La maggior parte dei membri del Movimento critica la gestione della Scarone, definendola autoritaria e fallimentare e attribuendo alla sua leadership la responsabilità della disgregazione del gruppo locale. Secondo le accuse, la Scarone sarebbe ormai isolata, potendo contare sull’appoggio di soli 4 o 5 fedelissimi.
Oltre a una gestione percepita come “padronale”, le sue iniziative politiche a difesa del territorio sono state giudicate tardive e poco incisive. Emblematica è la vicenda della petizione presentata alla Commissione Europea contro il progetto del rigassificatore: un documento redatto in modo approssimativo e per questo archiviato quasi subito. Questo episodio ha rappresentato una grave battuta d’arresto e ha lasciato un segno indelebile nella percezione dei cittadini.
La leadership di Stefania Scarone sembra ormai giunta al capolinea. La crisi del Movimento 5 Stelle a Savona riflette le tensioni che agitano il Movimento su scala nazionale, evidenziando difficoltà nel mantenere una coesione interna e nel rispondere efficacemente alle sfide locali.
I seguaci di Grillo della prima ora contestano apertamente anche la gestione di Giuseppe Conte, invitando nuovamente a boicottare il voto per non raggiungere il quorum. La rottura sembra ormai definitiva: per preservare gli ideali originari del Movimento, alcuni ritengono che l’unica soluzione sia intraprendere una nuova iniziativa politica con un simbolo diverso, lasciando che Conte prosegua con l’attuale linea del partito, considerata da molti subalterna al Partito Democratico.