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Banche, industria, università. Viaggio al centro del potere che fa capo al Divo Claudio Da imperia a roma: il regno familiare del ministro i corsi universitari della moglie e le operazioni nell’edilizia |
Banche, industria, università viaggio al centro del potere che fa capo al Divo Claudio La provincia di Imperia è il suo regno ma contano le propaggini genovesi In terra, in mare e in cielo. Banche, industria, università, centrali nucleari, porticcioli, aeroporti, editori, Casinò, giornalisti, la famiglia e naturalmente la politica, gli amministratori. Claudio c´è. Altro che gli inni dedicati a Silvio. Claudio Scajola, u ministru, qui può fare a meno delle canzoncine. Questo è il suo regno: la provincia di Imperia con le importanti propaggini genovesi, vedi Banca Carige. Il pasticcio della casa vista Colosseo comprata in nero con i soldi dei tangentari, in riviera non turba nessuno.
da Il Fatto Nomine, mattoni e pale eoliche: il “sistema-Sciaboletta” DA IMPERIA A ROMA: IL REGNO FAMILIARE DEL MINISTRO I CORSI UNIVERSITARI DELLA MOGLIE E LE OPERAZIONI NELL’EDILIZIA di Pino Giglioli “Da casa mia con un colpo d’occhio si cattura tutta Imperia”. Dice così Claudio Scajola. Usa proprio quella parola “cattura” che a molti fa storcere il naso, perché pare tradire uno stato d’animo profondo. Sembra confermare le accuse degli avversari: “Il ministro ha in mano Imperia e mezza Liguria”. La Villa di Scajola dice tanto del suo proprietario. Roba da rivaleggiare con villa Certosa. La casa comsimbolo, a cominciare dalla posizione, dominante, sulla città. Gli imperiesi guardano in alto e sanno che il potere a Imperia abita lassù dove il Cavaliere è passato tante volte. Le decisioni si prendono in questa villa del 1870, costruita dagli antenati di Maria Teresa, un nome da regina per la moglie di Scajola. Una casa da sovrano, appunto. A cominciare dal giardino, dalla collezione di piante rare. “Berlusconi ha la passione dei cactus, io quella delle piante tropicali”, racconta “u ministru”, come lo chiamano qui (a Roma invece con meno timore reverenziale è semplicemente “sciaboletta”) . All’interno sale e saloni tirati a lucido che sembrano usciti da una rivista di architettura. Per non dire del garage con auto e moto d’epoca, l’altra grande passione: ecco la Moto Guzzi V7 con cui Scajola scorrazzava con la moglie, oppure la Jeep Willys originale della guerra. “Ci ho messo 18 mesi per restaurarla, perché io amo le cose che funzionano”, chiosa il ministro. Fino alla Triumph verde su cui partecipa ai raduni. Insomma, una casa segno di buon gusto, ma anche di ricchezza e potere. Il curriculum del ministro parte da qui: fu sindaco di Imperia e parlamentare Dc. Un democristiano, ma con modi per nulla felpati. Sindacalisti, politici o cronisti, chi lo critica ha vita dura. Come quella volta che replicò alle accuse di Claudio Porchia, allora segretario provinciale della Cgil: “Caro signor Porchia, non sei il sindaco di Imperia, sei il capo di un gruppo parassitario che non conta un tubo e non prende un voto”. Punto. Ma questa è storia nota. Il potere scajoliano in Liguria si basa su una rete capillare, dove famiglia, politica e affari si intrecciano. Comuni, enti, società, non c’è stanza dei bottoni dove il clan non abbia un suo rappresentante. Ecco allora Alessandro che ripercorre le orme del fratello Claudio: prima sindaco di Imperia, poi segretario generale della Camera di Commercio cittadina, ma soprattutto oggi vicepresidente del cda della Carige, la banca che tiene le redini dell’economia ligure. Uno degli istituti che appoggiarono le scalate dei furbetti del quartierino. Alessandro è stato anche vicepresidente della Autofiori, la società che gestisce le autostrade del Ponente ligure. Ma i fratelli Scajola sono parecchi: Maurizio, ex segretario generale della Camera di Commercio di Savona è attuale segretario generale di Unioncamere Liguria. Gli Scajola, però, guardano avanti. Preparano il terreno per le nuove generazioni. Così Marco (figlio di Alessandro), che ormai tutti nella Riviera dei Fiori chiamano “il nipote”, è vicesindaco di Imperia. Non solo: è stato eletto consigliere regionale nel 2010. Con il record di preferenze, perché, va detto, nel Ponente ligure pochi mettono in discussione lo strapotere degli Scajola. Anzi, molti li appoggiano e li votano, anche tra cronisti e caporedattori dei giornali. E quando Marco Preve sull’Espresso ha raccontato degli incarichi ottenuti da Maria Teresa Verda (moglie) e Maurizio Scajola (fratello) che tengono corsi universitari in un ateneo in crisi nera, la notizia è stata liquidata con un’alzata di spalle. Intanto 17 studenti su 26 del corso della signora Scajola godono di borse di studio offerte da Promuovitalia e Invitalia, agenzie legate al ministero per lo Sviluppo economico. Parenti, quindi, ma anche una schiera di luogotenenti. A volte protagonisti di episodi discussi. Prendiamo la vicenda Shopville, una delle tante operazioni edilizie che stanno crescendo in Liguria (con la benedizione di centrodestra e centrosinistra). Shopville diventa uno dei capitoli del fascicolo su corruzione e mattone che ha toccato anche Lorenzo Barla, ex delfino di Scajola e già primo cittadino di Taggia. C’è poi l’inchiesta sugli appalti milionari per la pista ciclabile di Imperia. Il reato contestato: corruzione. Tra i soggetti coinvolti ecco Giuseppe Guerrera, il capo della segretaria di Scajola, l’uomo di cui il ministro si fida ciecamente: “Conosco la sua correttezza e professionalità. Verrà dimostrata la sua estraneità alle accuse”, cioè aver intascato una mazzetta da 70 mila euro. Sì, proprio quel Guerrera (non indagato) che fu nominato più volte negli atti della maxi inchiesta della Procura di Genova sul porto. La Finanza ascoltando le intercettazioni dell’allora presidente dell’Autorità portuale, scrisse: “Giovanni Novi porta avanti determinate assunzioni nelle quali è evidente, anche se indiretto, il forte interesse del parlamentare Scajola. A tenere i contatti con Novi è Guerrera”. Si parlava di assunzioni e di consulenze presso l’Autorità Portuale, un ente pubblico. Di una in particolare, quella di un giornalista biografo ufficiale di Scajola (che ricevette un incarico, ma si dimise). Tanti tasselli per comporre il ritratto della Liguria regno di Scajola. Essere “sudditi” porta anche dei vantaggi, come il volo diretto tra Roma e Albenga. Un collegamento che era inserito nella lista dei 28 garantiti con oneri di servizio pubblico: 26 riguardavano tratte con le isole. Poi c’era il volo Crotone-Roma. E, quindi, proprio il Roma-Albenga (che costava 945 mila euro pubblici, uno stanziamento, va detto, arrivato anche prima della nomina di Scajola nel governo). Un volo amato dal ministro che ogni weekend torna nella sua villa con parco e perfino pale eoliche. Tanto che “Style”, il magazine del “Corriere della Sera”, in un’entusiastica intervista su casa Scajola (qui sopra alcune delle foto del servizio) titolò: “Avrebbero dovuto dargli il ministero dell’Ambiente”. Nel Ponente ligure più d’uno, però, ricorda la passione di Claudio per il cemento che lo portò a sorvolare Imperia in elicottero per ammirare il cantiere del porticciolo turistico da cento milioni di euro. A bordo con lui l’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone e Gianpiero Fiorani, che nel calcestruzzo ligure cercò di reinvestire il tesoro guadagnato con le scalate bancarie. Scajola era un semplice passeggero, si dirà. Non ha interessi nell’operazione. Vero, ma tra gli imprenditori della cordata c’è Pietro Isnardi, re dell’olio ligure, nonché suocero di Marco Scajola. Sì, quell’Isnardi che siede con il consuocero Alessandro (Scajola) nel cda della Carige. |