Ai colleghi da parte di Marcello Zinola segretario Associazione Ligure dei Giornalisti Fnsi Come uccidere due volte un sedicenne Pietà l’è morta: chi la conserva, però, non se ne vergogni |
Sulle pagine delle edizioni di Genova e di Savona di oggi del Secolo XIX e de La Stampa, oltre che sulle edizioni on line dei giornali stessi e di varie testate web e radiotv (Genova oggi, Genova 24, Ivg, Primo Canale, e mi scuso se non ne ho viste altre e non le cito, mi ero stancato dopo diverse ricerche on line) compare con dovizia di particolari, la notizia della morte per suicidio di un ragazzo di 16 anni. Povero Leonardo. Era scomparsa il 23 dicembre, c’era stato l’appello a Chi l’ha visto, giornli, tv, volantini, tutto quello che si fa in questi casi e anche i media tv e on line (i giornali il 25 e il 26 non escono, come noto) avevano supportato la richiesta. Leonardo è stato ritrovato, ma era tardi: aveva scelto di andarsene uccidendosi. Lo sappiamo, una vicenda personale e familiare difficile e delicata: qualcuno di noi ha figli? ha la fortuna di una famiglia serena? ha vissuto la lacerazione di una separazione con affido dei figli? In qualsiasi caso provi a rifletterci. E non venite a dirmi che la foto era sul volantino di ricerca del 23 dicembre o che c’era stato l’appello. Che senso aveva, oggi, scusatemi, “sputtanare” un ragazzo e la sua famiglia di fronte a una tragedia simile? Foto, paginate, commenti, psicologi (complimenti anche a loro che spiegano e sentenziano senza informarsi, prima, se un minore o una persona, sono tutelati) e varie ed eventuali. Le regole del diritto dovere di fare informazione non prescindono dalle leggi a tutela dei minori (leggi, ricordo), dalle carte deontologiche e dalle norme ordinistiche. Ordine che in Liguria (con l’Ordine stesso della Liguria), primi fa altri, da tempo immemore sosteniamo che a livello nazionale vada riformato, perché così come è non serve più. Certo oggi è sempre più ricorrente ascoltare da capi vari e direttori vari battute del tipo: (in ordine sparso e scusandomi per la realistica crudezza del linguaggio) “andate pure a lamentarvi dal gruppo cronisti” “dell’ordine non me ne frega un cazzo che lo sciolgano” “ma che vogliono questi del sindacato”, “basta con questi buonismi”. Non si tratta di fare censura, ma semplicemente di porsi qualche domanda e riflettere se il gioco di qualche copia vale o meno la candela della persona di un sedicenne, della sua famiglia e della tragedia vissuta. O, quantomeno, avere un minimo di sensibilità oppure “pietà l’è morta” e se uno ce l’ha deve vergognarsene? No, chi conserva ancora un minimo di “pietà” (che non vuol dire non fare informazione) non se ne vergogni. Se qualcuno stretto dalle pressioni di ordini superiori del “dovere dare la notizia perché senno gli altri la scrivono“, dal timore di non vedersi rinnovato un contratto se “alza la testa” e dice la sua, dalla vocazione allo scoop o da un malinteso senso della notizia da dare sempre e comunque, si rilegga la storia di Leonardo. Buon anno con l’augurio di essere sempre giornalisti sereni, genitori felici, in famiglie felici e dentro a dei media che non fanno sconti. Ma che sanno individuare ancora la pietà, quella di cui io non mi sono mai vergognato anche se di errori, in 30 anni e oltre da cronista, ne ho fatto più di tutti. Marcello Zinola
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