIG sono strettamente legate alla tracciabilità dei pagamenti, una misura fondamentale per la prevenzione del riciclaggio di denaro e per il contrasto alle infiltrazioni mafiose
La semplicità e l’immediatezza del sistema per richiedere il CIG dimostrano che non si tratta di un ostacolo burocratico, ma di una misura volta a garantire trasparenza e correttezza nei rapporti tra pubblico e privato. Definire questa procedura come “burocrazia inutile” è non solo scorretto, ma rischia di offuscare il vero obiettivo della norma: tutelare la legalità.
Chi lavora con serietà e nel rispetto delle leggi sa bene quanto sia semplice ottenere il CIG. In pochi minuti, ogni gara o contratto può essere tracciato, assicurando una gestione trasparente e controllata delle risorse economiche. La domanda quindi sorge spontanea: perché criticarlo?
Il vero problema, forse, non è la presunta difficoltà nell’ottenere il CIG, ma il fatto che queste regole rendano complicati abusi, sprechi e, nei peggiori casi, vere e proprie attività illecite. Non è un caso che norme come queste siano spesso viste come ostacoli da chi preferirebbe operare senza dover rendere conto delle proprie azioni.
Ignorare il CIG o banalizzarne l’importanza equivale a indebolire un sistema di controllo pensato per proteggere i cittadini da corruzione e spreco di risorse pubbliche. Non si tratta solo di un codice da inserire in un modulo, ma di un principio fondamentale per garantire la legalità.
Sostenere che il CIG sia un esempio di burocrazia superflua è un attacco ingiustificato a uno strumento che tutela tutti noi.
Le regole esistono per proteggere il sistema e i cittadini, non per ostacolarlo. Garantire la trasparenza attraverso strumenti come il CIG non è solo una necessità pratica, ma un dovere morale per chiunque lavori nella gestione della cosa pubblica.
Lettera firmata