Consiglio sul bitume: il pagellone dei protagonisti

CONSIGLIO SUL  BITUME:

IL PAGELLONE DEI PROTAGONISTI

PAITA IN VERSIONE GLAMOUR, CASALINUOVO MEGLIO DELL’ARBITRO COLLINA, DI TULLIO SUPER STAR

 

FEDERICO BERRUTI: gli specchi stridono quando parla lui. Ripete almeno 20 volte la parola VIA. Il pubblico, però, è d’accordo con lui su tutta la linea. Non a caso gli grida: “Via!”. Al termine del consiglio qualcuno l’ha sentito canticchiare: “il mio nome è mai più” di Piero Pelù. Voto: 3, inascoltabile

RAFFAELLA PAITA: look all’ultimo grido, abbronzatura perfetta. Insomma uno spot pubblicitario in persona. Il problema è quando parla. Dopo un monologo sulla democrazia in Italia (gli studenti che hanno assistito alla sezione prendono 3 crediti formativi in omaggio) accusa Federico Berruti e Monica Giuliano di non aver detto nulla negli interventi precedenti. Il Pd lo sa bene: l’unione fa la forza. Voto: 4 glamour

MONICA GIULIANO: la sfida con la Paita sull’abbronzatura è lanciata. Il suo intervento è rapido e indolore: due minuti di intervento, due minuti di assoluto nulla, poi scappa dal Consiglio. Non tocca alcun punto, forse, per paura di essere giudicata. Anche Verdino al suo posto sarebbe stato più incisivo: forse non avrebbe asfaltato gli avversari con un discorso ma almeno una pennellata siamo sicuri di sì. L’intervento della Giuliano è come la Provincia: inesistente. Voto: non pervenuta

LIVIO DI TULLIO: polo nera e tanta tanta grinta per il vicesindaco savonese. Si alza in piedi, sfida il pubblico, punta il dito contro gli avversari. Gli manca la mantella rossa, poi è un torero perfetto. Nel complesso una spanna in più rispetto ai “compagni” di giunta. Peccato che quando insulta i Cinque Stelle il pubblico inveisce contro di lui. Voto: 6 gol della bandiera

MARTINO, LUGARO, DI PADOVA, APICELLA, LIROSI, SORGINI: i pesci in un acquario sono più espressivi e sicuramente meno rigidi. Non fiatano mai, a tratti trattengono il respiro. Guardano spesso l’orologio: il gong della seduta sospesa è la vera Liberazione. Per loro ogni 11 agosto sarà proclamata festa nazionale. Voto: non pervenuto, pesci nell’acquario.

GIUSEPPE CASALINUOVO: lui è nel cuore della tifoseria, un vero trascinatore. Col suo italiano forbito (per lui i congiuntivi non sono un problema)  sa calmare le folle e sa coinvolgerle come pochi altri. Indiscrezioni dicono che la Lazio abbia chiesto informazioni su di lui per eleggerlo capo ultrà. Si rivolge alla democrazia, dice che si può dissentire purché civilmente poi ordina che i cartelli vengano subito rimossi. Ha istituito anche una nuova regola: non si può né sorridere, né sogghignare durante il consiglio. É consigliata una paresi facciale per non farlo arrabbiare. Voto: 6 indomito

FRANCESCO GIACHINO (Bit Savona): non avremo mai voluto essere nei suoi panni. La sua azienda ha seguito un iter regolare e lui ha promesso in pochi secondi più posti di lavoro di Renzi (6 se le cose andranno bene). Il gioco del Pd è crudele. I piddini dopo tante sberle in un ring capiscono che due schiaffi dal pubblico può prenderli anche lui e scelgono la via del silenzio. Voto: 7 solidarietà a Giachino, domani tutti in piazza per manifestare per lui

GIANLUIGI MIAZZA (Autorità Portuale): prima litiga con il microfono e col suo ciuffo ribelle poi dice che l’inquinamento a Savona non esiste, poi afferma che il rapporto con il Comune di Savona è ottimo e collaborativo. Dopo quest’ultima affermazione persino Berruti smette di giocare con il cellulare perdendo una partita decisiva a Crush Saga. Voto: 5 appannato

FRANCO ZUNINO: si vede che il political marketing lo conosce a memoria. Il ragazzo ha studiato e fa sfoggio del suo sapere. Si rivolge ai parlamentari dei Cinque Stelle criticando i commenti ai loro profili Facebook. Ha passato giorni e notte di lavoro per preparare il suo intervento senza mangiare né dormire. Voto: 10 sul marketing, rimandato a settembre sul bitume

ANNA GIACOBBE: è mancata la sua presenza. Il suo intervento scritto ha toccato cuori e anime dei presenti. Voto 8: Libro Cuore

PUBBLICO: una bolgia, uno stadio inferocito, una bomboniera. A tratti sembrava di essere a Belgrado, a tratti all’interno del Maracanà durante il derby. Il pubblico ha dato dritti e rovesci al Pd mettendolo al tappeto. Una rivoluzione dal basso, una battaglia sicuramente vinta. Casalinuovo a un certo punto non sapeva più come domare la folla, sembra che questa notte nel sonno abbia gridato: “ora basta, sospendo tutto se l’umidità non scende al 70%”. Voto: 10 e lode

MATTEO MANTERO E SIMONE VALENTE: hanno smascherato lo smascherabile, tolto le fette di prosciutto (Di Tullio pare che ne abbia mangiate alcune) dagli occhi dei presenti, spiegato punto per punto cosa si può ancora fare e cosa si doveva fare. Erano lì su, in alto a sinistra (qualcuno a sinistra doveva pur esserci) come fossero nello spazio riservato alla tifoseria ospite. Eppure hanno cantato più forte degli altri, si sono sgolati, hanno portato la bandiera. Resterà impressa nella storia la loro affermazione. “Siamo in campagna elettorale? Non serviamo noi, il Pd ci pensa da solo a farsela”. Voci dicono che per il prossimo incontro pubblico il Pd offrirà loro per quel giorno un viaggio solo andata in Cambogia con formula all inclusive. Voto 9: sold out per loro.

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