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Ecatombe sanitaria savonese

Ecatombe sanitaria savonese e spending review italiana
Oggi ho appreso con grande dolore e stupore della scomparsa improvvisa, molto probabilmente per infarto miocardico, di un mio collega savonese, medico di famiglia come me, il Dott. Bruno Barbero; aveva solo 63 anni. Da quanto ne so…
non aveva mai accusato in precedenza sintomi di cardiopatia ischemica, né aveva particolari fattori di rischio per malattia cardiovascolare; posso inoltre aggiungere che, tra i colleghi medici che conosco, era senz’altro una delle persone più tranquille e flemmatiche, che affrontava il proprio lavoro con grande impegno, ma senza assolutamente lasciarsi travolgere dallo stress e dai problemi che questa professione, oggi ancora di più, comporta per colui che la pratica, e tutti sappiamo quanto lo stress, per non arrivare addirittura al fenomeno del”burnout”, influisca proprio sulla funzionalità del sistema cardiocircolatorio oltre che di quello nervoso. Anzi, Bruno Barbero era assai conosciuto e apprezzato nel mondo della medicina savonese anche per il suo amatissimo hobby dell’antiquariato, al quale dedicava quasi tutti i weekend, scaricando inoltre in questo modo le tensioni lavorative della settimana, ammesso sempre che ci fossero, dato appunto il carattere della persona.

Questo ennesimo tragico evento che si registra nella nostra città, e anche nella sua provincia, non fa che aumentare ulteriormente il mio turbamento; ennesimo, infatti, poichè quasi ogni giorno non faccio che apprendere, e, come detto, non mi riferisco solo ai miei pazienti, di morti improvvise di questo genere, o comunque di eventi cardiocerebrovascolari(infarti e ictus)in soggetti apparentemente” non sospetti”; per non parlare dei sempre più numerosi casi di tumori negli organi più vari; tanto per esemplificare, nel giro di pochi giorni è mancato un mio vicino di casa, per via delle metastasi di un tumore asportatogli pochi anni fa, mentre all’Hospice della R.P.religiosa “Rossello” è purtroppo imminente la scomparsa di una cara amica di mia madre, anche qui per un tumore affrontato prima chirurgicamente e poi, ma senza successo, con ogni tipo di chemioterapia. Proprio lì, pochi giorni fa, ho appreso con gran dispiacere dalla figlia di questa signora della recente scomparsa, causa sempre neoplasia, di un infermiere del S.Paolo, che conobbi negli anni del mio tirocinio, e del quale avevo perso traccia da diverso tempo: aveva solo 48 anni. Potrei dilungarmi assai nel citare casi di questo tipo che ho conosciuto, direttamente o riferiti da terzi, in questi ultimi tempi. In luoghi come gli hospice, così come negli ospedali, ma anche nei domicili, si può davvero tastare con mano la sofferenza non solo dei malati terminali, ma anche dei parenti più stretti che li vegliano. Io stesso sono stato vittima, per via di mio padre mancato per un tumore oltre 3 anni fa, di questo stato di sofferenza dell’animo. Una sofferenza che da oltre 2 anni sto vivendo anche con mia madre, affetta da una malattia cronica neurologica purtroppo anch’essa, come i tumori, gli infarti e gli ictus, sempre più frequente nella popolazione di Savona e provincia: Parkinson e Alzheimer si stanno moltiplicando sempre più, anche in soggetti non propriamente anziani..Praticamente ogni condominio o palazzo di Savona deve tristemente annoverare tra i suoi inquilini almeno un caso di tumore, uno di ictus, uno di infarto miocardico e uno di morbo di Alzheimer; ma tutto questo considerando un lasso di tempo assai breve, al massimo di pochi anni, poichè altrimenti i casi si moltiplicano a dismisura. Insomma, trattasi di vera ecatombe sanitaria. Il motivo? La presenza sempre più invadente dei cosiddetti fattori di rischio, tra i quali, oramai, deve essere considerato a tutti gli effetti l’inquinamento ambientale, il quale, anzi, sta assurgendo come principale causa di morbilità e mortalità riguardo non solo le malattie prima citate, ma anche l’asma bronchiale, le bronchiti croniche ostruttive, le allergie, le deformazioni fisiche e i deficit intellettivi congeniti dei bambini; e probabilmente l’elenco è incompleto. Come se non bastasse, di fronte a questo quadro così tragico dello stato di salute della popolazione, la classe politica e dirigente, locale ma anche italiana in genere, oltre che a mantenere e anzi ingigantire le fonti di inquinamento, permettendo ai grandi gruppi industriali di aumentare sempre più i propri profitti sulla pelle(nel vero senso della parola) dei cittadini (si tratta o no di “crimini di pace”?), ha pensato bene, come del resto sta facendo da anni, ma ora con grande accelerazione, di tagliare le risorse finanziarie alla sanità. Proprio quando e dove c’è più bisogno di salute(che dovrebbe essere garantita dall’art.32 della nostra costituzione), con i malati acuti e cronici in continuo aumento, ecco la decisione di ridurre i posti letto, di chiudere o depotenziare i pronto soccorsi degli ospedali (da noi Cairo e Albenga), lasciando inoltre perpetuare l’allungamento delle liste di attesa per la diagnostica, con questo spingendo in pratica per una progressiva privatizzazione del campo della diagnostica. E in nome di che cosa? Ma della famigerata “spending review”, ovvero dei tagli degli sprechi nei vari settori della nostra società. La sanità, come sempre, è in pole position nel subire questi tagli. Ma in realtà si stanno dimostrando dei tagli non agli sprechi, che in buona parte non vengono toccati, ma delle vere decapitazioni di risorse dedicate proprio alle finalità di questo settore, al quale stanno letteralmente togliendo l’ossigeno, impedendone un funzionamento anche appena sufficiente. Inoltre si tenta di ingannare la popolazione dicendo che l’affluenza ai P.S.e quindi i ricoveri ospedalieri saranno diminuiti dall’apertura 24 ore/die per 7 giorni la settimana degli ambulatori dei medici di famiglia. In realtà, questi ultimi potranno in questo modo forse ridurre l’affluenza dei cosiddetti codici bianchi (i casi meno gravi e urgenti) al P.S., dove però la stragrande maggior parte dei casi appartiene ai codici di gravità maggiore (in continuo aumento come detto prima), che gli stessi medici di famiglia, giustamente, dirottano in ospedale non avendo la competenza specialistica, ma soprattutto l’attrezzatura, dei colleghi ospedalieri. E quindi dove starebbe il risparmio nell’adottare queste misure?

Inoltre, come se non bastasse, lo stesso medico di famiglia è da ora sempre più incitato, per non dire costretto, a prescrivere, oltre che una minore quantità di esami e di farmaci, una maggiore quantità di farmaci generici, che sono in gran parte di qualità minore rispetto a quelli di marca, dato che per legge possono contenere fino al 20% in meno di principio attivo, oltre che a differenti eccipienti che possono causare reazioni allergiche. In nome di che cosa? Ma di un maggior risparmio. Ma dove sta anche qui il risparmio se proprio con l’assunzione del farmaco generico la malattia del paziente viene peggio controllata, con conseguente maggiore richiesta di esami diagnostici, di visite specialistiche e di ricoveri ospedalieri? In conclusione, se oltre ad ignorare, se non incrementare, i fattori di rischio, in particolare l’inquinamento ambientale(di aria, terra e acqua), vanificando quindi la prevenzione, a sua volta ulteriormente ostacolata dalle difficoltà della diagnostica, la classe politica (che tra l’altro sta dando sempre più un pessimo esempio di spreco di risorse, vedi consiglieri regionali del Lazio…e non solo) taglia pure le spese nel settore della farmaceutica e delle degenze ospedaliere, ovvero nella cura delle malattie, non farà altro che destinare la sanità pubblica ad entrare in un coma sempre più profondo, con l’unica soluzione finale di arrivare progressivamente alla privatizzazione di tutto il settore. Ma dove mai sono finiti gli articoli 32 e 9 (quest’ultimo sulla preservazione dell’ambiente) della Costituzione? Di essa si arriverà forse anche a modificarne l’art.1:” L’Italia è una Repubblica fondata solo e unicamente sul lavoro…a qualunque costo!”

Marco Caviglione

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