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ECONOMIA SAVONESE

La presentazione del rapporto economico 2022 da parte della Camera di Commercio delle Riviere di Liguria (che, in maniera anomala, riunisce Imperia, La Spezia e Savona) indica per il nostro territorio una crescita del 10% di valore aggiunto in un quadro generale di riassetto del sistema produttivo (il numero delle imprese è calato del 2,3% con una diminuzione delle imprese individuali) e l’occupazione al 66,1%.
Il valore aggiunto della Provincia di Savona è di 28.898 euro pro-capite, al terzo posto della province liguri dopo Genova e La Spezia.
Il contesto generale ci indica: tra il 2021 e il 2022 il valore aggiunto italiano è aumentato del 20,1% (quindi una percentuale doppia a quella di Savona) ma alcune province hanno performato meglio di altre. Età media della popolazione, livello di industrializzazione, dimensioni delle imprese, vocazione all’export sembrano abbiano contribuito significativamente a fare la differenza sui territori.
Numeri alla mano le province con un’età media della popolazione più bassa crescono del 20,7% contro il +18,9% di quelle “più anziane”, con picchi di incremento del valore aggiunto prodotto a Matera (+39,2%), Bolzano/Bozen (+35,2%), Vicenza (+31,9%), Parma (+31,8%) e Treviso (+30,3%). Più in generale 8 delle 10 province maggiormente cresciute fra 2012 e 2022 si collocano tra le province più giovani d’Italia. Aumenti più elevati si registrano anche nelle province a maggior incidenza di valore aggiunto industriale (+22,6% vs +17,7%), con Potenza (37,1%) al top della classifica – anche per via delle performance dell’industria estrattiva (si pone così un grosso problema di carattere ambientale)- e ancora al secondo e al terzo posto Vicenza e Parma. Mentre le province con una maggiore presenza di imprese grandi e una più spiccata vocazione all’export sono cresciute in ambo i casi mediamente del 21,9% -contro poco più del +15% di quelle con una minore presenza di aziende più strutturate e una più bassa propensione ad esportare- con punte a Bolzano/Bozen (+35,2%), Vicenza (31,9%) e Parma (31,8%).
Si pone così un interrogativo rilanciato dallo stesso Istituto Tagliacarne che con Unioncamere ha eseguito la ricerca in questione: ci si interroga infatti sul paradosso economico (confermato dai dati generali appena esposti) che, nella provincia di Savona, all’aumentare dell’età media non corrisponde un calo ma un aumento di produttività, salita tra il 2017 e il 2019 del 40%).
Attorno a questo fatto si potrebbe tentare un principio di analisi riguardante i settori nei quali cresce maggiormente l’indice di produttività e in particolare il turismo che (con commercio e servizi) rappresenta il 27,3% dell’occupazione provinciale.
Si tratta di un dato che può essere collegato con l’avanzarsi dell’età media dei titolari di azienda che trattandosi in prevalenza di attività stagionale (si scrive di turismo di prossimità con pochi stranieri, quindi con una richiesta limitata di servizi aggiuntivi) produce due fenomeni: un alto livello di sfruttamento intensivo del personale e una quota di lavoro nero. Un approfondimento attorno alla consistenza di questi due fattori potrebbe anche rivelarci un indice di fragilità dell’economia dalle nostre parti.
Rimane in sospeso un’analisi circa la diversità di tessuto economico – sociale delle diverse parti in cui è divisa la nostra provincia: area ex-industriale del savonese – vadese e Val Bormida, costa turistica del Ponente, entroterra.
La possibilità di crescita di valore aggiunto per l’area del savonese – vadese – Val Bormida è legata essenzialmente ad un risoluzione del problema infrastrutturale (ferrovie di collegamento con il Nord-Ovest nelle due direzioni Torino e Alessandria e allacci autostradali) e di un processo di reindustralizzazione ad avanzato livello tecnologico (che si collegherebbe con la possibilità di recupero verso la cosiddetta “fuga dei cervelli”) partendo dal recupero delle aree dismesse in Val Bormida ( e non attraverso la creazione di nuove servitù come nel caso di impianti a terra e tubature legati all’eventuale posizionamento del rigassificatore). Esiste, ancora, un problema di incremento dell’intervento pubblico nel settore sanitario e di rafforzamento della rete di trasporto pubblico in un disegno di complessivo miglioramento della qualità della vita.
Appare necessario elevare il livello complessivo di progettualità delle istituzioni e dei soggetti rappresentativi del mondo produttivo non limitandoci a contemplare i dati statistici ma andando alla complessità dei temi che tengono assieme l’economia, la società, la qualità di governo del territorio.

Franco Astengo

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